«IL CAPO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE» di Foto Ansa

«Le dichiarazioni del Cancelliere sono state gonfiate. Nella sua intervista aveva espresso la sua gioia per la visita ma i giornali hanno enfatizzato solo il passaggio sul controllo delle nascite» IL CAPO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE IBONN N occasione della visita del Papa, i cattolici del dissenso annunciano proteste contro la politica conservatrice della Santa Sede su temi come l'aborto, il celibato ecclesiastico e il controllo delle nascite. Cardinale Lehmann, lei è presidente della Conferenza episcopale: crede che ci sia una possibilità di avvicinamento, fra il Pontefice e questi gruppi? «Non ci aspettiamo proteste di rilievo. Centinaia di migliaia di cattolici hanno annunciato di voler festeggiare l'Eucarestia con il Santo Padre: gli daranno un caloroso benvenuto, e vorranno partecipare alla beatificazione di due sacerdoti, Bernhard Lichtenberg e Karl Leisner, che persero la vita per la loro opposizione a Hitler. E' un risultato importante, per la Chiesa del nostro Paese: soprattutto per i cattolici della diaspora, all'Est. E' infatti la prima visita del Papa nella Germania riunificata e sul territorio della ex Ddr. Noi tedeschi dobbiamo essergli particolarmente grati, per il suo contributo alla caduta del Muro». Lo stesso cancelliere Kohl tuttavia - un cattolico osservante - ha rivolto un appello al Papa, invitandolo a rivedere il suo atteggiamento sul controllo delle nascite, considerato «una questione legata alla coscienza individuale». Non le sembra giustificato, un tale appello, nella Germania di oggi? «Non mi risulta che il Cancelliere abbia rivolto alcun appello al Papa. Ha detto di avere già avuto l'occasione di esprimergli la propria opinione divergente. Il Cancelliere perciò non ha detto niente di nuovo. Ma il fatto che questa dichiarazione sia stata gonfiata proprio alla vigilia dell'arrivo di un ospite molto gradito, non può rallegrare nessuno. Nella sua intervista, il Cancelliere ha sottolineato la sua gioia per la visita del Santo Padre. E che di quella lunga intervista, nella quale si dichiara membro della Chiesa, sia stato estratto soltanto il paragrafo sul controllo delle nascite, è un altro segno della fissazione dell'opinione pubblica sui temi controversi, quando si tratta della Chiesa». Non crede tuttavia che in un Paese diviso in due dal punto di vista religioso, fra cattolici ed evangelici, la sfida della base cattolica a Roma assuma un significato particolare? «E' certamente così. Per questo gli incontri con i rappresentanti delle altre confessioni cristiane hanno un posto importante nel programma. Le visite del Papa nel nostro Paese sono sempre state un grande incoraggiamento ecumenico e hanno rappresentato un grande passo avanti. Come conseguenza della prima visita del Papa è stata avviata, con una collaborazione ecumenica, una indagine scientifica sulla reciproca condanna dottrinale di cattolici e protestanti nel sedicesimo secolo». Nell'intervista, il Cancelliere difende i cattolici tedeschi, accusati dalla gerarchia vaticana di posizioni troppo avanzate. Lei da che parte sta? «La categoria di progressista non è di grande aiuto, quando ci si confronta con la fede e con problemi etici fondamentali. Per esempio il rigoroso rifiuto dell'aborto è una posizione altamente progressista, quella che in considerazione delle moderne conoscenze biologiche è la sola giustificabile da un punto di vista etico. L'immagine della Chiesa in Germania ha molti lati di luce e naturalmente molti lati d'ombra, come altrove del resto. In molti Paesi per esempio si discute molto meno dell'insegnamento morale della Cliiesa, senza per questo seguirlo di più. Forse ha che fare con la mentalità tedesca, 0 fatto che si preferisca una giustifica¬ zione ufficiale, quando ci si comporta in modo diverso. Non sarebbe certamente un progresso, se una tale "giustificazione" ufficiale fosse fornita di volta in volta». Lei stesso si è mostrato sensibile alle inquietudini dei cattolici tedeschi: per esempio una lettera pastorale firmata da lei, da monsignor Saier e da monsignor Kasper era favorevole alla possibilità per i divorziati che si sono risposati di accostarsi ai sacramenti. In quella circostanza si era parlato di un richiamo all'ordine da Roma. Quali sonno i limiti di autonomia delle Chiese nazionali? «Di fronte a un problema tanto grave per molti fedeli e molti sa¬ cerdoti, eravamo convinti di dover fare un tentativo che fosse in sintonia con il concetto cattolico del matrimonio e con il disagio di molti cristiani. Ritenevamo che la nostra proposta fosse ben motivata. Ma certo non abbiamo pensato di poter cambiare da un giorno all'altro le regole della Chiesa mondiale. E' compito della Santa Sede tutelare l'unità mondiale della Chiesa. Volevamo fare una proposta, nell'ambito delle nostre competenze, ben sapendo che l'ultima parola non l'abbiamo noi. E' importante per tutti chiarire che anche i divorziati che si sono risposati non devono essere esclusi, nelle comunità, anche se non è possibile accostarsi all'eucarestia». Come giudica le richieste dei promotori del «referendum fra il popolo di Dio», in favore di profonde riforme nella Chiesa? La visita favorirà il dialogo? «I temi del referendum sono un altro esempio di come ci si occupa senza frutto di problemi strutturali interni alla Chiesa. Tuttavia anche molti firmatari del referendum si rallegreranno della visita del Papa. Ci sono certo modi molto diversi di fare proposte. Nella visita del Papa ci sono altri temi in primo piano. Il Papa si incontrerà con i rappresentanti della Chiesa evangelica e richiamerà l'attenzione sul ruolo e i compiti della Chiesa in Europa. Soprattutto, il Papa vuole incoraggiare i cristiani alla fede». La Chiesa tedesca ha preso posizione con toni critici, nel «vertice sociale» di Colonia, sull'austerità decisa dal governo. Dov'è la soglia insuperabile, nella ristrutturazione dello Stato sociale? «Lo Stato sociale in Germania è arrivato al limite. Lo hanno riconosciuto in molti, disposti anche a correggerlo. Ma i tagli devono essere giusti ed equilibrati, e si deve avere considerazione per quanti sono già gravati, prima di tutto le famiglie con figli. E' compito importante della Chiesa essere la "coscienza sociale" della società: ma non per questo la Chiesa tedesca si schiera con una parte o con l'altra. La Chiesa vuole dare il suo contributo affinché tutti si sforzino per il bene comune e non mettano in primo piano il proprio in¬ teresse. La Chiesa vuole dare il proprio contributo a una discussione obiettiva nella nostra società». Il Papa sotto la Porta di Brandeburgo: un messaggio all'Est o alla divisione confessionale della Germania? «La Porta di Brandeburgo ha simboleggiato per anni la divisione politica della Germania e dell'Europa. Adesso la Porta è aperta da Est verso Ovest e da Ovest verso Est. Per noi sarà un momento molto significativo quando il Papa, che ha avuto una parte non da poco nella caduta del Muro, attraverserà insieme con il Cancelliere quello che era un confine di morte». Emanuele Novazio flE fi «Sì, mi sono espresso a favore dei sacramenti ai divorziati Noi possiamo fare proposte poi tocca alla Santa Sede tutelare l'unità della Chiesa» «Il Pontefice ha avuto un ruolo, decisivo nella caduta del Muro Sarà emozionante vederlo varcare la Porta di Brandeburgo, che prima di lui era un confine di morte» ij p Giovani donne tedesche travestite da suore manifestano a Berlino contro il Papa Qui accanto Giovanni Paolo II [FOTO ANSA]

Persone citate: Bernhard Lichtenberg, Emanuele Novazio, Giovanni Paolo Ii, Hitler, Karl Leisner, Kohl, La Porta