Al Cremlino la purga dei pretoriani di Anna Zafesova

Eltsin: le guardie e l'ex Kgb tramavano un colpo di Stato. Ziuganov: la patria è in pericolo Eltsin: le guardie e l'ex Kgb tramavano un colpo di Stato. Ziuganov: la patria è in pericolo Al Cremlino la purga dei pretoriani «Lebed, alla battaglia!» MOSCA NOSTRO SERVIZIO Una giornata, quella di ieri, che è stata un terremoto, piena di rivelazioni drammatiche e colpi di scena sorprendenti. Dopo una notte di tensione cominciata con l'arresto misterioso di due uomini di Eltsin, Serghej Lissovskij e Arkadij Evstafiev, i russi hanno scoperto di aver vissuto un altro, ennesimo golpe della loro storia. E subito dopo un'altra notizia bomba: i responsabili, gli uomini più potenti - e forse più odiati - del Paese, Aleksandr Korzhakov e Mikhail Barsukov, capo delle guardie presidenziali e presidente dell'Fsb (l'ex Kgb), sono stati licenziati. Nessuno ci aveva creduto fino all'ultimo che Eltsin si sarebbe privato di Korzhakov, rimasto accanto a lui per 11 anni giorno e notte. Perfino ieri mattina, convocando il Consiglio di sicurezza per presentargli il suo nuovo capo, Aleksandr Lebed - Barsukov presente e apparentemente tranquillo - il presidente non aveva detto parola sui fatti della notte precedente (ma ha presentato il generale dicendo «Aleksandr Ivanovic, alla battaglia!»; al che l'altro ha risposto: «Agli ordini!»). Subito dopo Eltsin ha chiamato i giornalisti per comunicare che aveva licenziato Korzhakov, Barsukov e il primo vicepremier Oleg Soskovez, implicato anche lui nella vicenda. Una notizia sconvolgente, data dal presidente con faccia di pietra. Ma subito dopo si è sciolto in un sorriso che sembrava quasi sollevato: «Tutti mi dicono che sono soggiogato da questi uomini, non posso fare il loro lavoro, ci vuole gente nuova». E poi ha aggiunto minaccioso: «I servizi segreti si erano assunti troppe responsabilità senza dare niente in cambio». Un'ora dopo Anatolij Ciubais, uno dei dirigenti della campagna elettorale di Eltsin, ha rovesciato sui 300 e passa giornalisti presenti nuove rivelazioni mozzafiato. Tanto per cominciare, Eltsin sarebbe stato all'oscuro del complotto di Korzhakov e Barsukov, un vero e proprio colpo di Stato. L'obiettivo era quello di arrestare anche altri esponenti della squadra eltsiniana e impedire in questo modo 0 secondo turno delle elezioni, costringendo il presidente a cancellarle e a instaurare lo stato d'emergenza. A confermarlo è stato uno degli arrestati - rilasciati poi ieri all'alba - Arkadij Evstafiev. Ha raccontato che durante le 11 ore di interrogatorio - «sporco, violento, nelle peggiori tradizioni» - gli uomini di Korzhakov si sono fatti scappare parole inquietanti: «Il presidente le elezioni le vincerà lo stesso, ma non con il vostro aiuto, bensì con quello dei veri patrioti». A salvare la situazione sarebbe stato il nuovo alleato del Cremlino, il generale Lebed, che ha sventato la congiura e ha bloccato ogni possibilità dei due golpisti di reagire facendo intervenire le loro truppe. «E' stato decisivo», ha detto ieri Ciubais, «con lui Eltsin ha messo l'ultimo chiodo nella bara del comunismo russo e del sogno di sopprimere la democrazia con la forza». E Lebed - che ieri è stato acclamato dai moscoviti per strada come un nuovo eroe - ci ha già guadagnato accrescendo grazie alle sue mosse dure e decise il suo potere in soli due giorni. Ieri ha detto tranquillo di aver ricevuto dal presidente «carta bianca» e nuovi poteri. Tanto per cominciare, sarà lui a decidere, insieme a Eltsin, i nuovi capi della sicurezza presidenziale, dell'Fsb e del ministero della Difesa, sotto accusa per un altro tentato golpe denunciato dal solito Lebed due giorni fa. Un privilegio che finora zar Boris non aveva condiviso con nessuno. Korzhakov ha reagito con furore: «Menzogne al cento per cento». L'ex uomo più temibile del Cremlino ha poi promesso che lo si rivedrà ancora: «Rimango nella squadra presidenziale anche se mi hanno licenziato». I comunisti sono rimasti completamente spiazzati dagli avvenimenti. Ieri il loro leader Ghennadij Ziuganov ha denunciato che Eltsin, privatosi dei suoi più stretti collaboratori, «rischia ora di venire sostituito prima del ballottaggio, le faide interne del regime possono portare a un feroce regolamento di conti con conseguenze tragiche. La patria è in pericolo. Noi voghamo lo svolgimento onesto e giusto delle elezioni, nei tempi previsti dalla legge». Ma la vittoria di un Eltsin «completamente nuovo», come l'ha definito ieri Ciubais, al ballottaggio del 3 luglio appare ormai quasi certa. Anna Zafesova .■ . ■ ■ . - ■mm.

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