Un colpo al cuore degli Europei di Fabio Galvano

I terroristi avvertono, ma gli artificieri non fanno in tempo a disinnescan I terroristi avvertono, ma gli artificieri non fanno in tempo a disinnescan Un colpo al cuore degli Europei Camion-bomba dell'Ira a Manchester, 226feriti] LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'Ira ha portato la sua guerriglia nel cuore dei campionati europei di calcio. Un camion-bomba nel centro di Manchester, dove oggi si giocherà l'attesa partita fra Germania e Russia, è esploso ieri mattina mentre gli artificieri dell'esercito cercavano di disinnescare l'ordigno con un robot. Non ci sono morti, per ora; ma quattro dei 226 feriti sono in condizioni che vengono definite «critiche», mentre altri 8, anch'essi ricoverati in ospedale, sono «gravi». Sebbene l'Ira non abbia ancora rivendicato l'esplosione, avvenuta presso il centro commerciale di Arndale, non sembrano esserci dubbi sulla paternità dell'attentato: lo stesso primo ministro britannico John Major, esprimendo ieri pomeriggio lo sdegno della nazione, ha puntato un dito accusatore contro l'Ira. I sentimenti attorno alla questione nordirlandese si riaccendono, la pace appare più lontana. L'esplosione è avvenuta alle 11,20 (le 12,20 italiane), quando la polizia aveva già identificato il furgoncino con la potente carica d'esplosivo e gli artificieri erano al lavoro. Avreb¬ be potuto essere un massacro, nella giornata di sole che precedeva la «festa del papà» e che aveva quindi attirato migliaia di clienti nei negozi della zona. Ma la polizia, avvisata alle 10 da una telefonata anonima a una stazione tv, era riuscita a sgomberare la zona. Sarebbe proprio quella telefonata a rivelare il ruolo dell'Ira: l'accento irlandese dell'anonimo interlocutore, i codici di riconoscimento, tutto porta a tragiche passate esperienze. «E' un gesto terribile», ha detto Major esprimendo la «completa condanna» dei responsabili. «Quest'esplosione - ha aggiunto - sembra opera dell'Ira, opera di pochi fanatici». Ma il presidente del Sinn Féin, il partito che è l'ala politica dell'Ira, ha rifiutato di esprimere ieri la condanna che gli veniva richiesta per l'esplosione di Manchester. «Aspettiamo di conoscere i fatti con maggiore chiarezza», ha detto Gerry Adams, limitandosi poi ad aggiungere: «Se l'esplosione è collegata al conflitto irlandese, è ovvio che mi dispiace e provo solidarietà con i feriti». Non è stata una giornata felice per l'uomo che molti additano come la «colomba» nelle file dei nazionalisti irlandesi. Anche di fronte al¬ la bomba che poteva provocare un massacro egli ha cercato di conservare intatta quella facciata. «Quali che siano le cause dell'episodio di Manchester - ha detto - obiettivo del Sinn Fein resta la necessità di restaurare il processo di pace e non ci lasceremo sviare da quel dovere». Ma pochi ormai gli credono. ((Adesso - ha dichiarato Major con durezza tutti sanno perché il Sinn Fein non è coinvolto nel negoziato di pace. Non lo sarà fino a quando non ci sarà una completa e indubbia tregua da parte dell'Ira». Il partito di Adams, com'è noto, non è stato ammesso lunedì scorso alle trattative avviate a Belfast; proprio per il rifiuto dell'Ira di proclamare una nuova tregua. L'Ira ha colpito, come è sua abitudine, con il massimo effetto. Perché anche se l'esplosione di Manchester non è paragonabile - in termini di danni materiali - a quella con cui i repubblicani rilanciarono dopo 17 mesi di silenzio la loro politica del terrore con la bomba di febbraio nei Docklands di Londra, ha colpito l'Inghilterra in un momento particolare: durante gli europei di calcio, con tutto il mondo alla tv, mentre Inghilterra e Scozia si affrontavano nella grande sfida di Wembley (come a dire: ri¬ cordate che c'è anche l'Irlanda); e nella giornata in cui, con la suggestiva e tradizionale cerimonia del «Trooping the Colour», la Regina celebrava ufficialmente i 70 anni compiuti ad aprile. Ma soprattutto la bomba - e quelle che potrebbero fare seguito nei prossimi giorni in altre città inglesi - potrebbe affossare il controverso negoziato di Stormont, nato zoppo e, assente il Sinn Fein, senza quella «totalità di protagonisti» che doveva essere la sua caratteristica fondamentale. La bomba di Manchester, secondo il leader dei liberaldemocratici Paddy Ashdown, «può servire a distruggere il processo di pace o può essere intesa come un tentativo dell'Ira di aprirsi con le bombe la strada verso il negoziato». Scartata la seconda ipotesi, dal momento che né Londra né Dublino potranno mai accettare un ricatto armato, resta la possibilità che Manchester rappresenti un passo decisivo dei «falchi» repubblicani per mettere a tacere una volta per sempre le «colombe» disposte al compromesso e al dialogo. E', in fondo, la lettura - scontata, per ovvi motivi - dei lealisti protestanti, che nell'attentato di ieri vedono la rinuncia repubblicana al processo di pace. Il viceleader del Dup, il partito del reverendo Ian Paisley, è stato tagliente: «Questa bomba - ha detto Peter Robinson - dimostra che Adams non vuole o non può controllare l'Ira». Secondo Ken Maginnis, dell'Ulster Unionist Party che è il maggiore del Nordirlanda, «Ira e Sinn Fein non hanno più alcuna giustificazione intellettuale o ideologica». E persino dall'Sdlp, la formazione dei cattolici moderati, la condanna è ferma. «Si pone un punto interrogativo sulla sincerità della leadership repubblicana, la tregua si allontana», ha detto Joe Hendron. A Sud del disperato confine irlandese la condanna non è meno severa. Il primo ministro John Bruton ha definito «esecrabile» questo nuovo capitolo. Dublino è particolarmente infiammata: proprio ieri, infatti, l'Ira ha ammesso che sono stati i suoi uomini a uccidere, il 7 giugno, un poliziotto di scorta a un veicolo portavalori. «Ma l'azione non era stata autorizzata», si è difesa l'Ira. Parole che cadono nel vuoto, dopo l'esplosione che ha squassato Manchester e il cuore dell'Inghilterra. Fabio Galvano

Persone citate: Adams, Gerry Adams, Ian Paisley, Joe Hendron, John Bruton, John Major, Ken Maginnis, Paddy Ashdown, Peter Robinson