Voragine nella fortezza Yen

Voragine nella fortezza Yen Come nel caso Barings, un manager si è lanciato in operazioni selvagge Voragine nella fortezza Yen Buco di 3 mila miliardi alla Sumitomo TOKYO DAL NOSTRO INVIATO Di nuovo un crack colossale per migliaia di miliardi di lire ad opera di una sola persona all'interno di una delle maggiori aziende del mondo; un buco senza fine accumulatosi per anni come un bubbone nascosto e infine esploso facendo tremare i mercati internazionali; operazioni spericolate all'interno di un grande gruppo ma con scorrerie sui mercati senza che nessuno se ne accorgesse. La Sumitomo, terza delle maggiori compagnie di trading, i nove pilastri della fortezza economica nipponica, le «keiretsu» eredi delle «zaibastu» d'anteguerra, ha annunciato ieri di aver scoperto un buco di un miliardo e 800 milioni di dollari, circa 2 mila e 700 miliardi di lire, nel commercio del rame. Le perdite, finora nascoste, si sarebbero accumulate negli ultimi dieci anni, causate da «operazioni non autorizzate» sui mercati di New York e Londra eseguite dal responsabile del settore, Yasuo Hamanaka, 49 anni. Con 150 miliardi di dollari di fatturato l'anno scorso, la Sumitomo ha dichiarato di essere in grado di assorbire le perdite, ma il suo titolo è stato ieri sospeso alla Borsa di Tokyo. Titoli di società affiliate, come la Sumitomo Bank, sono stati trattati regolarmente e la loro quotazione è rimasta invariata. Ma le maggiori agenzie di rating americane annunciano di rivedere la classificazione del gruppo, finora ai livelli più alti Sui mercati intemazionali il prezzo del rame ha avuto un crollo fino al 20 per cento. Forte del ruolo della Sumitomo, che da sola controlla un terzo delle importazioni di rame in Giappone, che consuma il 15 per cento della produzione mondiale, Hamanaka, con la complicità di un altro funzionario anni fa uscito dalla compagnia, si era da tempo lancialo in ardite speculazioni sui «futures». Sui mercati era noto co¬ me «Mister 5%», perché per le sue mani passava appunto il 5% delle trattazioni mondiali. In ogni caso, il mito della società di gruppo nipponica e dei suoi meccanismi di controllo sociali e aziendali viene squarciato dallo spirito di iniziativa individuale di Yasuo Hamanaka. Il presidente della Corporation, Tomiichi Akiyama, potrebbe dimetersi per la fine del mese. Con la sua impresa, Hamanaka stabilisce un record, superando quello di Nick Leeson, lo spericolato operatore di 29 anni basato a Singapore che l'anno scorso, avendo accumulato una perdita di 1 miliardo e 400 milioni di dollari ha portato al fallimento la più venerabile delle banche britanniche, la Barings. Pochi mesi fa anche una banca giapponese, la Daiwa, aveva subito una perdita di oltre un miliardo di dollari presso la sua filiale di New York per ardite operazioni di un funzionario. La scoperta della voragine della Sumitomo è avvenuta grazie a un'inchiesta avviata in cooperazione con gli organismi di sorveglianza delle borse merci americane e inglesi, la «US Commodities futures trading cominission» e il «UK Securities and investment board», determinati a far luce sulle recenti oscillazioni del prezzo del rame, provocate dalle crescenti scorrerie di Hamanaka. Secondo fonti di Singapore, il buco potrebbe essere maggiore: 2 miliardi e mezzo di dollari. Fernando Mezzetti Hamanaka dirigeva il commercio del rame per la terza compagnia di trading nipponica Il clamoroso crack sarebbe nato da ardite speculazioni sui «futures» Il presidente della Sumitomo Corporation Tomiichi Akiyama ieri prima di incontrare i giornalisti; a destra un impiegato del colosso commerciale giapponese coinvolto nel colossale crack

Luoghi citati: Giappone, Londra, New York, Singapore, Tokyo