Grasse e magre le misure sulla bilancia della Storia

Da Cleopatra alla Bovary, 2000 anni di «taglie» IL CASO. Da Cleopatra alla Bovary, 2000 anni di «taglie» Grasse e magre, le misure sulla bilancia della Storia PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Opima o filiforme, la silhouette femminile attraversa i secoli oscillando tra l'archetipo delle ridondanti grazie materne e quello, opposto, d'una bellezza spiritualmente asettica. A ogni epoca, il suo peso. E le innumerevoli frustrazioni riservate a chi per natura, gusti, regime alimentare, non sappia conformarvisi. Le culone euroamericane che si sforzano invano di dimagrire nei nostri dietetici Anni 90, sappiano comunque d'essere non meno infelici delle arabe mingherline, cui i suk offrono rimedi miracolosi per ritrovare nella sua opulenza la leggendaria chiappa carnosa. Morale, si può mettere sulla bilancia la storia. E anche la geografia. Due medici (Tran Ky, Hervé Robert) e uno storico (Michèle Didou-Manent) l'hanno fatto in Mince ou grosse/ Histoire du corps idéal (Perrin), ricostruendo una singolare vetrina. Scopriremo fra l'altro che con i suoi ragguardevoli 109 cm di petto, Maria Antonietta era considerata dai contemporanei poco più d'una Twiggy. In assenza di rotocalchi e serial tv, faceva «tendenza» Versailles. E alla corte trionfavano ancora le taglie ultraforti. Come madame di Montespan, che fece esclamare a un ambasciatore: «La sola coscia ha le dimensioni del tronco umano». Sarebbe eccessivo, tuttavia, identificare nel buon tempo antico l'era del «grasso che piace». Se è vero che fu il periodo romantico con il suo ascetismo estetizzante a introdurre la magrezza spettrale e visionaria, il fascino di un corpo tonico risale all'antico Egitto. Con polvere d'alabastro, carbonato di sodio e olio di ricino, le varie Cleopatra e Nefertiti ottenevano ima pasta ideale per espungere i lipidi. L'idroterapia, Ja- cuzzi ante litteram, otteneva 0 resto. Ossessivo e feroce, il culto della linea implicava pratiche abortive. Come il depositare nella vagina escrementi di coccodrillo. Meno legati alla deificazione delle sembianze umane, gli Ebrei non disdegnavano tuttavia i rimedi tonificanti. Ma per rassodare il seno bisognava mangiare una crocchetta di cavallette. Auguri. Con la Grecia, arrivano le misure ideali. Il triangolo aureo vale anche per le fattezze muliebri: 40 centimetri di larghezza per spalle e anche, 40 di taglia, 1 metro per le gambe. E guai a rimanere incinta. Aspasia, musa di Pericle, dispensava consigli su come abortire. Roma classica - e sopra tutto imperiale - spiazzerà gli armoniosi canoni ellenici. A Venere succede Giunone. Da handicap, le «maniglie dell'amore», il ventre obeso e in generale le forme ridondanti si trasformano in atout. S'inaugura la «cucina che ingrassa», una Weight Watcher all'inverso. E se abbondare nei grassi non basta, ecco farsi avanti gli estrogeni. Le cucine dell'impero sfornavano «Vulva e mammelle di troia al papavero». Un vero doping calorico, ma ancor più or¬ monale. Alle decadenti matrone romane lo si perdona. Ma - sorpresa le Galle non erano da meno. Strutto di capra per massaggiare la pelle, wonder-bra celtici che mettessero in evidenza le capacità mammarie, bacche di sambuco a mo' di rossetto. E corporatura generosa. Di che entusiasmare Obéhx. D cristianesimo inaugurerà una vigorosa controtendenza. Malgrado in materia di pinguedine Gesù non prenda posizione, Tertulliano tuona contro le palestre «ove Satana fa buoni affari». Seguiranno frati abbuffimi e sante anoressiche, esili Vergini sulle pale d'altare e tozze badesse nel chiostro. Umanesimo e Rinascenza pascono le carni affamate dai digiuni. Cibarsi non è più peccato. Ma Caterina de' Medici e Francesco I esagerano. Appetito leggendario, e non meno di 14 portate alle mensa due volte il dì. Per mettere a loro agio i convitati l'arcivescovo di Sens escogiterà tavole ergonomiche concave in cui incastrare le loro venerabili pance. L'ingordigia si fa virtù, l'inappetenza un vizio da estirpare con purghe e salassi. I medesimi che il controriformista '600 prescriverà alle damigelle troppo in carne per ridurne la stazza di qualche libbra. Il XIX secolo abbasserà per sempre il sipario sulle delizie overcorporali. E' lo Spirito, ormai, a comandare. L'abbondanza cede il passo al febbrile universo femmineo. E nella Parigi della tisica Violetta, gli spazi si chiudono per le eroine giorgionesche. Per snellirsi, madame Bovary beve aceto. E Baudelaire canterà: «Nelle donne magre, c'è un'indecenza che le rende charmantes». Enrico Benedetto L'arte di apparire belle tra l'idroterapia di Nefertiti e le bacche di sambuco usate dalle donne delle Gallie come rossetto i «taglie» a sinistra, aria Antonietta Venere in un dipinto Paul Rubens 577-1640). destra, Twiggy Da sinistra, Maria Antonietta e Venere in un dipinto di Paul Rubens (1577-1640). A destra, Twiggy La Venere di Milo, uno dei primi simboli della bellezza

Luoghi citati: Egitto, Grecia, Milo, Parigi, Roma