Fiodorov: farò accordi con chiunque vincerà di A. Z.
Fiodorov: farò accordi con chiunque vincerà Fiodorov: farò accordi con chiunque vincerà MOSCA. I due protagonisti delle elezioni russe, Boris Eltsin e Ghennadij Ziuganov, pensano alla vittoria, mentre gli altri, gli outsider, ormai hanno in mente manovre post-elettorali, alleanze da stringere tra il primo e il secondo turno. Grigorij Javlinskij nega categoricamente un accordo con i comunisti, ma lascia la porta aperta a una trattativa con Eltsin: «Dipenderà non dalle poltrone che offrirà, ma dai contenuti della sua nuova politica». Ma, conscio di non poter contare di piazzarsi bene, il leader dell'opposizione democratica ritiene che, in quanto «amante della forza e dei forti», il Presidente uscente cercherà per vincere al ballottaggio l'amicizia del generale Alexandr Lebed e dell'ultranazionalista e antisemita Vladimir Zhirinovskij. Javlinskij è convinto però che vinceranno i comunisti: dice infatti di sperare in «un passaggio dei poteri pacifico». Il chirurgo Sviatoslav Fiodorov invece si dichiara disponibile a unirsi a qualunque candidato che farà un governo di coalizione che comprenda i rappresentanti dell'opposizione. E i comunisti stanno già corteggiando il popolarissimo - e ricchissimo - oftalmologo e imprenditore. L'unico che non pensa alla sconfitta è il candidato sorpresa di queste elezioni, il generale Aleksandr Lebed. «La Russia non si può spiegare con la ragione - ha detto severo ai giornalisti -, vedrete i risultati domani». Il generale è sicuro di andare al secondo turno e di vincere contro Eltsin ed è pronto a dire già martedì il nome del suo premier e del suo gabinetto, un governo di coalizione. Se non passa, è comunque tranquillo per il suo futuro, convinto che Eltsin, dicendo due giorni fa di aver già scelto un erede che poi sarebbe uno dei candidati alla presidenza, parlasse proprio del rude generale. Non teme brogli: «Certamente ci saranno, non siamo mica una democrazia vera. Ma sarà una truffa piccola, civile, al massimo il 4 per cento». Un timore, quello dei brogli, che è stato espresso, non così esplicitamente, anche da Javlinskij, che ha detto ieri di temere che le elezioni non siano del tutto democratiche e libere e che le Presidenziali russe gli hanno ricordato un voto dell'epoca brezneviana. Javlinskij ha poi accusato Eltsin di aver messo la museruola alla stampa: «Il Presidente russo si dichiara sostenitore e garante della libertà di stampa, ma poi, quando gli conviene, monopolizza i media», [a. z.]
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