«Da rifare il processo a Priebke»

«Da rifare il processo a Priebke» Un nuovo testimone avrebbe rivelato un reato commesso durante il dibattimento I CINQUE COLPI DI SCENA «Da rifare il processo a Priebke» //pm chiede la sostituzione dei giudici ROMA. Ennesimo colpo di scena al processo contro Erich Priebke. Il pm militare, Antonio Intelisano, si schiera contro i «suoi» giudici e ne chiede la sostituzione. Di conseguenza, il processo è sospeso fino al 10 luglio, in attesa di decisioni superiori. La sorpresa viene dal pubblico ministero che, non appena l'udienza è aperta, si alza lesto dal suo posto e - fatto strano comincia a leggere un lungo promemoria. Si capisce subito che la cosa è seria, tanto più che il giudice Agostino Quistelli e il suo collega Bruno Rocchi cominciano ad agitarsi visibilmente sulla sedia. «Risultano comportamenti scorretti dal punto di vista deontologico». Nuovo agitarsi delle toghe. Intelisano procede impietoso: «Sono anche venuto a conoscenza di notizie di reato di notevole gravità». Altro movimento sulla poltrona. La tensione sale alle stelle. I fatti alla base della ricusazione, alla fine, saranno molti e diversi. Intelisano doveva fare la requisitoria contro Priebke, ha finito per farla contro i giudici della corte. Primo, si deve «tener conto di quanto detto dall'avvocato Maniga»: una clamorosa insinuazione di partigianeria che Quistelli rintuzzò duramente. Secondo, un presunto saluto con auguri per l'anniversario di matrimonio che il giudice a latere Rocchi avrebbe inviato all'imputato. Terzo, la presunta dichiarazione di un giudice che anticipava la sentenza, e cioè la prossima scarcerazione di Priebke. «I fatti rappresentati - dirà Antonio Intelisano alla fine sono di notevole gravità. Se accertati, costituiscono senza dubbio una violazione del dovere di astensione, concernendo espressioni di personale convincimento su fatti oggetto dell'imputazione». E' la ricusazione, dunque. Ma è un fatto rarissimo che a ricusare i giudici sia il pubblico ministero. Ancor più eccezionale che la richiesta arrivi a dibattimento semiconcluso. E con motivazioni carbonare. Il pm infatti non chiarisce i motivi della sua richiesta. Tira invece in ballo la «tutela della sicurezza personale» del testimone. La rivoluzionaria testimonianza risale a domenica mattina. I carabinieri hanno trasmesso le carte a Intelisano ieri mattina. «Alle 8,20 del mattino», precisa il procuratore, che da quel momento si muove come una furia. Dev'essere davvero qualcosa di grave, perché Intelisano non solo arriva a maturare la sua clamorosa decisione, ma si precipita anche ad incontare il suo pari grado Michele Coirò, capo della Procura ordinaria. Intanto, impone il segreto. Ma le voci ormai si rincorrono. «L'accusato non è un militare, né un giudice», dice il tam-tam che esce dalla procura militare. Non resta che sospettare, allora, di qualche funzionario di cancelleria, dipendente del ministero di Grazia e Giustizia, che avrebbe avuto accesso alla documentazione più riservata. Qualche documento coperto da segreto è uscito da un armadio blindato? Qualcosa che ha a che vedere con il sempre più misterioso Karl Hass, l'anziano ufficiale delle SS che ha cercato goffamente di scappare e che sembra al centro di ulteriori indagini? E che collegamento ci può mai essere tra l'abuso di un cancelliere e un collegio ricusato? Il presidente Agostino Quistelli ostenta una difficile sicurezza: «Io so di non aver cora- messo reati, né illeciti disciplinari. Ma non so nemmeno se accusano me o qualcuno altro». Certo è che, due ore dopo la clamorosa uscita di Intelisano, la vedova Kappler, che aspetta in una saletta, è ormai dimenticata. Quistelli la liquida rapidamente: «La sua testimonianza non serve. Qui abbiamo la cassetta originale di questa intervista. Può tornarsene a casa in Germania». E lei se ne va, accompagnaia e sorretta da due guardie del corpo di un'agenzia privata. Rocchi non alza più gli occhi dal codice, proteggendosi il volto con le mani e manifestando un incredibile interesse per il testo che ha davanti. Il terzo giudice, il capitano medico Sabatino De Marcis, che in quest'aula c'è finito per sorteggio, si vede che vorrebbe andarsene il prima possibile. Quanto a Quistelli, gli tocca il compito più ingrato: la metamorfosi da giudice ad accusato. Si alza un legale di parte civile, che torna sui «sospetti». Lui insorge: «Avvocato, non tollererò più che si parli di sospetti in quest'aula!». E quello: «Ma Presidente, quando si parla di ricusazione, il sospetto è automatico. Anzi, è il meno». Tutti zitti. Il clima si fa pesante. E quindi si chiude prestissimo. Prossima udienza, il 10 luglio, quando la corte militare d'appello avrà deciso che fare della richiesta di ricusazione. Uno che ci resta malissimo, però, è l'avvocato difensore di Priebke, Velio Di Rezze: «Sono sconcertato. Qui si gioca sporco, si cerca di fare pressione sulla libertà morale del tribunale». Francesco Grignetti I Denunciati anche presunti comportamenti scorretti dei magistrati Non depone la vedova Kappler wm WÈè Il pm wm Antonio WÈè Intelisano 8 MAGGIO, L'AVVIO TRA LE MINACCE. Si apre il processo Priebke: l'ex SS, 82 anni, rischia l'ergastolo. Il giorno dopo, un manifestino minaccia di morte Rosario Bentivegna, il partigiano che comandava il gruppo di via Rasella. 10 MAGGIO, LA GUERRA DEI TESTIMONI. La corte vuole lasciare fuori il principale testimone dell'accusa: Dietrich Beelitz, 89 anni, ex colonnello della Wehrmacht. La sua testimonianza viene accolta solo in un secondo tempo. 7 GIUGNO, HASS TENTA LA FUGA. Karl Hass, 84 anni, l'ex maggiore delle SS chiamato a deporre contro Priebke, nel tentativo di fuggire cade dal terrazzo dell'hotel dov'è alloggiato. «E' stata una follia dovuta allo stress», spiega. 10 GIUGNO, I NASTRI DELLA DISCORDIA. «Ho mentito per salvare i miei sottoposti». L'intervista concessa 22 anni fa da Herbert Kappler (nella foto la vedova) mette nei guai Priebke. Non è vero che non poteva disubbidire agli ordini. 12 GIUGNO, SORPRESA IN AULA. L'interrogatorio doveva segnare la fine di Priebke e, invece, la testimonianza di Hass ha un esito imprevisto: alla fine, i due vecchi commilitoni si stringono la inailo davanti al giudice.

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