L'orgoglio di De Mita «Noi siamo la vera dc»

L'orgoglio di De Mito «Noi siamo la vera de» L'ex segretario dello scudo crociato: il pds è «intollerante» L'orgoglio di De Mito «Noi siamo la vera de» RETROSCENA DEI POPOLARI SMONTESILVANO CUOTE la testa il sottosegretario all'industria Salvatore Ladu, già colonnello sardo della de demitiana, quando comunica a Gerardo Bianco le nomine ai vertici Enel. «Hanno fatto Chicco Testa e Franco Tato - si lamenta - cioè due uomini di D'Alema. Abbiamo regalato l'Enel al pds...». E lo stesso disappunto si legge sul viso di Giuseppe Gargani, altro esponente di spicco della de avellinese e responsabile del ppi per le istituzioni: «Qui -rischiamo di scomparire. La verità è che D'Alema vuole il nostro spazio, vuole fare del pds una de di sinistrai. E' proprio quest'anima del partito popolare, quella che non ha nessuna voglia di cedere il passo all'egemonia pds, che si entusiasma quando dalla bocca di De Mita escono quelle parole pronunciate quasi con un senso di liberazione: «...Noi rifaremo la de...». Certo quella frase l'ex-segretario la usa come una provocazione contro il dialogo sulle riforme tra D'Alema e Berlusconi che ha come vittima designata il Centro. 0, ancora, come battuta di risposta all'uscita di Veltroni che paventa nel ritorno della de il peggiore dei mah. Ma quell'espressione che De Mita tira fuori improvvisamente, che maneggia con delicatezza, quasi scusandosi, interpreta anche un sentimento che aleggia almeno in metà di quella platea di ex-dc che hanno abbracciato l'Ulivo. E' l'eco di un orgóglio che è stato custodita >ih silenzio e. che passati questi 4 anni di tempeste e "persecuzioni; torna fuori, fi Quest'anima del ppi che in quel salone di un albergo di Montesilvano si ritrova in De Mita, nei suoi seguaci come Giuseppe Gargani, in Nicola Mancino e che contagia anche Franco Marini, si accompagna all'altra, interpretata da Castagnetti, da Rosy Bindi, da Andreatta, che, invece, preferisce non muovere un dito per paura di sconvolgere gli equilibri attuali. «Da noi - spiega Ladu - ci sono due scuole: quella emiliana che punta al patto di ferro con il pds e che ha costruito la leadership di Frodi; e quella di chi la pensa come me, che vuole dar voce all'orgoglio dei popolari». Sono due anime che si confronteranno nei prossimi mesi e che si giocheranno quella che per il ppi può essere considerata una grande occasione, ma anche un grande rischio. Quella metà della de che è approdata nell'Ulivo, infatti, può tornare importante, può ricostruire nella coalizione di centro-sinistra una forza capace di attrarre parte di quel 50% di elettorato che continua a dislocarsi nel segmento centrale dello schieramento politico, nella terra di frontiera tra i due poli. Ma può anche soccombere e diventare un partito satellite, o per dirla più chiaramente, una corrente del pds. Due possibili epiloghi e due progetti. La spunterà la prudenza di Castagneti o la strategia più ambiziosa di De Mita? Di certo l'ex-segretario de interpreta,m sentimento cctrtìiviso in quelhnffatea prodi»'' ga di applausi nei suol confronti. Il motivo è semplice: mentre CastagnetfcaS^Wde^^wi futuro defc. ppi nel governo Prodi, mentre Bianco e Marini si spendono nelle mediazioni che consentono al ppi di rimanere unito, De Mita offre ai postdemocristiani dei sogni di gloria. Lo fa non risparmiando ironie su Castagneti, né sull'inviato di Prodi, Bressa, e arrivando quasi ad ignorare il nome del presidente del Consiglio. De Mita offre la sua strategia quasi come una via obbligata, dato che per lui l'alternativa che il ppi ha di fronte è quella della subordina- zione a Botteghe Oscure. «Sono sconcertato dalla nostra indifferenza - rimprovera De Mita ai suoi compagni di partito dal palco - al fatto che post-fascisti e post-comunistisono-autorizzati ad essere soggetti propositivi e noi che abbiamo vinto sul piano culturale e storico, siamo delegittimati». L'ex-segretario dc-se-iaprende con la concezione istituzionale del pds («intollerante») e intravede nella strategia di D'Alema «una parte oscura». «Lui - osserva - parla di coalizione. Ma intanto mette insieme con il pds spezzoni cattolici, spezzoni socialisti. Punta forse a costruire un soggetto che si candida a rappresentare di per sé un'alternativa nel gioco democratico. In questo disegno noi rischiamo di diventare un pezzo da museo. Rimarrà solo qualcuno di noi che sarà chiamato dal pds nel nuovo movi¬ mento...». E nella logica di De Mita si ritrovano ovviamente tutti quelli che appartengono all'esperienza democristiana del ppi. C'è Mancino che rimproverajjUjapi compagni di partito «un po' oroettarismo», dn un grande partito - fa presènte il presidente del Senato - poteva esserci una comgrteajf sinistra, oggi l'atteggiamento di aUora rischia di essere frenante». E ci sono i vari Bruno Tabacci, Angelo Picano, Michele Viscardi. Ed ancora, quel modo di. sentire probabilmente è condiviso anche da Sergio D'Antoni, che ritorna al ppi dopo aver scommesso negli scorsi mesi su Lamberto Dini. - Quest'area del ppi, ovviamente, non si contenta solo dell'equilibrio che gli può offrire il governo Prodi. Non accetta di avere un ruolo di secondo piano rispetto al pds, non vuole essere emarginata dal dialogo che D'Alema ha instaurato con Berlusconi sulle riforme istituzionali ed è pronta ad ingaggiare fino in fondo un braccio di ferro con il pds sulle nomine Rai, negli enti, in altre parole sul «potere». D disegno è quello di riaggregare tutta quell'area frammentata di elettorato che parte dal ppi, passa per Dini, per il Cdu, per il ecd, arriva fino a Forza Italia e comprende settori della Lega. L'obiettivo nel breve-medio periodo è contendere l'egemonia nell'Ulivo al pds, poi si vedrà.... E' una strategia d'attacco e, contemporaneamente, di difesa. «In periferia - racconta lo stesso Di Mita • la sinistra, partendo dalla premessa che noi non possiamo allearci con la destra, ci chiede o l'appoggio esterno, o pretende di scegliere anche i nostri candidati. Così non va... Certo noi ora non possiamo fare delle altre alleanze perché non si capirebbe più niente, ma alla lunga... non si può mica andare avanti così all'infinito. La Rai? Le nomine? A sinistra C'è un certo doroteismo, ma quando qualcuno ti pjsta i piedi devi reagire. Senza entrare nella logica della rissa, ma quando si esagera...». Quanti nel ppi sono disposti ad accettare lo schema demitiano? Per ora nel partito i più preferiscono la prudenza e assecondano l'ipotesi Prodi. Per seguire i consigli di De Mita ci vorrebbe una leadership forte: non bastano Bianco, né Castagnetta e forse neppure Marini. Già, quel leader dov'è? • Augusto MHnzoHni «Non è ammissibile che oggi soltanto post-fascisti e post-comunisti abbiano il diritto di essere propositivi» «llpt A sinistra: l'ex segretario della de Ciriaco De Mita Qui sotto: il ministro della Sanità Rosy Bindi

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