Il ct non merita i pomodori

Il et non merita i pomodori ^tra 84' e 88') quando la Repubblica Ceca stava perdendo, infine il duro verdetto Il et non merita i pomodori Ha inseguito l'utopia con gran coerenza AMANCHESTER RRIGO Sacchi ha fatto due cose rare: ha inseguito un'utopia e ha mantenuto la coerenza. Poco se sono i risultati a contare. E invece si può anche essere stanchi di quelli che cedono qualcosa pur di arrivare al traguardo e rendere onore a chi ci ha dato l'ebbrezza mentale di una sfida idealistica e l'ha portata alle estreme conseguenze. Il mondo è degli altri: dei politici che vincono le elezioni alleandosi con quelli che hanno idee lontane anni luce dalle loro, pur di governare; è degli artisti che inquinano la loro arte e fanno libri, quadri, dischi commerciali, pur di vendere; è degli allenatori che propagandano innovazione e spettacolo e fanno difesa e contropiede, pur di vincere; è di tutti quelli che hanno negato qualcosa a se stessi pur di farcela. Il mondo oggi non è più di Arrigo Sacchi. Gli è franato intorno. Era venuto in Inghilterra a confrontare la sua visione del mondo con la realtà attraverso la metafora di una partita di calcio. Ha annullato il significato degli altri (i giocatori, gli avversari, i fatti contingenti) e riportato tutto a un unico paradigma: il suo schema di gioco. Ha cambiato cinque giocatori, dopo la vittoria sui russi, per demolire i luoghi comuni. L'hanno chiamato arrogante e presuntuoso, per questo. Certo, ma lui era animato dalle certezze degli idealisti, prima che dalle aspirazioni dell'ego. Ha avuto coraggio e coerenza. Una carriera così: incapace di sopportare i talenti puri e sregolati, ma soprattutto in grado di mettere in ombra la purezza dello schema. Mai una defezio- ne. Oggi Siddharta Sacchi è arrivato in fondo e ha scoperto che il suo credo non dava la salvezza. Ha perso tutto nella partita in cui tutto è stato sprecato. Ha smarrito anche quello che, da Usa '94 in poi, gli è stato continuamente rinfacciato: il culo di Sacchi. C'è stato un momento irreale nello stadio di Manchester, quando la folla italiana si è alzata in piedi esultando, all'84', per un gol che non era lì, ma a Liverpool, il gol del vantaggio russo che avrebbe qualificato l'Italia e continuato la leggenda del posteriore di Sacchi. Ma per Siddharta non era più tempo di vittorie regalate dal destino, era l'ora della resa dei conti: o si vince da soli o niente. E, cinque minuti dopo, il brusio triste della curva segnalava la fine della leggenda e della speranza. Il televisore a circuito chiuso dello stadio mostrava Sacchi in panchina a occhi sbarrati, diseredato da se stesso. E oggi voi vorreste tirargli i pomodori all'aeroporto? Volete umiliarlo per non essere stato abbastanza malleabile con gli eventi e i campioni capricciosi, abbastanza italiano negli schemi di gioco e nei comportamenti di vita? Italiano come chi, come Totò Riina che dall'aula di un processo dove si parla dei suoi cento omicidi lo accusa di tattica suicida? Come quei giornalisti che da anni viaggiano tenendo nella valigetta l'articolo feroce con il de profundis del 'matto di Fusignano' e possono finalmente pubblicarlo al posto dell'elogio del genio romagnolo che avevano trasmesso in caso di trionfo sulla Germania? Italiano come tutti quelli che fanno le scelte comode e convenienti: facile fare la nazionale con Baggio, Signori e Vialli là davanti, poi se non si vince è colpa loro. Così, invece è colpa sua e lui se la prenderà tutta, mica può darla a Mussi, Carboni e Di Livio. Se la prenderà e, se vorrà essere all'altezza del personaggio e di chi ha voluto e vorrà difenderlo, si dimetterà, come nessun italiano ha mai fatto. Nessuna alternativa. Lo avevate criticato e invidiato per l'ingaggio miliardario? Quei soldi pagavano proprio questo: il rischio di non poter mai più entrare in uno stadio senza essere sbertucciato; di non allenare più; di dover lasciare che gli storici del calcio scrivano (adesso sì ne hanno la prova provata, dicono) che il suo Milan vinceva grazie a Gullit, Rijkaard, Van Basten e stop. Prenderà le sue convinzioni, i suoi ricordi e la sua delusione. Si chiederà dove ha sbagliato lui o (più probabilmente) dove è sbagliata la storia. Non ci sono risposte. Non c'è una storia giusta e una sbagliata, uno schema che vince e uno che perde. C'è solo la strada e il coraggio di percorrerla. Se qualcuno di voi, invece, crede che esistano le risposte esatte, come nei quiz, tiri il primo pomodoro ad Arrigo Sacchi. Gabriele Romagnoli Aliti servizi alle pagine 29,30e 31 Sacchi ha saputo mantenere con coraggio le proprie convinzioni. Così, con la sfida di ieri sera, ha perso anche l'immagine che molti gli hanno rinfacciato: quella di un uomo spesso salvato dalla fortuna 5 7 fiÉi «IP Di Matteo Tra i meno brillanti, a conferma che in questa Nazionale sta un po' a sproposito: tra l'altro non vive di certo un buon momento psicologico, visti i problemi con la Lazio. Porta l'acqua a centrocampo e arriva con un attimo in ritardo sull'assist smarcante di Zola al 21' del primo tempo. CHIESA sv dal 22' st: invocato dal popolo («Scemo, scemo» a Sacchi) non è entrato in partita. Albertinì Non c'è, in tutto l'Europeo, una squadra che abbia un regista del suo livello e altrettanto in gran forma: per quanto ne pensi l'Arrigo sarebbe titolare fisso in qualunque Nazionale. Nel primo tempo dà l'esempio, è il primo (a volte il solo) a pressare i tedeschi nella loro metà campo costringendoli a rinvìi frettolosi. Nella ripresa tiene alta la pressione degli azzurri. Donadoni L'Amerikano porta avanti moltissimi palloni, in pratica monopolizza l'azione sulla fascia sinistra con i pregi e i difetti del caso: tra questi ultimi c'è il suo vizietto di rallentare il cross o il lancio in profondità, per cui nel primo tempo spreca un paio di contropiede. Comunque Strunz lo patisce come quando aveva 20 anni, finché non viene espulso. Una prova maiuscola. Zola Baresi, Massaro, Baggio e Zola: Sacchi è l'uomo del rigore (tecnico e intellettuale) ma lo fregano i rigoristi, persino Zolino preferito nel tiro ad Albertini, che in allenamento aveva fatto meglio. Il sardo conquista palloni di testa a Helmer che è più alto di una spanna, segno che ci mette l'anima. Tuttavia la sua prestazione è al di sotto delle attese, rigore a parte. Non si libera mai. Casiraghi Averlo in queste condizioni e non utilizzarlo contro i cechi è stata davvero una sciocchezza. Grosso come i tedeschi e veloce il doppio, si è procurato un rigore e mezzo e ha strappato palloni preziosi: il suo match con Helmer è finito alla pari sulle palle alte, ma a terra il laziale è stato un'iradiddio, ha infilato ogni spazio utile, nonostante una brutta botta al fondoschiena. In calo nella ripresa. Sacchi Ha pagato nella serata del suo miglior calcio i peccati di presunzione, le scelte e gli errori commessi contro i cechi. Non si doveva arrivare a questo punto, è questa la sua colpa. Ieri sera si è visto, pur con la Germania demotivata, che c'erano gli uomini per puntare in alto e costruire un gioco aggressivo, determinato, spettacolare. Bastava usare sempre gli uomini giusti. Helmut Kohl ha visto la partita dalla tribuna dell'Old Trafford accanto al presidente federale italiano, Antonio Matarrese. Tante emozioni ma alla fine ha potuto gioire solamente il cancelliere tedesco

Luoghi citati: Germania, Grosso, Inghilterra, Italia, Lazio, Liverpool, Manchester, Usa