Messori: la Chiesa non c'entra «Hitler fu creato dai protestanti» di Guido Tiberga
Messori: la Chiesa non c'entra Messori: la Chiesa non c'entra «Hitlerfu creato dai protestanti» I TRA STORIA E FEDE CI sono verità che la storiografia «politicamente corretta» fa finta di non ricordare: la prima è che Hitler sali al potere dopo aver vinto le elezioni, la seconda ò che non le avrebbe vinte mai, se la Germania non fosse stata protestante...». Vittorio Messori, di fronte ai discussi silenzi del Papa, non smentisce il suo ruolo di cattolico «forte», dei silenzi tedeschi di Giovanni Paolo li non vuole parlare («Prima devo leggere il testo integrale sull'Osservatore Romano»), ma non si tira indietro nel ricostruire un periodo storico chi; «sia pure da giornalista» conosce bene: dei rapporti tra la Chiesa e il nazismo, Messori ha scritto spesso su «Vivaio», la rubrica che ha tenuto ;i lungo sulVAvvenire, il quotidiano dei vescovi. «Se la Germania fossi! stata un Paese a maggioranza cattolica spiega - il nazismo non sarebbe neppure esistito. Sono fatti: alle elezioni del '33, Hitler raccolse le bricioli; nei pochi Laender cattolici. Chi parla di connivenze, dimentica chi! l'odio del Furher per i cattolici era quasi pari a quello che aveva per gli ebrei. Basta andare a rileggersi i Discorsi a tavola: diceva che dopo la guerra, risolta la questione ebraica, avrebbe regolato i conti con il Pontefice. No, guardi, il vero appoggio religioso al nazismo lo diedero i luterani. Fa parte della loro storia: per tenersi lontani dal Papa hanno sempre l'atto a gara nell'avvicinarsi ai principi, ai re, ai potenti di turno. Lo fecero anche con Hitler: fondarono la chiesa Cristianotedesca, e dopo il fallito attentato di Monaco, nel '44, fecero a gara nel ringraziare la Provvidenza. Sia chiaro: ci sono stati protestanti che hanno combattuto il nazismo, persone come Dietrich Bonhòffer o Karl Barth, ma sul piano istituzionale furono i protestanti ad appoggiare la dittatura, non i cattolici...». Eppure Giovanni Paolo II, parlando ai cattolici di Germania, per due volte ha sorvolato sulle parole che in maniera più esplicita difendevano il ruolo della Chiesa e di Pio XII negli anni difficili della guerra. «La questione dei rapporti del Papato con le dittature è emersa negli Anni Sessanta, quando vennero pubblicati i documenti che testimoniavano il comportamento del Vaticano durante il secondo conflitto mondiale - ricorda lo storico cattolico Pietro Scoppola -. E già allora emerse il ruolo enorme che il Vaticano svolse Dell'aiutare le vittime, cattoliche o ebree. Questa è una certezza, ma ò altrettanto certo che in quegli anni mancò una de¬ nuncia chiara e palese del nazismo e dell'Olocausto. In Pio XII prevalse la convinzione che una condanna diretta avrebbe peggiorato le condizioni degli ebrei e dei cattolici che vivevano nei Paesi dell'Asse. Un errore? La storia non può dire se siano meglio i silenzi o le grida, se siano più opportune la profezia o la prudenza - continua Scoppola -. La storia può soltanto osservare e registrare la drammaticità di quei momenti. Quello che sembra chiaro, negli atteggiamenti del Papa in Germania, è la volontà di sottolineare la funzione profetica della Chiesa. I tagli rispetto al testo già scritto risentono probabilmente di una posizione che lui ritiene eccessivamente prudente della Curia, preoccupata della continuità. Sono un richiamo alla responsabilità...». Secondo Messori, nelle «autocensure» del Pontefice potrebbero avere avuto un ruolo i suoi ricordi personali. «Auschwitz è in Polonia - dice l'autore di Varcare la soglia della speranza, il libro intervista con il Papa -, quasi tutto il clero polacco finì internato in quel campo, insieme agli zingari e ai prigionieri scomodi. Il giovane Wojtyla, in quegli anni, era costretto a studiare teologia di nascosto, di notte, alla luce di una candela. Prima di parlare di appoggio cattolico ai nazisti, bisognerebbe ricordarsi di queste verità». Guido Tiberga Wojtyla nella cattedrale di Paderborn e a sinistra lo scrittore Vittorio Messori, autore del bestseller mòhdiale «Ipotesi su Gesù» Pietro Scoppola, docente universitario e storico cattolico
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