«Così fa ammazzato Aldo Moro» di Francesco Grignetti

L'ex br ha svelato anche di essere il «quarto uomo» che tenne prigioniero lo statista L'ex br ha svelato anche di essere il «quarto uomo» che tenne prigioniero lo statista «Così fa ammazzato Aldo Moro» Maccari confessa in aula: sparò solo Moretti ROMA. Si chiarisce il mistero del «quarto uomo» che tenne prigioniero Aldo Moro. Germano Maccari ha confessato. Era lui il fantomatico «ingegner Altobelli». Il giovane che salutava compito i vicini di casa, entrava e usciva a orario d'ufficio, portava il giornale e la spesa. Ha preso la parola ieri, da imputato a piede libero, all'udienza del processo Moro. Ed è subito stato choc: «Ho visto uccidere Moro. Ero accanto a Mario Moretti, ma io non ho sparato. E' stato lui. A un certo punto, agitatissimo, mi ha chiesto la mitraghetta Skorpion. La sua pistola si era inceppata». Sudava, ieri, Germano Maccari, mentre rievocava quei momenti. E' stato brigatista per circa un anno, assegnato all'operazione più delicata, e poi restituito alla vita civile. Sembra che lo avessero scelto perché .si era dimostrato un «bravo compagno», ma soprattutto perché dimostrava un eccezionale sangue freddo. Ai brigatisti, questo giovanotto militante di Potere Operaio, era parso l'uomo ideale da mettere come uomo di facciata nel covo di via Montalcini. Se mai la polizia avesse bussato alla porta, siirebbe stato lui ad aprire. E lo avrebbe fatto nelle vesti di ingegner Altobelli, marito della rispettabile signora Anna Laura Braghetti, altra brigatista occulta. Oggi Maccari racconta persino che questa eventualità, di una perquisizione, era stata studiata accuratamente. Tanto che gli avevano dato l'incarico di insonorizzare e mimetizzare la prigione dello statista. E lui si ingegnò per benino, creando con pannelli di gesso una nicchia dietro la libreria, foderata poi di materiale fonoassorbente. «In modo da reggere al peso di una perquisizione». Finita la sua parentesi brigatista, sconvolto - dice - dagli incubi, Maccari riprese la sua vita ordinaria di artigiano. Idraulico e falegname, per l'esattezza, al quartiere Casilino. E lì è rimasto a vivere e lavorare per sedici anni. Fino a quando, il 14 ottobre 1993, la Digos non bussò alla sua porta. Era successo che la crisi di coscienza l'aveva avuta Adriana Faranda, impietosita dalla ingiusta sorte di Prospero Gallinai! Ma anche allora Maccari non perse la sua provebiale freddezza. Negò. Come ha negato tutto per tre anni. Ha affrontato anche a testa alta un drammatico confronto con Adriana Faranda. Ha persino detto al pm Ionta, che lo incalzava con un vecchio documento dell'Acca che portava la firma del presunto «ingegnere Altobelli» in calce: «Sì, effettivamente la scrittura sembra la mia, ma io ho non firmato questo foglio». E invece la firma era sua. Accadeva pochissimo tempo fa. Poi qualcosa è accaduto. L'avvocato difensore, Tommaso Mancini, ha fatto breccia in Maccari con la sua personale «operazione-verità». Probabilmente l'imputato ha capito che se non avesse parlato, si sarebbe preso un inesorabile ergastolo per l'omicidio materiale di Moro. Ecco dunque che ha deciso di prendere la parola. E ci ha tenuto a dire che lui non ha mai sparato a nessuno. Né agli agenti di scorta, tantomeno nel garage di via Montalcini. «Di via Fani, io e Anna Laura Braghetti venimmo a sapere dalla tv. Pensai subito che con cinque cadaveri lasciati sull'asfalto, la trattativa sarebbe stata difficile se non impossibile». Ora che il mistero sul «quarto uomo», durato diciotto anni, è stato diradato, i due pubblici ministeri che seguono il caso Moro appaiono trionfanti. Dice Franco Ionta: «E' una giornata topica. Per la prima volta è stata fatta da un carceriere di Moro la ricostruzione dell'omicidio che chiarisce anche in maniera definitiva alcune questioni rimaste oscure». E Antonio Marini: «Quella di oggi è una vittoria della Procura di Roma». Francesco Grignetti e tenne prigioniero lo statista Aldo Moro» arò solo Moretti «Ero io il fantomatico ingegner Altobelli che viveva nel covo» «Ero io il fantomatico ingegner Altobelli che viveva nel covo»

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