Le galanterie dei continentali e la «marmaille» di Bossi di Au. Min.

Le galanterie dei continentali e la «marmaille» di Bossi LETTERE AL GIORNALE Le galanterie dei continentali e la «marmaille» di Bossi Luoghi inaccessibili per noi «terroni» Certe volte penso a mio padre (che non c'è più) e a tutte le mortificazioni che, purtroppo, ha dovuto subire quando «poverino», per necessità, era costretto a dover lasciare la Sicilia (erano gli Anni Trenta) per andare a lavorare in «Continente». Ricordo che avevo poco più di sette-otto anni. Oggi, per mia fortuna, sono cresciuto sano e bene e, a differenza di mio padre (idem per tantissimi pionieri dell'immigrazione, quelli per intenderci con la «valigia» di cartone), sono stato assai più fortunato. Infatti le tante città del NordItalia, dove mio padre ha lavorato, io le ho visitate più volte da turista, viaggiando non col treno della... speranza ma con una comodissima macchina. Ho potuto così conoscere posti come l'Alto-Adige, la Liguria, la Val d'Aosta, la Lombardia, il Veneto. Mi è stato così possibile conoscere da vicino luoghi, usanze, meraviglie, persone e perché no? galanterie e cortesie (a volte, spontanee altre volte forzate) degli abitanti del «Continente». Poiché oggi capisco assai di più di ieri, grazie all'esperienza acquisita, posso dire alle persone che, come mio padre, sono costrette a dover lasciare il proprio paese per il NordItalia, che per noi «Terroni» quei luoghi (soprattutto il Veneto e la Lombardia) sono tornati a essere inaccessibili... La nostra presenza è gradita ahimè soltanto ai titolari di alberghi, ristoranti, bar, pizzerie e negozi di souvenirs. A noi quindi, che crediamo fortemente nella fratellanza totale dei popoli, non resta che andare all'estero, dove mi risulta che il turista o l'operaio italiano, senza nessun aggettivo, viene rispettato. Siamo dunque riusciti a farci apprezzare dallo «stranie- ro» e maltrattare (lo dico con tristezza) dal «connazionale». Da italiano, me ne vergogno. Giacomo Giglio Castelvetrano (Trapani) Il «marmocchio» non è riduttivo Chi pensa che Bossi si esprima in modo grossolano e inslegante adoperando un lessico, abbastanza riduttivo e non consono alla carica che riveste, dovrà ricredersi. Egli, ultimamente, in un'apparizione definiamola pseudo politica ha insultato o apostrofato (non fa differenza) alcuni giornalisti italiani, definendoli «marmaglia mafiosa». Io sono andato a rivedere il termine marmaglia (mafiosa è fin troppo noto) e ho trovato un'etimologia francese marmaille (1560, ragazzino; 1611, gruppo di fanciulli) derivato da marmot, marmocchio. Evidentemente il significato attribuitogli da Bossi è senza dubbio spregiativo, come recita bene il vocabolario «quantità di gente ignobile e disprezzabile». Sergio Alaimo Assoro (Enna) Nazisti e responsabilità del popolo tedesco Secondo me la questione della responsabilità collettiva del popolo tedesco per lo sterminio degli ebrei e la politica dei campi di concentramento non si pone per due ragioni. Primo: perché ben un milione e seicentomila tedeschi sono stati schedati dalla Gestapo. Decine di migliaia di civili e militari sono stati arrestati, torturati, impiccati, fucilati e ghigliottinati per la loro avversione a Hitler o per non aver voluto eseguire ordini iniqui. Secondo: perché il tribunale militare internazionale di Norimberga ha sentenziato che la responsabilità per i crimini commessi è individuale e non investe la responsabilità collettiva del popolo tedesco. Teo Ducei Milano ex Auschwitz 180025 Le banche sono innocenti Ho appreso dalle agenzie di stampa che l'inchiesta della magistratura sulle banche italiane non ha individuato alcun illecito nel movimento dei tassi di interesse dell'ottobre 1995. Le banche sono quindi «innocenti», non avrebbero costituito un «cartello» e avrebbero variato i tassi seguendo criteri di mercato, come possono fare tutte le altre imprese con i prezzi. La notizia, sia pur stringatamente, è stata riportata da alcuni dei quotidiani che seguirono l'apertura dell'inchie¬ sta. Nemmeno una parola, invece, su La Stampa, che dedicò alla vicenda l'articolo dal titolo «Banche, il caro-interessi nel mirino della magistratura» il 21 gennaio scorso. Sembra quasi che ciò che conti e faccia notizia sia la colpevolezza, data per scontata all'apertura dell'indagine. Al contrario, nessun valore e quindi nessun peso giornalistico viene attribuito alla richiesta di archiviazione e all'affermazione, riportata dalle agenzie, che «la maggior parte delle banche avrebbe aumentato i tassi lo scorso autunno rispettando le leggi economiche che regolano la manovra del rialzo, legata ad esempio all'esame della domanda e dell'offerta o all'aumento del tasso ufficiale di sconto». Le banche sono imprese che vivono in un mercato in libera concorrenza e operano nel tessuto produttivo di questo Paese. Penso possano meritare di essere trattate con lo stesso peso e con la stessa misura degli altri settori economici. Giuseppe Zadra Roma Dini: «Nessuna cena con Forza Italia» Ancora una volta devo protestare per le false affermazioni di Augusto Minzolini contenute nell'articolo «Massimo e Romano, i due Consoli» pubblicato su La Stampa di domenica e che mi riguardano personalmente. Minzolini, come ogni altro giornalista, ha naturalmente piena libertà di esprimere opinioni sull'operato dei politici e di fare ipotesi sulle loro linee di condotta. Non è però accettabile che egli inventi fatti e circostanze del tutto inesistenti. Mi riferisco in particolare, per quanto riguarda il mio operato, all'affermazione secondo cui «non si contano le cene e i colloqui con senatori e deputati di Forza Italia», con i quali non ho invece avuto con tatto alcuno. Sfido Augusto Minzolini a citare anche un solo nome, una singola occasione conviviale, un incontro. Quanto poi all'osservazione di Minzolini che «più che pensare alla poUtica estera Dini pensa all'Italia», basta consi derare l'incalzare dei numerosissimi impegni di politica internazionale ai quali ho adempiuto in Italia e all'estero dal giorno del mio insediamento alla Farnesina, per accorgersi di quanto anche questa affermazione sia del tutto destituita di fondamento. Mi rincresce per La Stampa, perché se Min zolini addebita a me - e non certo per la prima volta - fatti inesistenti, è probabile che induca i lettori a creder cose ine satte anche su altri. Lamberto Dini Roma Ancora una volta sono costretto a rispondere all'on. Lamber to Dini per confermare quanto è riportato nell'articolo in questione. Il sottoscritto - e altri personaggi autorevoli del giornale - hanno avuto le notizie in questione da diverse fonti di cui per correttezza non faccio il nome. Certo potrei parlare del corteggiamento a cui sono sottoposti gli on. Silvio Liotta e Alessandro Rubino, delle avances a vuoto all'on. Cristi na Matranga, del lavoro che «ambasciatori» come Gianni Billia e Pino Pisicchio stanno svolgendo per conto dell'ex presidente del Consiglio verso parlamentari e ex-parlamentari del centro-destra, ma non lo faccio. Prendo atto per cui della smentita di rito dell'on Dini, sicuro - come è già avve nuto in passato - che il tempo mi darà ragione. Per il resto, se l'on. Dini fa bene, come dice, il ministro degli Esteri, tanto di guadagnato. Quanto alla credibilità della Stampa, è già in buone mani. [au. min.]