Massimo, ok anche dagli Usa
Massimo, ok anche dagli Usa Massimo, ok anche dagli Usa Stretta di mano con l'ex numero 2 della Cia LA QUERCIA E IL DISGELO CERNOBBIO DAL NOSTRO INVIATO Stretta di mano tra il postcomunista Massimo D'Alema e uno dei maggiori guerrieri della guerra fredda, per anni vicecapo della Cia, Vernon Walters. Sulla veranda di Villa d'Este, dopo il suo intervento al convegno del Consiglio per le relazioni Italia-Stati Uniti, D'Alema si sofferma a un tavolo cui sono seduti Gianni Agnelli, Marco Tronchetti Provera, l'ex ambasciatore americano a Roma Maxwell Rabb, e un gentiluomo dalla chioma bianca, volto scavato, figura elegante. Saluti e presentazioni veloci, con l'anziano ospite che gli rivolge la parola in italiano fluente, dicendo di aver combattuto sulla linea Gotica. D'Alema osserva che suo padre ha fatto la guerra partigiana, e l'altro accenna di essere stato ferito sull'Appennino, come il suo amico Robert Dole, ora candidato repubblicano alla presidenza, e di essere stato mandato alla fine della guerra in convalescenza proprio qui, a Villa d'Este. Fine dello scambio di convenevoli, e D'Alema si avvia alla propria stanza. Molto probabilmente non sa a chi ha stretto la mano. Walters, sì, sa benissimo con chi si è stretto la mano e con chi ha cordialmente conversato davanti a Agnelli e Tronchetti Provera, massime figure del capitalismo italiano, e Rabb, ambasciatore dell'anticomunista Reagan a Roma. Da vecchio guerriero della guerra fredda, ha sempre seguito con grande attenzione la situazione dell'Italia e la sua guerra fredda interna. Dopo 6 anni alla Cia quale vicecapo, memoria storica dell'Agenzia mentre passavano quattro capi, è stato ambasciatore di Reagan all'Orni e a Bonn anche con Bush. Ora è presidente del Centro internazionale intitolato a George Marshall, il cui nome è legato al piano per la ricostruzione dell'Europa. Ambasciatore Walters, che impressione fa a uno come lei trovarsi fianco a fianco col leader di un partito erede del vecchio partito comunista italiano? «Se è per questo, ora vado molto spesso in Russia, e sono ben felice di vedere quanto questo Paese sia cambiato. La presenza qui del signor D'Alema la trovo molto interessante. Credo che essa sia il risultato della vittoria della democrazia sul totalitarismo. Krusciov diceva: "Io vi seppellirò". Il suo regime è stato sepolto, non quello della libertà. Non voglio intervenire nei problemi italiani, ma un fatto è certo. Per 50 anni i comunisti non sono riusciti ad arrivare al potere. Sono dovuti cambiare, hanno dovuto cambiare nome e politica, dichiararsi e mostrare di essere autentici democratici per arrivarvi». Come giudica il discorso di D'Alema? «Buono e tranquillizzante. Sugli aspetti interni, per quanto ne so, ha detto cose condivisibili. Sulla questione Nato, piuttosto duro...». In che senso? «Non opposizione alla Nato, no. Ma sull'allargamento a Est, sulla questione nucleare, ho sentito cose non molto convincenti. Mi pare vi sia ancora un vecchio retaggio». La presenza di D'Alema a un convegno come questo era la grande novità. «Segno dei tempi, un passo avanti, c'è un'evoluzione del quadro politico sia pure con difficoltà oggettive che ci auguriamo vengano risolte», dice Tronchetti Provera. E Gianni Agnelli: «Nel '66, in piena guerra fredda, il vertice pei andò a Mosca per un incontro col Politburo. Al Cremlino dovettero fare anti¬ camera, perché il Politburo era impegnato con noi Fiat nell'accordo per Togliattigrad. La realtà economica supera la passione delle ideologie». Rabb: «E' un fatto nuovo interessante. 1 postcomunisti possono imparare, come noi possiamo imparare da loro, anche se personalmente ciò mi dà qualche problema, ma non molto. E' positivo che in questa transizione in Italia si cerchi il consenso». Fernando Mazzetti Walters: sul nucleare però trovo ancora vecchi retaggi L'ex vicecapo della Cia Vernon Walters
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