A SCUOLA DA BAUER CITTADINO IDEALE di Alessandro Galante Garrone
A SCUOLA DA BAUER CITTADINO IDEALE A SCUOLA DA BAUER CITTADINO IDEALE UN PROGETTO DI DEMOCRAZIA Riccardo Bauer // Mulino pp. 272 L 32.000 UN PROGETTO DI DEMOCRAZIA Riccardo Bauer // Mulino pp. 272 L 32.000 OBB1AMO essere grati, ad Arturo Colombo, che con una splendida introduzione e una scelta di pagine di sorprendente attualità ci restituisce viva ed intera la figura di Riccardo Bauer, nato cento anni fa e morto nel 1982 Un progetto di democrazia, Il Mulino). Qui ci limitiamo a ricordare alcuni aspetti e momenti della sua esistenza. Augusto Romano Miriam Mafai pubblica da Mondadori «Botteghe Oscure addio», volti, stili di vita, ossessioni del vecchio pei da Togliatti a Berlinguer un'intera generazione ha compiuto la sua severissima educazione sentimentale. Eppure, non si può non percepire, dalla lettura di queste pagine, il vero e proprio strappo che la storia italiana ha conosciuto con la solenne scomparsa dei simboli, delle insegne e della stessa ragione sociale che avevano dato vita al partito comunista italiano. Davvero, come sembra suggerire Miriam Mafai, l'inizio della fine è identificabile nel referendum sul divorzio che ha imposto alla politica italiana quella svolta laica, tipica delle società secolarizzate dell'Occidente? E se mvece fosse giustificata la sensazione che molto di quel costume e di quel modo di. pensare, sia pur travolto dalla stessa rivoluzione secolarizzante che nel frattempo ha modificato radicalmente l'identità stessa degli italiani rendendo i «comunisti» molto più simili ai loro connazionali, sopravviva in qualche recesso della psicologia collettiva dei post-comunisti? Anche nella psicologia, si sa, natura non facit saltus. Pierluigi Battista Già combattente nella Grande Guerra, fu tra i primi a schierarsi contro il fascismo, per «organizzare - scriveva - la difesa della dignità civile come base della lotta politica». Anch'egli fu uno dei «miei maggiori», di quegli uomini puri della generazione precedente ia mia che ebbi la fortuna d'incontrare nella mia vita. Tali erano Ferruccio Pam, Filippo Sacchi e Giovanni Mira che con lui lanciarono nel 1925 a Milano «Il Caffè». Li conobbi molti anni dopo, cosi come i fondatori del fiorentino «Non Mollare»: Ernesto Rossi, Nello Traquandi, Piero Calamandrei. cazione civile», preannuncianti e, per la loro intensità polemica, sopravanzanti di non poco quelli di «educazione civica» che, in modo del tutto marginale, saranno più tardi introdotti fiac In un opuscolo clandestino del 1929 Bauer, sempre severo nei suoi giudizi, affermò che l'Italia prefascista era stata una democrazia appena agli inizi. Nel 1945 Parri, quando sostenne alla Consulta qualcosa di simile, sollevò un tumulto, e Croce lo rimbecco. Ma Bauer aveva ragione. Si rifaceva a Mazzini e specialmente al prediletto Cattaneo. La dittatura era stata un pauroso salio all'indietro, rispetto all'età liberale. E più tardi, crollato il fascismo, egli avrebbe ribadito che da noi la democrazia appena riconquistata era soltanto formale, non effettiva. Nel 1931, arrestato con Rossi e Umberto Ceva, prima della condanna a vent'anni di reclusione, scriveva al presidente del Tribunale Speciale una lunga lettera in cui rivendica il proprio dovere di «infrangere questo cerchio di violenza e di avvilimento che ci è imposto». Dopo ii forzato silenzio del carcere e del confino, la sua volontà di agire riesplode nella Resistenza e nel Partito d'azione. Sono, anche per lui, gli anni della speranza. Ma la nota dominante è sempre quella della scabra fermezza. Non si concede mai al sogno, all'utopia, alle ideologie. Non cerca i sacri testi ma vuole i fatti concreti. Nel tumulto anche discorde dell'azionismo, egli mantiene la durezza della roccia, la chiarezza del diamante. Mi si concedano queste immagini, che mi sembrano le più rispondenti al suo solitario carattere. Nel 1945, a Liberazione avvenuta, abbandona l'agone politico dei partiti, e si consacra soprattutto alla milanese Società Umanitaria, il singolare «laboratorio di pedagogia democratica», del quale per tanti anni sarà l'anima ispiratrice. Ne nasceranno alcuni suoi testi di «eau- cazione civile», preannuncianti e, per la loro intensità polemica, sopravanzanti di non poco quelli di «educazione civica» che, in modo del tutto marginale, saranno più tardi introdotti fiaccamente nelle nostre scuole medie, lasciandovi solo deboli tracce. Bauer vi appare come un apostolo (scevro di qualsiasi retorica) eli libera democrazia, non un maestro ma un cittadino che si rivolge alla coscienza dei concittadini. Nei suoi scritti e nel suo fare, sceglie sempre posizioni di minoranza, sfida l'impopolarità (come ci rivela benissimo Colombo): già nel 1945, e poi nel '50, nel '53, nel '76. Poche le pagine qui raccolte: ma tutte essenziali, con lo sguardo rivolto alla «pratica della libertà», ben attento a tutti i problemi, anche più reconditi o fraintesi, di liberazione dell'uomo dai suoi ceppi sociali, culturali, confessionali, egli percepisce bene anche i più umili aspetti di quella che chiama la «libertà dinamica» e che lo storico Adolfo Omodeo definiva nei suoi ultimi anni la «libertà liberatrice». In questo preciso senso Bobbio ha parlato, a proposito di Bauer, della sua «inscindibile unione di realismo pratico e di idealismo etico». E cosi Colombo ha messo in luce, nell'evolversi del suo pensiero, il congiungersi e il finale identificarsi di un vero liberalismo e di una effettiva democrazia: contro certe ridicole mistifìca?ioni odierne. Dalla robusta e austera impostazione critica deriva altresì la straordinaria attualità di queste pagine, che spesso ci sembrano scritte per i giorni che stiamo vivendo. Un solo esempio: il dilagare della corruzione, prodotto di una democrazia «bugiarda» e degli avventurieri della politica e della pubblica amministrazione. Di fronte a questa «decomposizione morale» si fa sempre più urgente, per Riccardo Bauer, la necessità di una «lenta maturazione democratica». Alessandro Galante Garrone
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