Pavarotti Day Successo del concertone a Modena, l'appuntamento si è affermato in Italia e nel mondo di Marinella Venegoni

Successo del concertane a Modena, l'appuntamento si è affermato in Italia e nel mondo Successo del concertane a Modena, l'appuntamento si è affermato in Italia e nel mondo Carisma e superospiti si punta sul tenore anche per il prossimo Festival di Sanremo? MODENA DAL NOSTRO INVIATO Davvero Luciano Pavarotti sarebbe il marchio giusto per il rilancio di Sanremo: il suo prestigio internazionale, la crescente vocazione nazionalpopolare che va dimostrando potrebbero dare una svolta decisiva alla vecchia manifestazione rivierasca che forse resterà orfana di Baudo. La «nomination» circolava come boutade ieri sera prima dell'inizio della trionfale serata in diretta tv: «Pavarotti fr Friends» si sta affermando in Italia e nel mondo come un appuntamento consolidato, ma questa volta ha rischiato di assumere l'inconfondibile sapore di tutte le altre kermesse su cui Raiuno punta per sbancare l'audience, dal sullodato Festival fino a Miss Italia. Gli stilisti che han tirato fuori (bravi) 100 milioni per metter la loro faccia in tv, il cabaret del pur bravo Albanese, l'enfasi frettolosa di Milly Carnicci (in versione riccia), la sacrosanta raccolta di fondi per i bambini della Bosnia si sono mescolati trasformando un poco lo spirito originario dell'evento, nato per simboleggiare l'incontro fra diversi linguaggi musicali in un unico messaggio di generosità e diventato come una grande piazza forse troppo affollata. Ma forse qualcosa è stato cambiato all'ultimo minuto, visto che qualcuno aveva sentito urlare alla vigilia Claudia Koll dietro le quinte: «Se volevate un'indossatrice, non dovevate chiamare me». L'ha avuta vinta, la Bella, ed ha ocheggiato con grazia parlando di beneficenza. Tutto è salvato dal carisma e dal talento di Pavarotti, dalla grazia superiore con la quale egli si accompagna sia a terrificanti personaggi come la Kelly Family (gli Amish del pop), oltretutto disastrosi nell'«Ave Maria», sia ad artisti di prima grandezza che di nome fanno Eric Clapton, Elton John o Liza Minnelli. Ma il linguaggio televisivo offre a sprazzi come una ricerca di ambiente da discoteca che finisce per mortificare un poco un evento unico nel suo genere anche dal vivo: lo spazio davanti al palco è infatti equamente diviso fra il pubblico «E' un buon periodo a settembre il film con Brass: sarà un giallo erotico» MILANO. Jung diceva che la persona intuitiva è capace d'inciampare nell'ostacolo che ha davanti agli occhi ma sa fiutare un topo alla distanza di un chilometro. E soltanto una grande intuizione permette una migliore sopravvivenza emotiva. Anteporre poi i fatti del cuore a quelli della ragione significa alimentare la vitalità interiore. Alba Parietti deve conoscere bene la questione. E' felice in questo momento con Christopher Lambert, si vede e si sente, ma nello stesso tempo osserva che esternare la felicità può provocare una serie di scompensi negli altri. Davvero vive un momento particolarmente felice? «Come devo dirlo. Sono felice, con buona pace di chi vomita veleno». £ finalmente sta anche per andare in porto il film con Tinto Brass, è vero? «Ormai sembra davvero fatta. Inizieremo le riprese a settembre». Ce ne può parlare? «No, non posso. Dico soltanto che è giovanile in jeans e in piedi come ai normali concerti rock, e le seggiole comode con moquette per i tradizionalisti in abito da sera. In tutto c'erano diecimila persone circa, che avevano pagato dalle 30 alle trecentomila lire. Tutto, ovviamente, in beneficenza. Scelte curiose e sfiziose del passato si sono senz'altro ripetute. «Holy Mother», il pezzo scritto da Clapton e da lui stesso cantato in duetto addirittura con Big Luciano (un clamoroso coro gospel alle spalle), ha mescolato con pudore due diverse eleganze, e anche l'esecuzione della band di Clapton si è sposata agiatamente con i suoni della bravissima Filarmonica di Torino. Altro momento talentoso, il «Certe notti» di Ligabue di cui Pavarotti ha colto la grazia melodica, mentre una Liza Minnelli in rosso fuoco emozionata come una scolaretta, con «New York New York», ha acceso una scintilla di swing nell'ugola divina che è entrata in crisi: il pezzo è destinato ad essere il più rivisto a livello internazionale assieme al duetto con l'altrettanto emozionato Elton John, il cui carisma si è rivelato anche qui indistruttibile. Si sa per certo che il «cattivo» Pelù dei Litfiba ha preso lezioni per cantare con Big Luciano «'I te vurria vasà»: un duetto - incredibile sulla carta - fra braghe corte e frac, con sfondo tre incantate Alba Parietti, e sotto: Christopher Lambert il nuovo amore chitarre jazz, di Al Di Meola, John McLaughlin, Paco De Lucia, che guardacaso lunedì debuttano a Verona con un tour. Emotion is promotion, dice qualche malvagio. Ed è naturale che per molti degli artisti in scena ieri sera si trattasse soprattutto di un'occasione unica per sfondare sul mercato italiano. E' il caso certo di Jon Secada, mentre si dice che sia stato lo stesso Edoardo Bennato a telefonare al Maestro per proporsi. E peccato che la straripante stella di Liza Minnelli abbia in qualche modo fatto passare in secondo piano Joan Osborne, deliziosa e brava cantautrice che avrebbe potuto avere qui l'exploit toccato l'anno scorso a Michael Bolton. Agi e disagi sono andati allegramente di pari passo. Snervi Crow, efficace con il suo proprio blues, era poi mortificata nel duetto con Pavarotti, improbabile quanto volenterosa comprimaria in «Là ci darem la mano». La nottata è finita in cena all'Accademia Militare di Modena fra tortellini di ricotta e pesce spada innaffiati da Franciacorta. Marinella Venegoni In 10 mila per Clapton Ligabue e il «cattivo» Pelù che ha preso lezioni di canto. I capricci della Koll e i ricci della Caducei