Parolaio di Pierluigi BattistaGiulio Ferroni

Parolaio Parolaio Giulio Ferroni STRONCARE, SOPIRE. Un caso esemplare di ritorsione recensoria. Tutto accade sull'Indice dei libri dove lo storico della letteratura Walter Siti aveva stroncato l'ultimo libro dello storico della letteratura Giulio Ferroni. Adesso, nell'ultimo numero della rivista, lo storico della letteratura Ferroni scrive un articolo per dirsi molto rammaricato per la stroncatura dello storico della letteratura Siti. E visto che ci si trova, lo storico della letteratura Ferroni decide di vendicarsi dello stroncatore storico della letteratura Siti stroncandone un libro uscito tempo addietro, descrivendolo come un «romanzo ambizioso e pletorico, la cui lettura a suo tempo mi ha messo in forte imbarazzo, anche perché ho creduto di riconoscervi una incredibile macchina di tortura del lettore». Consapevole dell'inevitabile sospetto che lo scemare di quel «forte imbarazzo» sia in realtà dovuto al risentimento per la stroncatura ricevuta dallo storico della letteratura Siti, lo storico della letteratura Ferroni spiega: «Ho evitato di scrivere di quel tuo libro: non volevo sovrapporre su di esso il mio disagio di lettore». Oggi, pur non volendo sovrapporre il suo disagio di lettore, lo storico della letteratura Ferroni decide però di stroncare il libro dello stroncatore storico della letteratura Siti intendendo così sovrapporre il suo disagio di stroncato alla stroncatura che «a suo tempo» lo stroncato storico della letteratura Ferroni aveva deciso, preso da «forte imbarazzo», di non dedicare allo stroncatore storico della letteratura Siti. Stronco! ANNI LUCE. A proposito di esperti. Sul Corriere della Sera lo storico Giovanni Belardelli interviene per esprimere il suo consenso alle meste considerazioni sul peso esorbitante degli «inesperti» svolte da Giovanni Raboni. E per regalare un nuovo argomento a Raboni, Belardelli cita l'esempio del libro Un passato scomodo di Nicola Travaglia sulla cui quarta di copertina è contenuto «un curioso riferimento allo scomodo passato "del quarantennio postfascista"». Proprio così: «Quarantennio». Domanda del Corriere: «Per rialzare gli standard delle professioni intellettuali si dovrà ricominciare dal pallottoliere?». Flaminio Piccoliaara I tualì I palle NOMINARE. INVANO. Sulla Discussione torna Flaininio Piccoli per criticare Romano Prodi che aveva detto: «L'Ulivo è dappertutto». «Prodi, che è buon cattolico, ha dimenticato che Nostro Signore è dappertutto e non se ne vanta», scrive Piccoli. E fin qui, il rimbrotto appare sacrosanto. Poi Piccoli continua: «E guarda con un sentimento di pietas come si accelera il processo di autodistruzione trasformando la Seconda Repubblica in una fiera della vanità». Uno scoop: Nostro Signore, con tutti i guai che ha, resta pure attento al processo di autodistruzione della Seconda Repubblica. Urge Giubileo. ANNI VENTI. La Repubblica anticipa un brano dell'introduzione di Tullio Kezich alla raccolta di recensioni cinematografiche di Pier Paolo Pasolini I film degli altri (editore Guanda). A un certo punto Kezich scrive: «E' noto che la persecuzione di Pier Paolo non è finita». Sarà pure «noto». Ma sarebbe pure interessante conoscere qualche nome di postumo persecutore di Pasolini la cui identità, al momento, risulta sfuggire ai più. INCOMPRESO. Dopo aver elencato che cosa si sarebbe potuto utilmente fare con gli ottanta miliardi inutilmente spesi per il Piccolo di Milano (il «doppio del restauro dell'intero Colosseo»; «il lancio di due satelliti nello spazio»; «nove volte il costo del restauro completo della Certosa di Pavia», eccetera), il Giornale intervista l'architetto Marco Zanuso, artefice dei lavori che non finiscono mai. Zanuso si sente in ottima compagnia: «Quasi tutte le grandi opere hanno subito intoppi. Pensi ai guai di Brunelleschi con la cupola di Firenze». Proprio come Brunelleschi. TOTEM E TABU'. Rispondendo a un lettore che aveva capito fischi per fiaschi pensando che il giornalista Giuseppe Tu- rani fosse un ex marito di Stefania Ariosto, Il Foglio chiarisce così l'equivoco: «Non risulta affatto che a Peppino Turani sia capitato quel che la Ariosto racconta esser capitato al suo primo consorte: un atterraggio di fortuna in Africa in mezzo a una tribù selvaggia e la sua elevazione a divinità e a totem della comunità locale». Di fortuna. Pierluigi Battista Giulio Ferroni Flaminio Piccoli

Luoghi citati: Africa, Certosa Di Pavia, Firenze, Milano