«Dopo Manchester un'ondata di bombe» di Fabio Galvano

Falso allarme in un hotel degli Europei Falso allarme in un hotel degli Europei «Dopo Manchester un'ondata di bombe» Massima allerta dei servizi segreti «E l'Ulster può tornare polveriera» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'Ulster sussulta dopo la bomba di Manchester. I servizi segreti inglesi segnalano la possibilità di una ripresa della guerriglia nelle province del Nord, parallelamente a un'ondata di bombe in Inghilterra. E gli Ulster Freedom Fighters, formazione paramilitare protestante, replicano minacciosi, convinti anche loro di una «imminente ripresa» della lotta armata dell'Ira: «Siamo pronti a ogni eventualità». Mentre Gerry Adams e il suo Sinn Féin prendevano ieri le distanze dall'Ira, ma senza tradire il comune ideale repubblicano, a Belfast riprendeva lo zoppicante negoziato di pace, sempre più inutile in assenza dei rappresentanti democraticamente eletti del Sinn Féin. Il centro di Manchester resta «off limits». Ci vorranno alcuni giorni prima che le vie siano riaperte e si possa avviare il lavoro di ricostruzione. Alcuni edifici sono pericolanti, forse saranno abbattuti. Delle vittime dell'esplosione soltanto nove restano in ospedale; ma ringhilterra sa che la bomba di sabato può segnare l'inizio di un nuovo terrore. C'è ormai una psicosi della bomba; e anche a Londra, ieri pomeriggio, c'è stato un allarme quando un pacco sospetto al primo piano dell'hotel Meridien Piccadilly - uno dei centri d'accoglienza per gli Europei di calcio - ha indotto la polizia a fare sgombrare l'intero edificio e a chiudere Piccadilly ai traffico. E' stato un falso allarme: nel pacco gli artificieri hanno trovato una cornamusa-giocattolo, forse lasciata da un tifoso scozzese. Ma l'episodio è sintomatico del clima che regna in Inghilterra. Il primo ministro Major ammo¬ nisce i terroristi che «le loro armi e le loro bombe non devieranno la società democratica dal suo credo in una pace duratura nel Nord Irlanda»; e ieri sera, al telefono con il primo ministro irlandese John Bruton, ha messo a punto una nuova strategia per i rapporti con il Sinn Féin. Londra e Dublino sembrano sordi agli appelli di Adams, che definisce «pura follia» il ritorno alle «vecchie abitudini di escludere il Sinn Féin e di tentare l'isolamento dei repubblicani». Il suo partito, ha detto, non è responsabile delle bombe: «Non saremo i capri espiatori. Il Sinn Féin non è l'Ira e l'Ira non è il Sinn Féin>,. Parole che cadono nel vuoto, nel clima insanguinato dalla bomba di Manchester, ieri condannata persino dal leader libico Gheddafi: «Non può esserci sostegno per una tale azione. Se sarà confermata la responsabilità dell'Ira, significherebbe una sua cospicua deviazione dall'obbiettivo di liberare l'Irlanda». Ma intanto la polizia va oltre, passando al setaccio 40 ore di filmati a circuito chiuso. E' riuscita a isolare l'attimo preciso dell'esplosione, spera di individuare anche chi ha portato il furgone in Corporation Street. Intanto si è ricostruita la vicenda di quel veicolo, su cui l'Ira aveva collocato quasi una tonnellata e mezzo di esplosivo fabbricato usando concimi agricoli. Il furgone era stato acquistato il giorno prima, ma il venditore dice di non avere mai visto l'acquirente: una «voce irlandese» al telefono, poi una busta di contanti consegnata da un tassista e il veicolo lasciato in un parcheggio. Si cerca il tassista: sicuramente ha visto uno degli attentatori. Fabio Galvano

Persone citate: Adams, Freedom, Gerry Adams, Gheddafi, John Bruton