Disabili, il catalogo è questo

Disabili, il catalogo è questo Disabili, il catalogo è questo Ecco tutte le tecnologie per limitare gli handicap CONTRO i disabili non ci sono solo le barriere architettoniche. Anche la mancanza di informazioni impedisce loro di avere una vita migliore. Spesso basta poco, un computer che controlla tutti gli elettrodomestici di casa oppure poche semplici modifiche ai comandi dell'auto per dare a un handicappato la gioia e l'orgoglio di un'autonomia quasi totale. Per facilitare l'accesso alle informazioni sugli ausilii tecnologici è ora disponibile «Handynet», il primo catalogo europeo informatizzato delle attrezzature per i disabili. Realizzato nell'ambito del progetto comunitario Helios, «Handynet» è una banca dati su cd-rom che contiene notizie aggiornate e precise su tutto ciò che la tecnologia può offrire a chi ogni giorno deve lottare con il suo handicap. Protesi d'ogni gene¬ re, carrozzine speciali, piccoli bracci robotici, computer a controllo vocale o ottico, attrezzature per la casa o per il posto di lavoro, software specializzato... Se l'automazione e i progressi dell'informatica permettono a tutti noi di avere una vita più comoda, ogni ricercatore che opera in questo settore dovrebbe sentirsi moralmente obbligato a sviluppare i nuovi prodotti non solo per la gente «normale», ma soprattutto per chi ha difficoltà fisiche o psichiche. Dopo tre anni di lavoro, su «Handynet» sono state raccolte oltre 30 mila informazioni sui dati tecnici, funzionali e commerciali degli ausilii attualmente disponibili (descritti nei dettagli attraverso 4200 immagini), informazioni su produttori e venditori, dati su istituzioni e organizzazioni che operano in favore dei disabili (più di 11 mila voci) e notizie sulle norme e sulle procedure che permettono di usufruire degli ausilii tecnologici. Il cd-rom è disponibile nelle 11 lingue ufficiali dell'Unione europea ed è stato studiato per essere utilizzato anche da persone con difficoltà di vista o di udito. «Handynet» sarà costantemente aggiornato e ogni 4 mesi uscirà una nuova versione del dischetto con tutte le nuove opportunità. Verrà distribuito gratuitamente agli oltre 2 mila centri che in Europa si occupano di disabilità, ma è anche possibile acquistarlo. Per altre informazioni ci si può rivolgere a Handycom: 5, rue Jacob Mayer, 67.200 Strasbourg, France. Numero telefonico: 033-88.77.73.79; fax 03388.77.73.75. Andrea Vico ELEFANTI nei prati, ippopotami che sguazzano nelle paludi, lontre e grandi uccelli in riva a stagni lungo la costa siciliana: questo il panorama che è venuto fuori dagli scavi di contrada Fusco, alle porte di Siracusa, su un terreno a balze rocciose già esplorato dal grande Paolo Orsi, che vi trovò la più antica necropoli siracusana (VIII-VI secolo avanti Cristo). Proprio per non toccare la necropoli, dovendo aprire un nuovo tracciato ferroviario che affrancherà finalmente Siracusa dal cappio della via ferrata, si decise di deviarlo e di spianare una zona più in basso, vicino al promontorio di Tor di Conte. Ed ecco affiorare prima un immenso sepolcreto di età ellenistica, con ricchi corredi funebri databili tra il IV e il II secolo avanti Cristo, e più in basso (qui agli archeologi subentrarono i paleontologi) un vasto deposito pleistocenico che, con i suoi frammenti ossei fossilizzati, ha spalancato una finestra sulla Sicilia di 146 mila anni fa, attraverso la catalogazione di qualcosa come 5000 reperti: un lavoro di Sisifo, 5 anni per la necropoli e 5 per lo scavo dei fossili, molto più antichi. Ma il risultato finale è stato di prim'ordine, anche grazie all'Ente Ferrovie, che ha non solo acconsentito a dilazionare i propri lavori ma ha anche finanziato l'intera ricerca. I risultati ottenuti si possono giudicare dalla mostra organizzata a Siracusa nel vecchio convento di Montevergine, nella zona più antica della città, sull'isoletta di Ortigia. E' una mostra di grande efficacia didattica perché, accanto alle «ossa dei giganti», come i dotti del Settecento (per esempio il Mongitore) chiamavano ancora i crani dell'Elephas mnaidriensis invocandoli come prova dell'effettiva esistenza di esseri ciclopici, sono illustrati i metodi di scavo, recupero e studio, consegnati a un film didattico e più ancora alla ricostruzione dell'ambiente di lavoro, degli strumenti e delle tecniche con cui le ossa sono state trattate e rimesse insieme. Un impegno delicatissimo, forse più dello scavo. I ritrovamenti di contrada Fusco, dove lo scavo è stato diretto da Beatrice Basile, che ha curato la mostra con il paleontologo Salvatore Chilardi, hanno dato un responso inatteso. Si credeva, in seguito ai reperti di Spinagallo (Priolo di Siracusa) e Acquedolci (Messina), che la Sicilia fosse popolata da elefanti di taglia progressivamente ridotta dall'insularità e dagli accoppiamenti consanguinei, fino alle modeste dimensioni dell'Elephas falconeri, più piccolo di un vitello. Ora il Falconeri è del tutto assente in contrada Fusco, che rappresenta un orizzonte temporale più recente degli altri due, ed è rappresentato invece abbastanza largamente lo Mnaidriensis, più grande, il che fa pensare a una seconda migrazione attraverso le acque basse dello Stretto di Messina, com'era allora. Alla fine, nella zona si impose comunque l'Hippopotamus pentlandi, di taglia media, per il progressivo evolversi del clima e l'impaludamento della costa. Altri elefanti sono arrivati in Sicilia, questi per la mostra «Il mondo dei mammut» alla Fiera di Messina. Benché la mostra si sia ormai conclusa, vale la pena di accennare ad alcune informazioni e spunti che essa ha offerto. I mammut, di età assai più recente, nell'isola non vissero mai; furono un adattamento dei grandi proboscidati come l'Elephas antiquus, di ambiente caldo-temperato, al clima artico della Siberia e dell'Europa del Nord durante le glaciazioni. Furono cacciati dall'uomo primitivo e si estinsero non più di diecimila anni fa nelle foreste e nella taigà siberiana Qui ne sono stati trovati a centinaia i resti, talvolta ottimamente conservati, come quelli di un cucciolo che perse il contatto con il branco e riaffiorò nel 1977 a Magadan, pratica mente intatto. Era fra le attra zioni della mostra messinese, insieme con gli scheletri del mammut del fiume Yuribey, del rinoceronte lanoso, dell'orso speleo, del bisonte europeo e del megacero, il cervo dalle grandi corna, pesanti fino a 40 chili. La rassegna di questi animali preistorici, provenienti dal Museo paleontologico di Mosca, era completata da reperti di provenienza siciliana e cala brese: fra questi i resti di una balena trovata sull'Aspromon te a 700 metri di quota e, sparsi fra le ossa, i denti degli squali che, tre milioni di anni fa, l'avevano assalita. Luigi Prestinenza

Persone citate: Andrea Vico, Beatrice Basile, Fusco, Jacob Mayer, Luigi Prestinenza, Paolo Orsi, Priolo, Salvatore Chilardi