Sacchi, la rivoluzione è finita

Sacchi, la rivoluzione è finita Dopo il ko europeo il et e Matarrese farebbero meglio a lasciare Sacchi, la rivoluzione è finita IN nome del calcio italiano, dopo il fallimento della Nazionale agli Europei, chiediamo le dimissioni di Antonio Matarrese e Arrigo Sacchi, pur essendo al corrente, per averne «tastato» gli umori in conferenza stampa, che mai e poi mai le daranno: l'autocritica non li sfiora. Le invochiamo forti di una documentazione inoppugnabile, dal palo di Rizziteli], che troncò la gestione di Azeglio Vicini agevolando l'avvento del Profeta, al rigore sbagliato da Zola, che ha segnato, ufficialmente, la fine dell'utopia fusignanista. Nulla di personale, per carità. Ma quando si fa della Nazionale una guerra santa, e del pressing una crociata quasi mistica, in as- senza di risultati, e di fronte a un tonfo del genere, sarebbe doveroso, oltreché consigliabile, ringraziare (per la fiducia, per i voti, per i soldi) e togliere il disturbo. Negli Stati Uniti, l'Italia dell'Arrigo fu tenuta in piedi dal marmo del carattere e dai cristalli di Roberto Baggio (5 gol su 8). Due anni appena, ed eccoci fuori dall'Europa dopo una vittoria sulla Russia, una sconfitta con la Repubblica Ceca e un pareggio, il picco più alto e nobile, con la Germania. Siamo in piena bagarre elettorale, presto le Leghe decideranno se ricandidare don Tonino o sguinzagliare Nizzola. Ma alle grandi società potrebbe anche far comodo un Matarrese così fragile, così manovrabile: in patria e in ambito Uefa, se mai, di qui al 1998, ne diventasse presidente. Si profila battaglia. Se il presidente tratta la Nazionale come uno specchio nel quale riflettere l'immagine, il signor citi ha avuto carta bianca come nessun altro. Ha migliorato, di poco, il fatturato mondiale di Vi¬ cini a un prezzo esorbitante. Può vantare alibi concreti (l'espulsione di Apolloni, l'occasione sprecata da Casiraghi, il rigore di Zola), ma tutto comincia e finisce nella presunzione - il termine è del suo principale - con cui preparò la cruciale partita con i cechi, e tardivamente la corresse... E ricordi che il gioco è il mezzo, non il fine. Sempre. Il contratto gli scade a fine '98. Ha cambiato il calcio italiano - di questo gli va dato atto - ma ora è il momento di cambiare lui. E Matarrese. Dopo cinque anni di nouvelle cuisine, abbiamo nostalgia di una scodella di pasta e fagioli. Una rivoluzione al giorno fa venir voglia di normalità. La vecchia, cara, normalità di un Bearzot o di un Maldini. Con tante scuse se, navigando nel futuro, vi sembrerà di precipitare nel medio evo. Un posto nella storia, Matarrese e Sacchi l'hanno già prenotato. Non ne abusino. E scendano, da bravi. Grazie. Roberto Beccanti™

Luoghi citati: Europa, Germania, Italia, Russia, Stati Uniti