«Roma nella media» di B. G.

«Roma nella media» «Roma nella media» L'Ocse: prezzi in calo ma disoccupazione alta ROMA. L'Italia resterà in media con l'Europa, nonostante le previsioni di calo dell'economia. L'Ocse disegna infatti uno scenario dove gli elementi positivi sono attività in leggera ripresa, rafforzamento della lira, calo dell'inflazione, saldo attivo delle partite correnti, ulteriori aumenti di produttività. Sull'altro piatto della bilancia, una disoccupazione che rimarrà alta e un disavanzo pubblico che rischia di ridursi meno rapidamente del previsto. Secondo l'organizzazione parigina, l'evoluzione dell'economia italiana non sfigurerà di fronte alla media degli altri grandi Paesi industrializzati e, per ammissione della stessa organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, potrà rivelarsi più soddisfacente grazie agli effetti positivi della stabilità politica, che può generare maggiore fiducia e sfociare in tassi di crescita più alti delprevisto. Gli esperti dell'Ocse prevedono che nel 1996 il prodotto interno lordo italiano crescerà a un tasso dell' 1,7%, una dinamica migliore rispetto a quanto previsto dal governo Prodi che ha indicato un tasso di sviluppo dell'1,4%. Per l'anno prossimo l'organizzazione prevede una accelerazione del Pil al 2,3% mentre per l'inflazione la stima è di un tasso del 3%, superiore al 2,5% fissato dal governo. Il grafico del Pil segnerà un rallentamento (che toccherà un minimo di crescita dell'1,1% nel primo semestre '96) motivato soprattutto con la frenata registrata dall'export, fase che si esaurirà con un'inversione di tendenza a partire dalla seconda metà dell'anno (+2,4%), stimolata dai consumi privati e da aumenti di reddito. Il risanamento dei conti pubblici potrebbe però richiedere, entro il '97, interventi correttivi per almeno 56 mila miliardi, visto che il rallentamento della crescita economica dovrebbe rendere più duro 10 sforzo. «A causa di prospettive economiche più deboli scrivono gli esperti parigini - le proiezioni configurano un ritmo di risanamento più lento rispetto a quello della Finanziaria '96». A fine anno lo sfondamento del deficit pubblico potrebbe quindi superare i 16 mila miliardi, mentre nel '97 il rispetto degli obiettivi programmati potrebbe richiedere al governo una manovra intorno ai 40 mila miliardi, circa il 2% del Pil. La previsione di discesa dell'inflazione al 3,1% nel '97 potrebbe però indurre le autorità monetarie ad abbassare i tassi di interesse già nella seconda metà del '96 «riducendo poi il differenziale a lungo termine con la Germania a circa 3 punti e mezzo entro la fine del '97». Resterà inoltre ai livelli del '95 11 tasso di disoccupazione, indicato al 12,1% nel '96 e 12% nel '97 contro 1' 11,6% e 11,2% del precedente «outlook». Alla base di tutto, resta però un grande rischio: la persistente incertezza nel settore del lavoro, con il possibile maggior ricorso al «risparmio preventivo» da parte delle famiglie e, quindi, in una riduzione dei consumi e della domanda interna che andrebbero a innescare la spirale perversa della minore attività produttiva: l'impatto negativo di questi fattori sarebbe poi appesantito da eventuali misure economiche varate per far fronte all'ulteriore disavanzo pubblico creato proprio dal rallentamento congiunturale, [b. g.]

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