« Così la Rai torna alla dc »

« « Così lo Rai toma alla de » Giulietti: Scalfaro è strumentalizzato VIOLENZA E VIDEO SROMA ENTO una "puzza" che non mi piace, mi sembra infatti che ci sia voglia di strumentalizzare la lettera di Scalfaro per incidere sugli assetti della Rai». Giuseppe Giulietti, deputato dell'Ulivo, non è un tipo che le cose le manda a dire. Il coro unanime di consensi nei confronti del presidente della Repubblica che ha bacchettato la tv di Stato, le espressioni scandalizzate di alcuni, lo insospettiscono. «C'è un'aria di integralismo spiega - che non mi torna: c'è gente che vuole una televisione pedagogica. Dirò di più ho anche il timore che dietro questi rigurgiti ci sia anche chi nasconde altri scopi. Quanti personaggi, fuori e dentro la Rai, legge queste affermazioni come un appello ad un ritorno ad una tv cattolica? E questo perché in realtà puntano a mettere tanti ex de nel consiglio d'amministrazione di viale Mazzini o dentro i telegiornali. Sì, non vorrei che tutto poi si riduca a questo, ad un ritorno alla Rai di Bernabei...mi vengono i brividi: questo è un incubo da cui fuggire». Esagera Giulietti? Attacca per difendere le posizioni della sinistra nella tv di Stato? Una risposta la si può avere ripercorrendo gli ultimi avvenimenti. Innanzitutto c'è questa missiva indignata del capo dello Stato. Poi alcune dichiarazioni del leader dell'Ulivo, che non riguardano direttamente la materia del contendere, ma che una qualche attinenza ce l'hanno. Dice infatti il presidente del Consiglio che occorre «tornare ad una definizione culturale in positivo» del «centro», che il «richiamo all'ispirazione cristiana può e deve svolgere, all'interno stesso della coalizione dell'Ulivo, un ruolo propulsivo ed equilibratore. E aggiunge: «Il ruolo delle forze democratiche che fanno dell'ispirazione cristiana un punto irrinunciabile della loro identità culturale e morale va rafforzato». Quindi, di nuovo, un'altra presa di posizione di Prodi: la risposta al capo dello Stato. Il presidente del Consiglio condivide le preoccupazione di Scalfaro e lascia intendere che il suo governo potrebbe pure individuare a questo riguardo delle modifiche normative da portare in parlamento. Certo, non si può parlare di ritorno della de, ma poco ci manca. E in Rai, dentro l'azienda, si avvertono gli stessi sintomi. Prima Nuccio Fava dichiara alla «Stampa» che il tgl deve essere «cattolico», il che tradotto in parole povere significa che alla sua guida deve rimanere un ex democristiano. Poi giungono le tirate d'orecchie per la strasmissione della Spaak, «Pascià», giudicata troppo licenziosa, e per altri programmi che indignano Scalfaro. Del resto, a presiedere il consiglio d'amministrazione Rai è Beppe Morello, un giornalista che ha una lunga consuetudine con piazza del Gesù. Capo ufficio stampa del ministro de Siro Lombardini ha poi collaborato per un periodo con un altro esponente delle scudo crociato, Guido Bodrato. Insomma, l'attuale presidente del eda Rai ha sempre gravitato nell'orbita della sinistra democristiana. E infatti Morello, dopo un lungo giro di consultazioni, si è affrettato se non a censurare le trasmissioni incriminate, quanto meno a tirare il freno. Le malelingue (saranno poi veramente tali?) di Saxa Rubra e di viale Mazzini dipingono Morello come un personaggio in corsa per succedere a se stesso, perché, dicono, ha dalla sua due sponsorizzazioni di peso: quella del segretario del ppi Gerardo Bianco e quella del presidente Scalfaro. Insomma, in un modo o nell'altro si resta sempre in quella che un tempo era casa de. E ancora, pure al tgl la lotta è tra ex democristiani. Da una parte, infatti, c'è Nuccio Fava, cui non dispiacerebbe restare assiso su quella poltrona, dove si era già seduto all'epoca della segreteria De Mita. Dall'altra c'è Giulio Borrelli, che è sì filo-pidiessino, ma che è sostenuto anche da molti ex de e cattolici di sinistra come Paolo Giuntella. Questa, quindi, è la situazione, dentro e fuori viale Mazzini. E allora, ha ragione o no Giulietti, quando dice che «c'è chi strumentalizza Scalfaro per influire sugli equilibri del prossimo Cda Rai»? Maria Teresa Meli