Sotto la maschera? Il cinema

e oggi il mystfest di Cattolica dedicato al rapporto tra schermo e <m^€^àm e oggi il mystfest di Cattolica dedicato al rapporto tra schermo e <m^€^àm Sotto la maschera? Il cinema Un secolo di eroi e furfanti CATTOLICA ERA, ferro, titanio, fango. Ogni materiale va bene per forgiare maschere, plasmare personaggi eroici e inquiétanti. Per stimolare fantasie e teorie, da Dumas a Canetti a Huizinga. A questo fortunato connubio tra volti e mimesis, il Mystfest dedica la sua XVII edizione, che si inaugura oggi a Cattolica (e dura fino al 29 giugno). Cinema, incontri, musica, cibo, mostre, giochi, quadri (sibille secentesche), una retrospettiva dedicata ai Misteri di Parigi (dove è la metropoli stessa a diventare maschera di segreti e sotterranei), tutti intrecciati col tema della maschera. Con le paure e i romanticismi che quelle protesi facciali hanno saputo insinuare in secoli di immaginario e comportamenti quotidiani. Il catalogo della rassegna è «mascherato» da volumetto del Giallo Mondadori, con interventi da Dominique Fami a Abruzzese, da Balestrini a Tadini. Perché la maschera? Perché il cinema «è» maschera, come sottolinea il curatore del Festival, il semiologo Paolo Fabbri. «Il tema di quest'anno ha a che fare col mistero ma soprattutto con la sostanza stessa del medium. Sullo schermo ogni volto diventa una maschera, un paesaggio, attraverso le luci, il trucco, l'uso della luce, del primo piano. Sia che lo riproduca, sia che lo trasfiguri, la maschera privilegia un aspetto del viso: la sua qualità statica, i suoi contorni, le sue passioni immobili e ostinate». Volti deturpati da mostruosi incidenti che instillano nell'animo cattiverie senza fine, giustizieri, esseri diabolici, ladri coperti, cavalieri in armatura. Nel secolo di celluloide sono infinite le presenze mascherate. Claudio Carabba (il consulente cinematografico) di Cattolica e Andrea Vannini trovano tuttavia un perno ideale su cui ruotare: Lon Chaney, l'uomo, dai mille volti che «segna con le sue terribili metamorfosi la HollyWopd del mujtòv.E' lui, il primo Fantasma dell'oderà, lì disperato móstro strappato al romanzo di Leroux (nel 1911 ); poi rivisitato fino al barocco Brian De Panna. «Più dura e manichea» è la leggenda della maschera di cera (nata da un dramma di Charles Belden), diretta da Curtiz, remakizzato da André de Toth (anche Pulci, da poco scomparso, voleva tornarci sopra). A volte la maschera è il volto stesso. Delmer Daves dette forza epica alla plastica facciale (la più famosa operazione di una lunga dinastia) con l'Humphrey Bogart di La fuga, partendo dal romanzo di David Goodis II volto perduto (ora ristampato nel giallo Mondadori)! Il film uscì nel '47. Raccontava la storia di un uomo ingiustamente accusato di uxoricidio che si faceva cambiare i connotati da un chirurgo reietto e fumatore. Dalle bende sgorgava Bogart. Per i primi 64 minuti del film il divo non si vedeva, guardava il mondo in soggettiva, scandalizzando il produttore Jack Warner che non capiva perché assoldare un divo di primo calibro e farlo vedere solo dopo un'ora di proiezione. Ma il volto-maschera conosce molte altre tappe da Operazione di John Frankenheimer a Prova schiacciante a L'uomo senza volto (con un Mei Gibson che, sadicamente, si autodirige deturpato). Si intreccia con la storia di attori-maschera dall'imperturbabile Keaton fino al gommoso Carrey (che diventa The -*iasfc per antonomasia). La maschera fiorisce nel cappa e spada, dal dumasiano La Maschera di ferro (di Dumas, diretto da James Whale) alla Maschera di por¬ pora ambientato al tempo delle guerre napoleoniche con Tony Curtis spadaccino. E trova compiacente ospitalità nel fumetto. L'Uomo mascherato o Diabolik o i Bassotti usano semplici accorgimenti di stoffa. Mentre i supereroi Marvel escogitano espedienti più tecnologici, più futuribili, più postmoderni. A celare la propria identità, non sono solo i banditi o i delinquenti. Esiste una pletora di giustizieri che si preoccupano di ristabilire i confini del bene. Griffith in Nascita di una Nazione vide salvatori nascosti dietro i cappucci del Ku Klux Klan. Decisamente più politically correct è lo Zorro-Douglas Fairbanks che sciabolava «z» (con epigoni anche porno e gay), con un mantello svolazzante che ricorda le toghe nere dei moderni pm. La maschera è anche oggetto erotico. Nasconde le identità dei libertini settecenteschi, delle orge carnascialesche, dei ménage di sottomissione. E sopravvive nel cinema minore del porno casareccio, degli autoscatti, dove i protagonisti si autofilmano, celando l'anagrafe dietro grotteschi artifici. Il Mystfest allarga il campo, oltre il cinema. Scende lungo le radici genealogiche della maschera in altri territori pre-celluloide. Esplora, per esempio, le antiche celate medievali, in una mostra curata dal medievista Franco Cardini. Espone elmi, disegni, fotografie, con un'apposita sottosezione dedicata ai copricapi bellici dei cavalieri nell'Ateksandr NevsMj. Cercando di distillare «paura, fascinazione, identità» che ehm e cimieri hanno ispirato in secoli di tenzoni, da Wotan ai guardaspalle di Strange Days al Calvino che alberga sotto l'armatura un Cavalière inesistente: ■'"■ Una rassegna esplora anche gli elmi della contemporaneità, dei modèrni cavalieri d'asfaltò:' Allinea i caschi motociclistici disegnati da Aldo Drudi, uno dei maggiori specialisti mondiali in questo campo (progetta per Cadalora e Biaggi, per esempio). Con i cavalieri la parentela non è solo simbolica. Drudi, quando crea, si ispira direttamente agli oggetti del passato. Frequenta il museo Stiebert, (quello di armi antiche a Firenze) per suggerne ispirazione, linee, aerodinamicità. Tra mostre e visioni, il Mystfest promette anche di rispondere a un quiz etimologico, che avvince ancor più il cinema al tema della maschera: perché le signore che una volta (oggi la categoria è quasi estinta) accompagnavano in sala con la pila gli spettatori si chiamavano «maschere»? Bruno Venta voli Dagli elmi medievali ai sotterranei di Parigi, dalle avventure diZorroeDiabolik ai moderni caschi per motociclisti M A destra Mei Gibson in «L'uomo senza volto». Accanto, Bogart ne «La fuga» A sinistra Jim Carrey in «The Mask»; qui sopra, «Robocop»

Luoghi citati: Cattolica, Firenze, Parigi