«Lasciare Genova mi è penoso» di M. As.
«Lasciare Genova mi è penoso» «Lasciare Genova mi è penoso» / rapporti egli incontri del premio Nobel nelle lettere inedite che pubblica «Sigma» n AL 1° gennaio 1927 mi trasferirò a Firenze ■ per guadagnarmi da vivere presso l'editore I Bemporad. Lasciare Genova per una città I I da Baedeker mi è penoso; ma Genova non è, la fortunatamente o malauguratamente, una città in cui un uomo di lettere possa trovare un lavoro ad hoc». Così, in una lettera del 12 novembre 1926, esprimendosi in francese («pardonnez-moi mes fautes de langues...»), Eugenio Montale si lagnava con lo scrittore Valéry Larbaud, con cui da un anno era entrato in corrispondenza a proposito del «caso Svevo». Montale, Larbaud, Svevo. E poi Emilio Cecchi, Antonio Debenedetti, Elio Vittorini, Valentino Bompiani... Ai rapporti del premio Nobel 1976 con gli scrittori e i critici di un secolo è dedicato il numero monografico di Sigma, la rivista letteraria diretta da Lorenzo Mondo, che esce in questi gior¬ ni con il titolo «Montale e gli altri»: una serie di inediti del poeta, inquadrata via via dalle rapide note affidate fra gli altri a Giovanna Ioli, Giuseppe Zaccaria, Luciano Rebay, Gaspare Barbiellini Amidei, Claudio Magris, con un «Ritratto di Montale» scritto da Carlo Bo nel 1941 per un giornale tedesco e mai pubblicato. Giudizi letterari, ma non solo. I problemi, i dubbi, le indecisioni legate alla necessità di mantenersi riaffiorano di continuo nelle lettere di Montale. Come in quella mandata nel gennaio '42 a Vittorini, dopo aver ricevuto da Bompiani l'invito a trasferirsi a Milano per lavorare in casa editrice: «Caro Elio del mio corazón (...) ho passato questi giorni piangendo e strappandomi i capelli. Una decisione non la so prendere, ma siccome non decidere è come dir di no, di' tu a Bompiani che appunto non ho saputo decidermi». [m. as.]
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