«Cominciamo dal federalismo » di Ugo Bertone

«Niente Costituente, basta il Parlamento» Cominciamo dal federalismo » «Niente Costituente, basta il Parlamento» IL GIORNO DEGLI APPLAUSI FCERNOBBIO IN dall'inizio è lui la vera star. Ma guai a dirglielo. Non è nel suo carattere né, d'altro canto, Massimo D'Alema si sente sotto esame o a caccia di applausi qui, davanti al pubblico dei vip di Cernobbio. Eppure, la sua ricetta di «Patto sociale» in tre punti suscita grande emozione: più mercato, più Europa (e l'Italia deve stare nel plotone di testa), riforme e robusta riorganizzazione della pubblica amministrazione e meno sprechi nella gestione dello Stato sociale. Le riforme istituzionali, in testa a tutto. «E' questo - spiega Massimo D'Alema, fuori dalla sala del convegno - il passaggio obbligato per contrastare il logoramento della democrazia italiana, un tema in cui mi ero già impegnato nella precedente legislatura». Ma quando si può cominciare, onorevole D'Alema? «Anche subito». Subito? «Le commissioni in Parlamento ci sono già, basta assegnar loro le proposte che già ci sono. Sul federalismo, ad esempio, si può partire subito; mi sembra che ci sia una larga convergenza di vedute...». Che sensazione ha provato qui a Villa d'Este lei, segretario della Quercia? Si è sentito sotto esame davanti a quei banchieri, industriali, rappresentanti del capitalismo Usa... «No, nessuna emozione o nessun disagio. Ma lasciamo stare il colore, per favore, non è il caso. Oddio, se bisogna proprio far del folclore a tutti i costi, non lo posso impedire io. C'è la democrazia, no? Ma, primo, io conosco ormai quasi tutti questi signori. Secondo, saranno dieci anni e forse di più che i comunisti, Napolitano in testa, vengono invitati a questi incontri. Terzo, siamo da un anno abbondante il partito che appoggia il governo, che vota le finanziarie. Non siamo un fenomeno improvviso e non credo che nessuno ci veda in questo modo... Ne sono sicuro». Molti imprenditori sembrano preoccupati per il peso, il potere di veto del sindacato. Anche lei, si legge sui giornali, ha ammonito Prodi di stare attento... «Macché! Con Prodi ho parlato un paio d'ore. Avessi dovuto solo lanciare un monito del genere mi sarebbero bastati pochi secondi... Sì, in questi giorni ho parlato con Cofferati. Ci mancherebbe, è ovvio che ci sentiamo spesso. Ma non credo che Prodi abbia bisogno che uno gli ricordi che qualsiasi governo deve proporsi un clima positivo tra le parti sociali. Tra l'altro basta prendere il programma elettorale dello stesso Prodi... Quella della concertazione è una scelta di metodo. Una scelta che ha pagato perché, grazie ai sindacati, abbiamo rag¬ giunto obiettivi eccezionali, tipo uno straordinario avanzo primario: la gente, al netto degli interessi, da anni dà allo Stato più di quanto riceve. Questo obiettivo l'abbiamo raggiunto grazie ai sindacati, a una consistente ripresa internazionale e alla lira debole. E da questo punto di vista credo che non dobbiamo farci illusioni. Anche di questo dobbiamo tener conto». Ma la manovra... «Va fatta subito per ridurre i tassi e in parallelo la spesa per gli interessi. Abbiamo raggiunto livelli abnormi, a questo proposito. Quando l'inflazione ha cominciato a calare, i tassi sono rimasti fermi per diverse ragioni e il divario è diventato abnorme. Ora ci vuole la manovra e il calo dei tassi per favorire la discesa dell'inflazione. E non dimentichiamo che saremmo già sotto il 4% senza il fenomeno "mucca pazza"». Si chiede di rivedere fin da subito la riforma delle pen¬ sioni. Altrimenti, si dice, non si va in Europa... «E' una riforma molto recente. Come si fa a mettere in discussione una riforma fatta qualche giorno, qualche mese fa? L'Europa? Non considero un fatto drammatico che ci sia un'Europa a due velocità, anche perché sarà così. Ma considero legittimo, per un Paese come il nostro, aspirare a far parte della prima velocità. Ma bisogna coniugare, in politica economica, rigore ed impegno per le riforme». Già, ci sono le riforme istituzionali... «Anche qui occorre riprendere il dialogo al più presto». Ma senza Costituente. 0 no? «Quella della Costituente rischia di essere una strada lunga e tortuosa, per tante ragioni. Innanzitutto, perché ci vorrebbe una riforma istituzionale per vararla in mezzo, tra l'altro, a forti resistenze. Secondo, perché saremmo costretti a altre elezioni politiche generali, con forti tensioni e nuovi costi politici. Solo allora, forse, potrebbe partire il processo riformatore. E invece tutto potrebbe cominciare domani stesso». Come? «In Parlamento. Non c'è nulla da aggiungere. Ci sono le commissioni, le proposte». Sul federalismo, ad esempio. Ma come la mettete con Bossi? Così sarebbe tagliato fuori... «Dunque, l'onorevole Bossi ha ritirato la proposta di assemblea costituente. E adesso aspettiamo le sue richieste. Certo, dice che vuole di più, ma noi non sappiamo ancora quale di più. Si faccia avanti e vedremo. Per ora, l'unico fatto certo è che la Lega ha disdettato la proposta di costituente». Resta Forza Italia e il suo leader, Silvio Berlusconi. A proposito, dica la verità: è contento che Mediaset sia riuscita ad arrivare in Borsa? «Sì, io tengo molto al destino di quello che ritengo un patrimonio per il Paese. L'avevo detto anche a casa loro, prima delle elezioni. E sono soddisfatto d'averlo fatto. E sono contento anche per un fatto di trasparenza. Mi piace ripeterlo: noi comunisti non solo non mangiamo bambini, ma nemmeno aziende». E sulle convenzioni? Davvero è possibile una «norma transitoria» che eviti a Mediaset gli effetti immediati della sentenza della Consulta? «Si sa che le convenzioni scadranno il 27 agosto. Vedremo di trovare una soluzione prima, altrimenti studieremo qualcosa al momento. Ripeto, esiste già una buona base d'intesa. Di sicuro, non verranno negati quei 15-20 giorni in più, necessari per evitare la catastrofe». Ugo Bertone

Persone citate: Bossi, Cofferati, D'alema, Massimo D'alema, Napolitano, Prodi, Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Cernobbio, Este, Europa, Italia, Mediaset, Usa