Gli azzurri che tristezza

Gli azzurri; che tristezza Gli azzurri; che tristezza Rafforzata la vigilanza per la squadra DELL'ITALIA AALSAGER D Alsager, nel campus universitario che ospita gli allenamenti degli azzurri, la notizia dalla bomba giunge attorno a mezzogiorno. E' confusa, vaga, contraddittoria, racconta che ci sono morti, no, sono rimasti feriti solo gli artificieri che stavano disinnescando l'ordigno, macché l'esplosione è stata violentissima però i danni sono unicamente alle cose, è andato distrutto un centro commerciale. E tale indeterminatezza entra nello spogliatoio dove i giocatori e Sacchi sono tornati dopo le corsette sul campo assediato da centinaia di tifosi inglesi e italiani. Dallo stanzone compare Bucci, il portiere di riserva. Porta in spalla un sacco di palloni, domanda: «Ma è vero che i terroristi dell'Ira hanno compiuto un attentato nel centro di Manchester?» e poi ironizza «Aliò, come siete informati» sulle risposte incerte e tutte diverse che riceve dalla torma di cronisti in attesa di azzannare con domande polemiche gli eroi sconfitti dalla Repubblica Ceca. A poco a poco la notizia si veste di numeri e resoconti meno approssimativi, Costacurta è il primo dei nazionali ad apprenderli. Perché è il primo ad uscire per correre incontro al pomeriggio e la notte di libertà concessi dal et. Chiede dov'è scoppiata la bomba, mormora «Che cosa infame», se ne va inseguito dall'ordine di un dirigente: «Tieni il cellulare sem- pre acceso, potrebbe essere necessario rintracciarti con urgenza». Il difensore sorride: «Speriamo di no» e s'allontana verso i baci della bella Martina Colombari che l'attende a Manchester. Dove ci sono tutte le domie (mogli, fidanzate, amiche) dei calciatori. Intanto, Sacchi affronta la conferenza stampa. Quando ha terminato di giustificare se stesso e 1 suoi uomini per il rovescio subito la sera prima a Liverpool, chiede lumi sull'esplosione e dichiara: «Purtroppo della vita fanno parte anche le brutture, la gente non è tutta buona come si vorrebbe... siamo vicini a chi sta soffrendo per questa follia criminale, quale assurdità, quale tristezza». I giocatori sciamano veloci, rimangono solo Zola, Chiesa, Peruzzi, Ravanelli e Apolloni. Sono i «cinque di giornata», quelli che hanno l'obbligo di soddisfare la professionale curiosità dei giornalisti. Zola, quando sente dov'è avvenuto l'attentato, sobbalza: «Accidenti, mercoledì scorso, dopo il debutto vittorioso sulla Russia, avevo approfittato della breve vacanza concessaci per andare a Manchester ed ero finito proprio a passeggiare in quel centro commerciale, enorme e ricco di ogni ben di Dio. Davvero è stato distrutto? Davvero ci sono tanti feriti Mettere una bomba, che cosa c'è di più vile? Credo, e temo, che lo spirito sportivo degli Europei sia irrimediabilmente rovinato da questa pazzia. Sì, è sul serio un duro colpo per questa manifestazione che doveva essere solo di gioia, una grande festa». Zola, come i compagni, parte per Manchester: vi rimarrà poco. Sono già scattate le misure di sicurezza, gli azzurri e le loro donne sono allontanati dalla città e condotti a Chester, piccolo, quieto centro affondato nel verde della campagna, a mezz'ora d'auto da Manchester. Qui pernotteranno. Intanto Max Paganini, respon- Zola: in quel centro pieno di ogni ben di Dio c'ero stato. Che cosa c'è di più vile che mettere bombe? Da sinistra, il tecnico della nazionale italiana Arrigo Sacchi, Enrico Chiesa e Fabrizio Ravanelli

Luoghi citati: Liverpool, Manchester, Russia