Jules e Jim, il vero triangolo d'amore di Mirella Appiotti
Jules e Jim, il vero triangolo d'amore Jules e Jim, il vero triangolo d'amore ceva Gertrude Stein -, fervido, fedelissimo e entusiasta, gran presentatore di persone. Conosceva tutti, li conosceva davvero ed era in grado di presentare tutti a tutti», vale a dire Jim. Soprattutto un insaziabile dongiovanni, l'originale molto più attivo della sua controfigura letteraria, ma anche intellettuale di rango, traduttore di Schnitzler, collaboratore dell'Ermitage con Gide, Léautaud, Claudel che lo ritengono un piccolo Maupassant, infatti Roche ama molto Bel Ami in cui un tantino si identifica. I due si incontrano nel maggio 1906 al Bai de Quat-z'Arts, la festa di chiusura dei corsi d'arte, l'avvenimento più dada della Parigi d'allora: balli nudi e sfilata di primo mattino per le vie di Parigi. RochéJim, bell'uomo, è.al momento impegnato con due amanti inglesi e sorelle e tre donne parigine; Hessel, piccolo, tondetto, Roche lo soprannomina subito «Glob», non ne ha nessuna, a Monaco però c'era già stata una faccenda triangolare In alto, una scena da «Jules e Jim»; qui sopra Maupassant: Roche lo adorava ed era chiamato «Bel Ami» con Franziska zu Reventlow, pittrice e scrittrice e il pittore polacco Bogdan von Suchocki. L'amico (il legame scatta immediatamente e durerà tutta la vita molto al di là del triangolo amoroso) gliene procura. Ma sarà Franz, in un'infornata di ragazze in arrivo dalla Germania, a conoscere e a presentare al parigino la bellissima Helen Grand, alias Kathe, pittrice allieva della Kollwitz. «I suoi occhimi ricordano quelli di Goethe a metà della sua vita» dice Helen a Franz. E' fatta. Hessel vuol sposarla, «la tratta racconta Flugge che ha saccheggiato lettere, ricordi dei figli di Hessel e il diario di Roche - come se fosse una vergine e lei ha l'impressione di ridiventarlo...», subito si forma il terzetto, fanno passeggiate, e gare di corsa sempre vinte da Helen che bara, combinano scherzi; Helen si traveste da uomo, una notte si butta nella Senna per stupire i compagni. Roche fa il tifo per Franz, non ha apparentemente nessuna intenzione di rubargli questa forza della natura, in ogni caso Hessel gli dice; «Pierre, Helen no, per favore, non lei». La romanza va avanti sino alla vigilia della guerra, i due si sposano, hanno il primo figlio; a differenza di quanto narra Truffaut, Franz e Roche non si trovano opposti sui campi di battaglia, Roche si imbosca a New York dove vive una dolce vita con il giro attorno al col- lezionista John Quinn: Picabia e Man Ray, Beatrice Wood e soprattutto Marcel Duchamp. Ma l'amico tedesco non è perduto. Gli Hessel, finita la guerra, lo vogliono in Germania, abitano nella valle dell'Isar con i figli che sono ormai due in uno chalet. Il nuovo incontro è fatale, Helen e Jim s'innamorano pazzamente, Jules che assiste e sa dice soltanto: «Non fate bambini». «E' un po' come se io amassi te» gli risponde Jim, ma non c'è nulla di omosessuale in queste parole benché si fosse molto spettegolato in passato sul tipo di rapporto tra i due uomini. Comincia così il paradiso-calvario del trio: divorzio e nuovo matrimonio tra Helen e Franz, speranza delusa di Helen di avere un figlio da Jim, scorribande di entrambi in letti più o meno occasionati, Jim che alla fine sposa una delle sue vecchie amanti. La scena madre si svolge un giorno di luglio del 1933: Helen gelosa di Jim che ha avuto un figlio da un'altra lo chiude in casa e lo minaccia con una pistola, si picchiano a sangue, solo l'intervento di Charlotte Wolff, la psicoanalista famosa vecchia amica degli Hessel sblocca la situazione. Il triangolo non si spezza così drammaticamente come nel romanzo di Roche e nel film di Truffaut, comunque l'esperienza segnerà per il resto della vita tutti e tre: Jules morirà per primo, nel '41, in una cittadina del Sud della Francia, poco dopo il suicidio del suo amico Benjamin, più di vent'anni vivrà ancora Pierre Roche e Helen addirittura altri 40: se ne andrà a 92 anni dopo essere stata una famosa giornalista di moda e traduttrice stimata tra l'altro di Lolita di Nabokov. Quasi per nulla cambiata sino alla fine, come la descrive Roche e, forse meglio ancora nelle sue note, Ena Marchi, curatrice di Jules e Jim per Adelphi: «Kathe che ha la sua "tattica": colpire per primi, essere più generosa del generoso, fustigare il mediocre, schiacciare le canaglie - Kathe: o l'irrealizzabile, mostruosa chimera dell'ermafroditismo?». Non sembra il sogno di tante bellissime e solari «dark ladies» di oggi? Mirella Appiotti
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