Provini a luci rosse manette a Sabani di Vincenzo Tessandori

Biella, l'imitatore è accusato di truffa a fini sessuali e induzione alla prostituzione Biella, l'imitatore è accusato di truffa a fini sessuali e induzione alla prostituzione Provini a luci rosse, manette a Satani Alcune ragazze: «Ci aveva promesso di far carriera» A DAL NOSTRO INVIATO Chissà se ha pensato che fosse l'imitazione più riuscita. Sabani Luigi, nato a Roma, di anni 44. Conosciuto come «Gigi». Presentatore televisivo, imitatore, uomo di spettacolo, insomma, una star. Da ieri mattina è arrestato per «reati a sfondo sessuale connessi alla sua attività professionale». L'imitazione è stata quella del latin-lover, cocciuto e impenitente e gli è costata cara. Non carissima, perché ha l'obbligo di rimanere chiuso nella sua confortevole dimora romana. Non è una storia edificante, ma sembrano circolarne poche, di storie edificanti, nel mondo dello spettacolo e altrove, dove pare che la regola sia dare soltanto se è possibile il baratto. Di qualsiasi tipo: la promessa di un lancio sotto i riflettori, per un incontro ravvicinato del primo tipo; la porta spalancata per un provino contro un meeting intellettual-sessuale; «ti lancio se ci stai». A tutto deve aver pensato Gigi Sabani, «in atti generalizzato» dai carabinieri di Biella e dagli uomini della guardia di finanza, quando gli hanno detto che lo stavano arrestando: a tutto, tranne che al suo disinvolto agitarsi in mezzo ai marosi dove le ragazze spesso appaiono così disinvolte da creare imbarazzi a chi non possieda scorza ruvida e consumata esperienza. Lui, il Gigi, l'esperienza ce l'aveva, e anche la scorza, per non sentirsi intimidito. Come tutte le storie, anche questa incomincia da lontano, da quando sotto l'occhio del magistrato finisce una scuola per modelle e affini chiamata «Celebrità»: sede a Biella e succursale a Milano. Il titolare è Nello Ramella Paia, attorecantante-preside con villetta sulla collina, riproduzione di quadri alle pareti compreso un malizioso nudo di ragazza che si sfila le mutandine scarlatte. Un segno del destinoquel quadro, perché una ragazzina di 13 anni ha accusato il gruppetto di Ramella Paia di averle sfilato quell'indumento. La scuola è una cosa seria, protesta il «preside». E quando sono fioccati i primi guai, ha aggiunto che strattava di una sordida storia di denaro. Quello, per esempio, che hanno sborsato le allieve e che alcune di loro avrebbero rivoluto indietro perché il corso, una volta concluso, non garantiva niente di niente, altro che «eventuali sfilate e concorsi, servizi fotografici importanti». Il programma di studio prevedeva sette mesi di impegno, lezioni una volta alla settimana, costo totale 3 milioni e 900 mila. Il portamento in passerella, quello che è indispensabile per sfondare nel mondo della moda, era la materia più importante, quella che con maggior passione seguivano molte fanciulle. Il fatto è, sentenzia Ramella Paia, «che qui in provincia le ragazze non ci hanno la testa e devono andare a lavorare in fabbrica». Quando scattò l'indagine e il sostituto procuratore Alessandro Chionna decise che in tutta la vicenda c'era del torbido, il «preside» fu arrestato ed è rimasto in carcere due mesi e in galera finì pure Giuseppe Pagano, considerato braccio destro e sinistro di Sabani. Nei guai c'erano finiti perché era venuto fuori che una ragazza, Katia Duso, aveva raccontato di essere stata portata a Roma con la promessa di un provino. Per la verità il provino lo aveva fatto, ma di tutt'altro genere. Aveva, all'epoca dei fatti, come chiariscono i giudici, anni 17. L'esaminatore era stato proprio il principe degli imitatori. Cer¬ to, avrebbe dovuto essere arrestato pure lui: il dottor Chionna si vide bocciare la richiesta. Ma lui è uno che non molla. Quella della Katia pareva una storia emblematica. Anche se lei non aveva mai protestato. Il punto era che non ci si sarebbe limitati a certe prestazioni personali, ma si pretendeva di favorire «il branco»: il commercialista di fiducia, per esempio, chissà chi altri ancora. Nel registro degli indagati ci sarebbe una decina di nomi. E il commercialista, Michele Turchi, è lui pure agli arresti. Come tutte le grandi inchieste, anche questa ha il suo pentito. E' quello che indicavano «braccio destro» o «road manager» del presentatore. Quando è uscito di galera Giuseppe Pagano, dopo un abboccamento che descrivono incandescente con Sabani, il 28 maggio alle 11 si è presentato nell'ufficio del pm Chionna e ha vuotato il sacco. Ha parlato di certi episodi, che sarebbero avvenuti a Roma, ma pure ad Abano Terme. E ha fatto i nomi di alcune ragazze. Così l'inchiesta che pareva ansimare ha ripreso vigore. D'accordo che la sua non era una posizione semplice, ma per alleggerirla, confidava nei legali Luca Pagano e Ugo Fogliano, di Biella, e nella benevolenza dei magistrato. Come fossero le carte del bridge, sulla scrivania del dottor Chionna sono stati sciorinati i nomi di alcune ragazze: Susanna R., una brunetta dal viso simpatico che abita in una frazione di Biella; Raffaella Zardo, vamp di Rovigo, e una terza, di Roma. Tutte interrogate. A questo punto la situazione era cambiata: quando il gip Paolo Bernardini si è visto recapitare il fascicolo sottoscritto in blocco da tutti quelli della procura, non gli è rimasto che acconsentire alle manette. Erano le 8 di ieri quando hanno arrestato Sabani e il suo commercialista. Attraverso il difensore, Vincenzo Maria Siniscalchi, l'imitatore ha fatto sapere: «Sono incredulo. Mi sono presentato al pm di Biella ed ho chiarito tutti gli aspetti della vicenda. Sono convinto che in tempi rapidissimi la magistratura comprenderà che questa infamante accusa non può riguardarmi affatto e mi restituirà al mio lavoro, al pubblico ed ai miei familiari». E le accuse di Pagano? L'avvocato Siniscalchi ha ricordato come l'imitatore lo avesse denunciato il 13 giugno per «ricatto estorsivo». Vincenzo Tessandori