Il Generale si installa al Cremlino

Fatta in poche ore l'alleanza tra il Presidente e il «terzo uomo» vincitore delle elezioni russe Fatta in poche ore l'alleanza tra il Presidente e il «terzo uomo» vincitore delle elezioni russe Il Generale si installa al Cremlino Lebed «delfino» di Elisiti, e subito denuncia un golpe MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Aleksandr Lebed è stato ago della bilancia per meno di 24 ore. Non ha perso tempo e ha gettato la spada sul piatto di Boris Eltsin. Alle dieci di ieri mattina, sotto gli occhi delle telecamere ufficiali, il Presidente ha firmato due decreti: il primo licenziava il ministro della Difesa Pavel Graciov, il secondo nominava Aleksandr Lebed segretario del Consiglio di Sicurezza e aiutante del Presidente per la sicurezza nazionale. Non passavano che poche ore e il neo nominato annunciava di avere già sventato un aborto di colpo di Stato da parte del suo nemico numero uno, il destituito generale Graciov. Cominciava così una delle giornate più drammatiche, sorprendenti, quasi incredibili degli ultimi anni eltsiniani. La posta in gioco sono gli 11 milioni di voti che Lebed ha conquistato, finendo terzo al primo turno. E si è subito capito che le concessioni di Eltsin al suo ex oppositore erano sostanziali. Di fatto, una supervisione sui ministeri della forza nel loro complesso, la delega della riforma delle Forze Armate, la lotta contro la corruzione e la criminalità. Eltsin, per vincere, gioca grosso, forse rischiando molto. Perché a quanto pare il generale Lebed non intende ripetere la sorte penosa dell'ultimo generale vicepresidente, queU'Aleksandr Rutskoi finito sotto le cannonate. Eltsin è andato perfino oltre, presentando di fatto Lebed come il suo successore, anche se «è ancora presto». Così il 46enne generale, che appena un anno fa entrava in politica, improvvisamente è diventato il «numero due» della Russia, grazie a quel 15% di voti raccolti il 16 giugno. Ha quindici giorni di tempo per dimostrare ai suoi elettori di non essersi venduto a Eltsin - del quale durante la campagna elettorale ha detto peste e corna - ma di essere entrato nella stanza dei bottoni per «realizzare il proprio programma». Eltsin gli ha dato una mano - è nel suo interesse - affermando che ieri si inaugurava una «unificazione di due programmi», anzi «una correzione del proprio». Una specie di resa senza condizioni del Presidente al delfino. Ma Lebed non ha perso un minuto. Anzi ha anticipato. A quanto egli stesso ha rivelato nella tramissione di Ntv «L'eroe del giorno», fin dalla sera precedente (cioè dodici ore prima di essere nominato segretario del Consiglio di Sicurezza e altret¬ tante ore prima che Graciov fosse destituito) i collegamenti di Graciov con lo Stato Maggiore e i reparti operativi delle truppe paracadutate erano stati tagliati. Quando l'intervistatore gli ha chiesto chiarimenti, Lebed ha confermato: «Sono stato io ad avere dimesso Graciov, ieri». Quindi mia specie di controgolpe preventivo, del tutto illegale, realizzato d'accordo con Eltsin, che evidentemente temeva una reazione del ministro della Difesa. Questo episodio dice quasi tutto della situazione esistente al Cremlino e dintorni. Reazione che - a quando afferma Lebed, evidentemente interessato a incamerare subito qualche importante risultato politico - si stava preparando. Ieri mattina - ha raccontato in tv - negli uffici del ministro della Difesa, «tra le 9 e le 10», un gruppo di generali, tra cui Barykin e Lapshov (ne ha nominati almeno cinque), insieme con la portavoce di Graciov, l'onnipotente Elena Agapova e con il ministro della Difesa della Repubblica di Georgia (sic), avrebbero «invitato Graciov a sollevare l'esercito contro il Presidente». Lebed in persona è poi andato ieri in diversi centri operativi delle Forze Annate per verificare la piena lealtà delle truppe. Il presunto gol¬ pe (forse una semplice riunione di congedo) è fallito prima di cominciare. Ma resta ora da capire quale seguito verrà dato. E' ovvio che comincerà una purga; non è ancora chiaro se Graciov perderà soltanto il posto, o anche i galloni di -definizione di Eltsin dell'anno scorso «miglior comandante in capo di tutta la storia russa». Oppure se finirà dove è già finito il procuratore generale di Russia, Iliushenko, cioè dietro le sbarre: per corruzione o per golpe non fa differenza, in Russia. Il bello è che Lebed ha rifiutato la definizione di «alleanza» per descrivere la sua confluenza con Eltsm. Ha detto invece di avere scelto tra due idee, «quella vecchia)» (leggi comunista) e «quella nuova» (leggi Eltsin), e di essere arrivato al vertice per realizzare le sue promesse elettorali di lottare contro un «corso politico banditesco», contro «la menzogna, il sangue, il fango, la corruzione, la criminalità che caratterizzano oggi la nostra società». Gli elettori avranno forse capito a chi erano indirizzati i complimenti. Lebed dovrà dunque dimostrare, prima del secondo turno, che è in grado di agire e di infliggere colpi decisivi: finché è prezioso per Eltsin e finché lo lasceranno lavorare. Dopo il 3 luglio, data probabile del secondo turno, non è sicuro che continuerà ad avere le mani libere. Eltsin ieri ha nominato Oleg Lobov (ex segretario del Consiglio di Sicurezza, quindi predecessore di Lebed) primo vicepremier del governo Cernomyrdin, con l'incarico - un po' sospetto perché doppia quello di Lebed - di supervisione sui ministeri della forza. Lobov è un fedelissimo di Eltsin, che evidentemente cerca di tutelarsi, non bastandogli di avere le spalle coperte dal potente Aleksandr Korzhakov, capo dei servizi generali di sicurezza. Che rapporti avrà Lebed con questi uomini e con il resto della squadra eltsiniana? Ieri ha subito annunciato che andrà quanto prima in Cecenia a parlare anche con i nemici («essenziale è smettere di combattere, subito»). Qualche arresto eminente darebbe segnali forti di un prossimo avvio di una colossale «mani pulite» alla russa che gli darebbe una popolarità immensa L'unico rischio - Lebed lo sa benissimo - è che, se comincia, su questa strada incontrerà un bel gruppo di sodali dello stesso presidente Eltsin. Ziuganov e i comunisti hanno subito un'evidente sconfitta. Possono solo sperare che Lebed non riesca a convincere la maggioranza del suo elettorato, che è certamente di opposizione e che potrebbe, deluso, confluire appunto sul candidato comunista. Ma la partita è aperta. Anche Zhirinovskij e furibondo. Lebed - ha detto - «mi ha portato via metà della mia base elettorale». Quello ch'è certo è che i prossimi giorni saranno una girandola di colpi di scena. La campagna elettorale per il secondo turno di Eltsin la farà Lebed. Ma Lebed lavora piuttosto per se stesso che per Eltsin. Tutti sanno che Eltsin potrebbe non durare a lungo. Lebed ha puntato tutto sul nero. Rien ne va plus. Giuliette Chiesa Nominato capo del Consiglio di Sicurezza, destituisce il ministro della Difesa Graciov, suo nemico: «Tramava per sollevare l'esercito» La stretta di mano tra Eltsin e Lebed davanti alle tv e l'ex ministro della Difesa russo Graciov

Luoghi citati: Cecenia, Georgia, Mosca, Russia