«lo e Guttuso amanti per 5 anni»

Napoli, è nota in tv per una cura dimagrante: «Parlo ora per fare giustizia sull'eredità» Napoli, è nota in tv per una cura dimagrante: «Parlo ora per fare giustizia sull'eredità» «lo e Guttuso, amanti per 5 anni» Una dottoressa: mi ha dipinta nel «Caffè Greco» INTERVISTA I LNAPOLI UI, Renato Guttuso, era «di ranocchio». Lei, la giovane dottoressa di belle speranze, «la principessa». «Dammi un solo bacio e mi trasformerò in principe anch'io», le diceva, e tutt'e due scoppiavano a ridere felici di vivere un appassionante gioco d'amore. Nulla di più? «A pensarci dopo tanto tempo, non si è trattato certo di un'avventuretta». La donna che parla con l'espressióne assorta, nel salotto di una bella casa nel centro di Napoli, si chiama Alma Manuela Tirane. Medico dietologo, ha conosciuto la celebrità negli Anni Ottanta con la sua «Minilinea», kit di tisane e tavolette dimagranti. Un successo seguito da una intricata vicenda giudiziaria, con un procedimento per bancarotta fraudolenta. «Ma credo di aver dimostrato ai magistrati di essere vittima di un complotto», dice. Proprio in quel periodo, tra uno spot e l'altro, la dottoressa Tirane custodiva il segreto di una storia d'amore con un personaggio molto più famoso e anziano di lei: Renato Guttuso. Almeno cosi giura lei, che dopo tanto tempo ha deciso di parlare. Perché? A questo punto il ro- manzo rosa si tinge di giallo, come sempre accade quando si parla del pittore siciliano. «E' giunta l'ora di fare giustizia - sbotta Alma Manuela Tirane -. Secondo me Fabio Carapezza, l'uomo adottato nell'87 da Renato ormai moribondo, non merita l'eredità. Contrariamente a quanto è stato detto, Guttuso ha fatto testamento, eccome». Fece anche i nomi dei beneficiari? «Sì, ma li riferirò soltanto al magistrato, se e quando vorrà ascoltarmi. Per ora basti sapere che Guttuso aveva più di un figlio naturale, e che la storia dell'eredità è tutta da riscrivere». Dottoressa Tirone, sia sincera: con questa rivelazione vuol farsi pubblicità? «Se avessi voluto strumentalizzare la mia amicizia con Renato, l'avrei fatto già da tempo». Quando ha conosciuto Guttuso? «Nel '76, nell'isola d'Ischia, in occasione del Premio Rizzoli. L'albergo "Regina Isabella" era pieno di gente famosa. Io, giovane laureanda in medicina, ero affascinata da tante personalità, ma più di tutti mi colpì la figura di un uomo piuttosto anziano, sulla sessantina, che non smetteva per un attimo di fissarmi. Era Renato Guttuso: quando me lo presentarono e lui strinse la mia mano tra le sue, mi accorsi che tremava come una foglia: "Devo assolutamente dipingerla", disse, e aggiunse in un sussurro: "I suoi capelli sono una rosa rossa, rossa come la mia bandiera". Non sapevo che Renato era comunista, rimasi perplessa per quella frase incomprensibile. Quella notte, dopo la serata di gala, non riuscivo a prendere sonno. Continuavo a pensare a lui. Finalmente, poco prima dell'alba, mi decisi: scesi nella hall dell'albergo e consegnai al portiere un biglietto per Guttuso, un breve messaggio di commiato che si chiudeva con un arrivederci carico di promesse. Il portiere sorrise divertito, e mi porse a sua volta un foglietto. Era di Renato: il suo nome e il numero telefonico erano annotati sotto il disegno di una piccola rosa rossa. Ecco come è cominciata la storia». Per quanto tempo è durata? «Cinque o sei anni, sia pure con intervalli più o meno brevi. Ma abbiamo continuato a vederci e a sentirci anche dopo, fino all'anno della sua morte. Mi diceva che per lui io rappresentavo la libertà, l'affrancamento da una vita che gli piaceva sempre meno». La ritrasse davvero in un quadro? «Certo, sono presente in molte delle sue opere: compaio anche in uno dei dipinti più famosi, "Caffè Greco". Mi domando che fine abbiano fatto tutti gli schizzi e i bozzetti in cui sono raffigurata: lui mi spiegò che erano custoditi in una banca svizzera, e che dopo la sua morte sarebbero stati miei. Un giorno mi mostrò un documento dicendo che era il suo testamento, ma io non volli leggerlo. Disse che l'originale era depositato presso un notaio in Sicilia». Anche lei, come la contessa Marzotto, crede che l'eredità di Guttuso sia stata al centro di manovre poco chiare? «Non c'è alcun dubbio». Che cosa le è rimasto di Guttuso? «Il ricordo di un grande amore e due sue poesie in francese: le conservo incorniciate in camera da letto». Fulvio Mitene Il «Caffè Greco» di Guttuso Sopra, Alma Manuela Tirone e l'artista

Luoghi citati: Ischia, Napoli, Sicilia