Linea morbida da Israele Levy: potrei vedere Arafat

Linea morbida da Israele Levy: potrei vedere Arafat Linea morbida da Israele Levy: potrei vedere Arafat IL CASO L'ESCRDIC ATEL AVIV LLA vigilia del Vertice dei capi di Stato arabi - convocato oggi al Cairo per esaminare le conseguenze sul processo di pace del ritorno al potere in Israele del Likud - il governo di Benyamin Netanyahu ha lanciato ai suoi vicini una serie di messaggi distensivi, nella speranza che essi bilancino il duro effetto provocato nel mondo dal suo rigido programma politico. Netanyahu ha confermato che il suo governo rispetterà gli impegni assunti dai predecessori laburisti (Rabin e Peres) e in due giorni ha dedicato due lunghe consultazioni al problema più immediato: il ridispiegamento dell'esercito israeliano fuori da Hebron (Cisgiordama) che doveva essere completato già nel marzo scorso. I colòni sperano che il Likud non ordini all'esercito di abbandonare quella che per gli ebrei è la seconda città santa dopo Gerusalemme, ma Netanyahu (che martedì incontrerà il segretario di Sstato Usa Christopher) comprende che il primo passo del suo go- Pi «| verno non può essere un'inftaàone di un accordo internazionale. 11 mimstro degli esteri David Levy ha confermato ieri perla prima volta - durante un lungo incontro con l'ambasciatore egiziano in Israele, Muhammed Bassiuny - che per il governo Netan¬ yahu l'unico partner palestinese è l'Autorità nazionale palestinese, e ha lasciato intravedere un suo possibile incontro con Arafat. Levy non ha neppure escluso un compromesso con la Siria sul Golan. Ma ha ammonito che «eventuali pressioni esteme sul governo israeliano non solo non sono utili ma addirittura controproducenti». n ministro della sicurezza pubblica (polizia) Avigdor Kahalany ha cercato di placare le ansietà dei musulmani, sul futuro della Spianata delle Moschee di Gerusalemme e, nel corso di un sopralluogo, ha afiennato che il Likud non intende iterarvi lo status quo. *- In precedenza fonti dei coloni avevano anticipato che Netanyahu potrebbe autorizzare - per la prima volta dal 1967 - preghiere ebraiche nella Spianata delle Moschee (dove sorgeva il biblico Tempio di Salomone) e il Muftì di Gerusalemme aveva subito avvertito che un provvedimento del genere susciterebbe la collera di tutto il mondo islamico. Gerusalemme, dunque, cerca di placare le apprensioni dei capi di Stato arabi che, a quanto pare, sono per il momento inclini a far buon viso a 'cattivo gioco e a consentire a Netanyahu di dimostrare con i fatti la sua asserita volontà di pace. «Per il mondo arabo - ha detto ieri una fonte diplomatica araba al Cairo -la paca con Israele è una scelta strategica: Speriamo' che ciò sia vero anche per Israele nei nostri confronti». Aldo Baffute Il premier: rispetto gli impegni presi da Rabin e Peres Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu