Paolini & C. da Torino a Lione di M. Vali.

Paolini & C. da Torino a Lione Paolini & C. da Torino a Lione Vetrate trasparenti al posto degli stucchi L'urlo di Vedova accanto al lirismo di Meloni |j LIONE / E' una poesia curiosa di Palazzeschi, su un palazzo di vetro, pericolosamente trasparente, dove è impossibile vivere perché tutto avviene sotto gli occhi di tutti: ecco l'impressione che comunica il diaccio Nouveau musée de L'art Contemporain di Lione, una serra di vetri che ingabbiano la vecchia struttura di una scuola elementare. E dall'esterno tutto si fa visibile: i preistorici juke box di pigmenti di Anish Kapoor, le asettiche strutture di accoglienza, le figurine degli astanti al vernissage, bloccate nella posa di sabbia come sagome di Pistoletto, nel vuoto di uno specchio. Trasparenze pericolose: ed era questo il rischio che correva la collezione permanente del Castello di Rivoli, in visita qui, dopo lo scambio con le collezioni francesi. Rischio che, via dagli stucchi preziosi e dall'impagabile eleganza juvarresca delle sale del castello, certe opere «povere» potessero perdere di glamour e affievolirsi, mostrando le loro esangui nudità. Questo non è avvenuto. Anzi, l'asetticità da clinica svizzera delle sale ha restituito qualche effetto di sorpresa ottica. Che è poi l'impegno dichiarato della curatrice Ida Gianelli. Si passa dai maestri storici, Fontana, Accardi, Castellani (manca, ahimè, Burri) e Manzoni, con un bellissimo Adirarne volatile e volubile, blasfemo rigurgito di piume giù da una tela, al Plagio dichiarato di Pistoletto che rifà Meret Oppenheim nel celebre scatto tipografico di Man Ray, al divertente, giovane Cattelan, che, in stile Boetti, riscrive l'appiccicosa etichetta del Bel Paese Galbani, come se fosse un tappetane di ciniglia. Crea una certa sorpresa trovare il belligerante urlo cromatico di Vedova di Da Dove..., accanto al giardinetto kitsch di Karen Kilimnik, tutto ritagliato di fiori finti, erbetta sintetica, etichette e botticini di sapone. Il fragile lirico Melotti in battaglia con le biliose vomitate di cera di Tony Cragg, che agglomera teiere, pifferi o fiaschi. 0 il sostanzialmente innocuo informale di Richter a due passi dal Guardaroba Incantato di Mat Collishaw, che sarebbe piaciuto molto a Cocteau. Vero capolavoro rimane però soltanto Amore e Psiche di Paolini, piccola tela in bianco e nero d'una figura di spalle, da cui fuoriescono come sbocchi di sangue blu, giallo, viola, infiniti strascichi di sete vere e crollanti, che inanellano cornici vuote, che annunciano infinite tele possibili. [m. vali.]

Luoghi citati: Lione, Rivoli, Torino