Flick: carcere eccessivo

Flick: carcere eccessivo Flick: carcere eccessivo «Studiamo condanne alternativa IL CASO IL GOVERNO E LA GIUSTIZIA ROMA. «Troppo carcere. Mentre invece la gente chiede una giustizia efficiente e rapida. Una giustizia ritardata è soltanto una giustizia negata». E dunque, uscire dall'emergenza, evitare che la magistratura venga strumentalizzata politicamente. Lo ha sostenuto Giovanni Maria Flick ai microfoni di «Radio anch'io», ieri mattina. Con lui, nello studio radiofonico c'erano Nino Abbate, presidente dell'Associazione nazionale magistrati, e il massimo esponente del Consiglio nazionale forense, Raul Cagnani. Di fronte ai quali il Guardasigilli ha sostenuto cb.3 «l'informazione di garanzia è diventata una condanna anticipata, discorso questo che riguarda soprattutto i magistrati e i mezzi di informazione». E' invece necessario, ha poi continuato, «che la giustizia esca dalla logica dell'emergenza per rientrare in un'ottica di normalità». Con il suo intervento, il ministro prende così posizione in un dibattito che è nato con la stessa operazione di Mani Pulite. Giovanni Maria Flick, il tecnico che è stato l'autore del programma sulla giustizia dell'Ulivo, già l'altro ieri aveva presentato al Senato, in commissione, la sua proposta per snellire i tempi della giustizia civile, considerata dal governo Prodi una priorità anche perché nei tribunali giace il pesante fardello di due milioni di cause arretrate. Ma chiarendo il proprio pensiero in materia penale, Flick ha sostenuto la necessità di estendere anche ai reati penali meno gravi, quelli cioè che non comportino pene detentive, le competenze del giudice di pace. E ha poi spiegato che nel nostro Paese si abusa del carcere. «Si ricorre troppo alla pena detentiva» ha detto. «Sia nella fase delle indagini preliminari, e dunque come espiazione anticipata della pena. Ma anche come pena vera e propria: uno degli obiettivi di questo ministèro è quello di verificare se oltre la reclusione si possano adottare pene non detentive. Ridurre la popolazione carceraria, e "deflazionare" il carcere come pena, è per noi un imperativo». Per attuarlo, il Guar¬ dasigilli ha indicato, anche il percorso che verrà seguito: «Il ministro non può e non deve andare a controllare come i giudici applichino le leggi. Ci-sono, per questo, i magistrati di grado superiore. Il ministro può e deve, invece, preoccuparsi di garantire gli strumenti, e una adeguata ripartizione, dei giudici sul territorio. E poi, intervenire distiplinarmente di fronte a comportamenti estranei all'esercizio della giurisdizione». Tra gli esempi portati, la messa a punto, d'intesa con il Consiglio superiore della magistratura, di una legge che definisca esattamente l'illecito disciplinare dei giudici, e, d'intesa stavolta con l'Associazione nazionale magistrati, vedere se è possi¬ bile trovare un modo per verificare la professionalità del giudice. L'Associazione aveva richiesto al ministro di prendere posizione sugli arbitrati, e Flick ha detto che ha in progetto un disegno di legge che stabilisca l'incompatibilità, per i magistrati, di svolgere qualsiasi attività che non attenga strettamente la loro funzione. Quanto alla recente richiesta di Scalfaro di abolire il reato di abuso d'ufficio, sostenuta' in polemica con il ministro Antonio Di Pietro, il Guardasigilli ha affermato che «l'errore amministrativo va pagato in sede amministrativa, quello penale in sede penale». Niente colpi di spugna, ha détto. Ma la norma va ridefinita. [r. r.] Il ministro Flick

Persone citate: Antonio Di Pietro, Flick, Giovanni Maria Flick, Nino Abbate, Raul Cagnani, Scalfaro

Luoghi citati: Roma