« Non cederò il Golan » di Aldo Baquis

«E' essenziale alla sicurezza di Israele». Per Damasco è una dichiarazione di guerra IL PROGRAMMA DEL LIKUD « Non cederò il Golan » Netanyahu blocca la pace conAssad TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Il premier eletto Benjamin Netanyahu (Likud) si accinge a chiedere oggi la fiducia della Knesset per il suo nuovo governo che afferma di «voler estendere il cerchio della pace» in Medio Oriente ma che, al tempo stesso, esclude concessioni territoriali sulle alture del Golan, si oppone alla nascita di uno Stato palestinese, predica la ripresa della colonizzazione nei Territori e proclama solennemente che «Gerusalemme resterà per l'eternità la capitale riunificata di Israele». Ieri la nuova Knesset ha mosso i suoi primi passi con il giuramento dei 120 deputati e con discorsi del capo dello Stato Ezer Weizman e del premier uscente Shimon Peres, che hanno formulato l'auspicio che il processo di pace prosegua. «Il programma del governo Netanyahu - ha già commentato Radio Damasco - rap- presenta una dichiarazione di guerra all'iniziativa di pace americana, agli sforzi internazionali e al processo di pace». «Il Likud ci riporta all'epoca del conflitto ideologico fra israeliani e palestinesi» ha affermato da parte sua il negoziatore palestinese Hassan Asfur, uno degli architetti degli Accordi di Oslo fra Israele e Olp (1993) che nel programma di governo di Netanyahu non sono nemmeno direttamente menzionati. «Il governo israeliano - si legge al punto 3 del programma - è disposto a negoziare con la Siria senza precondizioni». Ma le alture del Golan (punto 9) «sono una zona di vitale importanza per la sicurezza di Israele e per le sue risorse idriche. Il mantenimento della sovranità israeliana sul Golan sarà un concetto base di qualsiasi accordo con la Siria». Anche per i palestinesi il programma del governo Netanyahu non è facile da digerire. Dopo aver stabilito che «il diritto del popolo ebraico alla terra d'Israele (Cisgiordania inclusa, ndr) è eterno e indiscutibile», il documento afferma che Israele è disposto a negoziare con l'Autorità nazionale palestinese l'assetto definitivo nei Territori, ma preannuncia subito la ripresa della loro colonizzazione e un controllo ancora più stretto su Gerusalemme Est. «Il governo - precisa il documento - garantirà agli ebrei il diritto di preghiera nei loro luoghi santi»: fra le righe vi è - secondo la radio dei coloni Canale 7 - l'intenzione di autorizzare per la prima volta preghiere ebraiche nella spianata delle moschee di Gerusalemme, dove un tempo sorgeva il tempio di Salomone. Un progetto che se fosse realizzato rischierebbe di scatenare accese reazioni nel mondo islamico. Ma oggi alla Knesset - e al mondo arabo, che segue con apprensione gli sviluppi della politica interna israeliana - Netanyahu presenterà un governo moderato, di centro-destra, dove i «falchi» Ariel Sharon e Rafael Eitan escono ridimensionati. Al primo ha proposto il ministero dell'Edilizia, al secondo Agricoltura e Difesa dell'ambiente. Alla Difesa Netanyahu ha invece voluto un suo diretto sostenitore, il generale «riserva» Yitzhak Mordechai, e agli Esteri il moderato David Levy. Aldo Baquis «E' essenziale alla sicurezza di Israele». Per Damasco è una dichiarazione di guerra Il leader del Likud, Netanyahu, alla seduta della Knesset che ieri ha inaugurato la nuova legislatura