Hillary degli scandali

Hillary degli scandali IL CASO UNA STELLA CADENTE II rapporto della Commissione sul caso Whitewater la inchioda Hillary degli scandali Da regina a punto debole di Bill LWASHINGTON A grande accusata è Hillary Clinton. E' contro di lei infatti che punta inequivocabilmente il dito il rapporto conclusivo della commissione d'Inchiesta per il caso Whitewater del Senato, che sarà ufficiale domani dopo peraltro essere stato largamente anticipato ai giornali della domenica. Il lungo rapporto - 700 pagine - conclude che fu la First Lady, «dopo avere appreso della morte di Vincent Foster, a mandare i suoi fedeli luogotenenti nel suo ufficio allo scopo di evitare imbarazzi e contenere ogni possibile danno». E' quindi lei, secondo la maggioranza repubblicana della commissione, che avrebbe spinto alcuni suoi collaboratori a nascondere prove e a ostacolare il corso delle indagini sul suicidio di Foster. Per tre di questi collaboratori il rapporto raccomanda al Procuratore Speciale Kenneth Starr l'incriminazione per spergiuro, mentre lascia il discorso indefinito per quanto riguarda la First Lady. Ma, essendo indicata come mandante, il suggerimento, per quanto implicito, appare chiaro. Salutata come una nuova Giovanna d'Arco, Hillary sarà adesso definitivamente trasformata in Pandora, la donna che portò tutti i guai nel mondo. Rabbia, indignazione e sgomento sono stati espressi alla Casa Bianca dai collaboratori di Hillary dopo la lettura dei giornali della domenica. Ma, nel ventaglio dei sentimenti espressi, non figurava la sorpresa. Da tempo, infatti, era piuttosto chiaro che la commissione presieduta dal senatore di New York Alphonse D'Amato avrebbe concentrato il fuoco sulla First Lady invece che sul Presidente, al quale non viene formulata alcuna accusa. La ragione è piuttosto chiara. Comunque lo si voglia giudicare, lo scandalo Whitewater è una vecchia storia. Perché acquisti spessore è necessario che venga collegato a qualche malefatta attuale, compiuta in anni recenti alla Casa Bianca. Hillary, con il suo interventismo, la sua pubblica opposizione a collaborare inizialmente con le indagini, i suoi legami anche personali con Foster, è apparsa chiaramente come il tallone d'Achille del Presidente. Attraverso di lei, lo scandalo Whitewater può essere trasformato da ero- naca ingiallita di vecchi affarazzi di provincia in un fattore politico di prima grandezza per l'oggi e il domani. Sono durati 13 mesi i lavori della Commissione d'Inchiesta, che per lungo tempo è stata criticata dalla Casa Bianca come un'inutile spesa per il contribuente. Questa accusa è stata recentemente lasciata cadere, dopo che il primo dei processi impostati a Little Rock dal Procuratore Speciale per il caso Whitewater si è concluso con pesanti condanne ai danni degli imputati, due dei quali, i coniugi McDougal, erano i soci d'affari dei Clinton nella speculazione immobiliare chiamata appunto Whitewater. Da un paio di settimane, infatti, anche la stampa «liberal» sostiene che sia Starr sia D'Amato «hanno provato di avere per le mani un caso che merita di essere approfondito». La commissione si è concen¬ trata su quanto avvenne nelle ore immediatamente successive al presunto suicidio di Vincent Foster, collega di Hillary (e qualcuno sostiene anche di più) durante gli anni di lavoro comune allo studio legale Rose di Little Rock, successivamente portato alla Casa Bianca come consigliere legale. Foster, come amico di famiglia, curava alcuni affari dei Clinton, compresi gli aspetti fiscali della speculazione Whitewater. Dopo la sua morte alcuni collaboratori di Hillary entrarono nel suo ufficio, imponendo agli agenti di polizia di rimanere all'esterno. Maggie Williams, segretaria di Hillary, venne vista uscire con uno scatolone di documenti. Alcuni documenti ricomparvero in seguito, altri scomparvero per sempre. Vi furono numerosissime telefonate tra Hillary, allora in viaggio in Arkansas, e i suoi collaboratori. Dopo una di queste telefonate, il capo dell'ufficio legale Bernard Nussbaum, in seguito costretto alle dimissioni, cambiò improvvisamente atteggiamento e informò la polizia che non intendeva più collaborare. Si sa che questa era la posizione per cui si batteva Hillary contro il suggerimento di altri consiglieri del Presidente, come David Gergen. Insomma, dettagli a parte, questa sarebbe, secondo gli ac¬ cusatori di Hillary, una storia di occultamento di prove prima e di false testimonianza rese successivamente sotto giuramento al Congresso e al Gran Giurì. La vicenda può diventare estremamente grave, anche perché l'immagine di Hillary appare ormai fortemente logorata. La scoperta di avide speculazioni compiute in odore di «insider trading»; la cattiveria con cui impose il licenziamento di alcuni onesti funzionari dell'ufficio viaggi che avevano il solo torto di occupare posti desiderati da amici dei Clinton; il ruolo predominante (e molto più grosso di quanto ammesso) giocato nella vicenda Whitewater prima e dopo; questi fatti da soli, anche senza ulteriori accuse, tendono a trasformare Hillary da Santa a Strega. E Bill, anche se non colpito direttamente da questa bordata, non ha ovviamente alcuna ragione di sentirsi tranquillo, anche perché oggi, a Little Rock, comincia un altro dei processi Whitewater e potrebbe per lui essere ancora più dannoso del primo. Paolo Passarmi «E' stata lei a far sparire le carte compromettenti dopo il suicidio di Foster» «Non ha mai collaborato e ha giurato il falso» E oggi comincia a Little Rock un altro processo che imbarazza il Presidente ON Hilo di vorto one iteffi esicienipairst delr, a oteopo neII rappo La First Lady americana Hillary Clinton vista da Levine e a Fianco un'immagine del marito Bill

Luoghi citati: Arkansas, Little Rock, New York