«L'esercito italiano rischia di diventare un grande bluff»

La denuncia del generale Incisa di Camerana: serve un rilancio, non i tagli alle spese | La denuncia del generale Incisa di Camerana: serve un rilancio, non i tagli alle spese | «L'esercito italiano rischia eli diventare un grande bluff » ROMA. «Io mi chiedo come facciano a vivere, i nostri quadri. Ho ricevuto capitani e marescialli che, pagato l'affitto dell'alloggio, percepiscono in busta paga appena un milione di lire». Il generale Bonifazio Incisa di Camerana, capo di stato maggiore dell'esercito, ospite del Centro alti studi difesa, ieri ha deciso di accantonare per una volta il tradizionale orgoglio militare e di squadernare i veri conti delle nostre forze armate. E' un grido di allarme, il suo. Stretti tra tagli al bilancio, scandalo di Militaropoli, e ristrutturazione che il Parlamento tarda a varare, i nostri generali osservano con preoccupazione il futuro. C'è agli atti un nuovo modello di Difesa che non è mai stato affrontato e che già sembra superato. La questione della leva, ad esempio. Francia e Spagna hanno deciso drasticamente di eliminarla, seguendo l'esempio di Gran Bretagna e Usa. Restano la Germania - che impone un servizio di leva di 10 mesi - e l'Italia. Si può almeno ridurre il periodo della ferma anche da noi, come prospetta lo stesso ministro della Difesa, Beniamino Andreatta? Risposta indiretta e negativa di Incisa: «Una pur piccola riduzione della ferma, anche solo di 2 o 3 mesi, comporterebbe adeguamenti strutturali. Nel caso di una ferma a 6 mesi, poi, questi uomini dovrebbero essere impiegati per compiti non militari, tipo protezione civile». Il generale è davvero preoccupato. Pone un problema di tenuta psicologica. «Bisogna fare bene attenzione a non colpire ulteriormente i nostri uomini, ingenerando in loro sentimenti di sfiducia o, peggio, di abbandono». Con gli stipendi che passa l'amministrazione, infatti, si può parlare ormai di soglia di povertà. «Il 75 per cento dei nostri quadri, secondo i parametri Istat, ha un reddito mensile tale da far considerare la sua famiglia in povertà». Incisa attacca pure la campagna «pseudo-moralizzatrice» che ha investito le forze armate. «E persino i presunti "benefits" dei militari, che qualcuno ancora chiama "privilegi", sono in caduta libera. Mi riferisco a istituti di protezione sociale quali circoli, alloggi, foresterie. Negli ultimi tempi abbiamo assistito a una serie di provvedimenti restrittivi». Ma forse il primo sfiduciato è lui stesso. «Senza un rilancio, il nostro esercito è un grande bluff». Lo angosciano i tagli: «Il bilancio è sceso a un terzo di quanto era previsto negli Anni Settanta. Vuol dire che offriremo mortadella anziché l'aragosta alle personalità che ci verranno a trovare». Ma queste sono battute amare. Ci sono aspetti paradossali che Incisa non riesce a mandar giù: «Le già scarse disponibilità economiche vengono erose dall'imposizione dell'Iva al diciannove per cento. Su ogni carro Ariete che compriamo, paghiamo 1 miliardo e 800 milioni di Iva. Tra poco si arriverà a farci pagare la tassa di circolazione Militari in sfilata sui carri armati». In definitiva, però, l'allarme maggiore di Incisa è rivolto al futuro. Lo stato maggiore difende la scelta di passare da un esercito di leva a un modello misto. Metà coscritti, metà volontari. Ma questa decisione è diffìcile da mantenere quando Francia e Spagna aboliscono la leva all'improvviso. E allora Incisa mette le mani avanti: «Già oggi non possiamo aspettarci di reclutare tutti i volontari di cui abbiamo bisogno, viste le scarse prospettive che siamo in grado di offrire loro. Rischiamo, anche per il futuro, di dover continuare a basare la nostra capacità di proiezione esterna sulle solite due brigate "tuttofare" di volontari, la Folgore e la Garibaldi». E se poi, «ragionando per assurdo», si dovesse fare affidamento soltanto sui volontari, che in Italia sono merce rara, ecco il modesto scenario: «Vedo solo due possibilità, l'esercito-miniatura o l'esercito-quadro». Nel primo caso, uno strumento basato su un limitato numero di ufficiali, sottufficiali e volontari. Al massimo 3-4 brigate, con fortissima riduzione delle strutture di supporto, e le risorse tutte concentrate sulle forze operati- | CONTATTI A LUCI ROSSE

Persone citate: Beniamino Andreatta, Bonifazio Incisa, Camerana, Folgore, Incisa