I senatori in coda contro Hillary

Rapporto della Commissione d'inchiesta: abuso di potere, reticenza, spergiuro Rapporto della Commissione d'inchiesta: abuso di potere, reticenza, spergiuro I senatori in coda contro Hillary Ed esplode il «Filegate», l'ennesimo scandalo WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Non si era mai visto nulla del genere. Anche se il contenuto del rapporto della Commissione d'inchiesta del Senato per il caso Whitewater era stato largamente anticipato, ieri la sua presentazione ufficiale da parte dei dieci commissari della maggioranza repubblicana è risultata in un atto d'accusa contro la First Lady che non ha precedenti nella storia degli Stati Uniti. E' evidente che la politica, specialmente in un anno di elezioni presidenziali, ha giocato e gioca una notevole parte in questa vicenda, ma è anche vero che è sempre stato così, anche per il Watergate. E, in passato, non si era mai vista una First Lady venire apertamente accusata da una sfilza di augusti senatori di «abuso di potere», «manomissione e occultamento di prove», «reticenza», «spergiuro», come è successo ieri a Hillary Clinton, ormai avviata verso una probabile crocifissione. E proprio ieri, ad aggravare lo stato d'assedio che la Casa Bianca sta ricominciando a vivere, lo scandalo dei fascicoli dell'Fbi richiesti indebitamente dalla Casa Bianca ha assunto una nuova dimensione e ha guadagnato un nome, «Filegate». «File» vuole dire, appunto, documento o fascicolo e ieri è stato reso noto l'allontanamento dalla Casa Bianca di Craig Livingstone, il responsabile dei servizi di sicurezza e l'uomo ritenuto responsabile dell'indebita richiesta dei fascicoli. Ma molti sospettano che Livingstone sia solo un capro espiatorio dato in pasto agli squali repubblicani per placarli. Il problema è che la versione ufficiale del grave incidente fornita da Bill Clinton, quella dell'«innocente errore», non sembra reggere alla prova dei fatti. La storia è semplice. Per un qualche caso è stato scoperto un paio di settimane fa che la Casa Bianca aveva richiesto e ottenuto dall'Fbi alcune centinaia (prima si parlò di circa 350 e poi il numero definitivo è diventato 408) di fascicoli con informazioni riservate su altrettanti esponenti repubblicani legati alle amministrazioni Bush e Reagan. Per bloccare il sospetto che quei documenti fossero stati raccolti allo scopo di gettare fango su avversari politici, la Casa Bianca ha fornito questa versione: era necessario riraccogliere tutta la documentazione per la concessione dei lasciapassare, distrutta dalla precedente amministrazione. Un funzionario venne messo al lavoro e questi si fece dare una lista dal Servizio Segreto, risultata poi «vecchia», richiedendo all'Fbi i «fascicoli» per controllare se i lasciapassare potessero essere confermati. Un'indagine interna subito condotta all'interno dell'Fbi ha portato il direttore generale Louis Freeh a concludere che la richiesta di quei «file» era «senza giustificazione» e questo aveva determinato «una seria violazione alla privacy» degli interessati. La Casa Bianca ha reagito stizzita nei confronti di Freeh, del resto nominato da Clinton, ma ha mantenuto la tesi dell'«innocente errore». Ma l'altro giorno i responsabili del Servizio Segreto della Casa Bianca hanno dichiarato a membri del Congresso che i loro computer non sono in grado di fornire liste «vecchie», perché la lista viene aggiornata continuamente. Quindi la lista era stata compilata da funzionari politici della Casa Bianca e poi affidata a Livingstone e a Anthony Marceca, il funzionario che materialmente richiese i «file». Ci sarà anche su questo un'inchiesta del Congresso e ieri perfino l'ascoltato senatore democratico Sam Nunn ha riconosciuto che la vicenda dei fascicoli appare «molto grave». Nel frattempo, gli oltre 400 interessati, tra i quali l'ex-Segretario di Stato James Baker e il portavoce dello Speaker Newt Gingrich, stanno considerando l'ipotesi di costituirsi parte civile contro la Casa Bianca per «violazione della privacy». «E' la dimostrazione che questa è una presidenza pericolosa», ha dichiarato ieri Gingrich, mentre, al Senato, Alphonse D'Amato stava mettendo in croce la First Lady «per inquietante e ripetuto abuso di potere». I democratici denunciavano le strumentalizzazioni e cercavano di limitare i danni. Paolo Passarini E' stato sospeso il funzionario che procurò alla Casa Bianca i 400 dossier Fbi sui repubblicani Nuove accuse e nuovi scandali per i coniugi Clinton Sopra Alphonse D'Amato, che presiede la Commissione d'inchiesta del Senato

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