La Rai: noi siamo innocenti di Maria Grazia Bruzzone

La Rai: noi siamo innocenti La Rai: noi siamo innocenti «In onda soltanto cronache asettiche» «SATANISMO» NEL MIRINO AROMA I piani alti di viale Mazzini minimizzano imbarazzati. E fanno addirittura passare la riunione improvvisa dei direttori di rete e testata, capistruttura più importanti, convocati senza preavviso in mattinata dal presidente Morello e dal responsabile della Consulta qualità Jacobelli, come un incontro qualsiasi. Un meeting ordinario «che fa seguito al comitato editoriale del giorno prima dedicato allo studio dell'Osservatorio di Pavia su tv e violenza, e al convegno sulla qualità dei programmi per ragazzi», recita il comunicato ufficiale dell'azienda. Come se la lettera di Scalfaro inviata al presidente del Consiglio trasmessa «per conoscenza» anche al presidente della Rai, non sia mai arrivata. O sia qualcosa da tenere nascosto (e infatti il testo verrà divulgato solo a tarda sera). Qualcosa di molto imbarazzante per un servizio pubblico decapitato, sul quale, in tempo di nomine, sono accesi i riflettori della politica. Una Rai che, per ironia, proprio della qualità, della lotta alla violenza e dell'attenzione ai giovani aveva fatto, con la Moratti, la sua bandiera. Naturalmente, invece, l'occasione dell'incontro è proprio la lettera di Scalfaro che trae spunto dalla vicenda dei «bambini di Satana» per stigmatizzare «le immmagini violente e i linguaggi crudi» dell'informazione televisiva. Morello, che pure ha una lunga consuetudine col Presidente della Repubblica, ne legge ai di rettori i passi salienti, ed è il primo ad essere sorpreso. Di più «Sono profondamente turbato», dice ai presenti, facendo notare che è la prima volta nella storia della Rai che un Capo dello Stato invia una missiva del genere al capo del governo. Jacobelli fa notare che nelle ultime settimane l'Avvenire, il quotidiano della Cei, ha ripetutamente attaccato la Rai per come tratta i fenomeni satanici, ricordando che nella Chiesa c'è dibattito. «Non chiedo alcuna censura ma solo più attenzione», conclude tuttavia il presidente ad interim della Rai. E il direttore del Tg3 Italo Moretti prende la palla al balzo. Rileva che il rimprovero che trae spunto dalla vicenda dei «bambini di Satana» è «singolare nella forma e affatto dovuto nella sostanza». E Nuccio Fava, pur considerando «giusto e opportuno» l'appello di Scalfaro per quanto riguarda la generalità del problema, non concorda nello specifico. Il Tgl non ha nulla da rimproverarsi, anzi. Ha trattato la vicenda con molta cautela, senza riferimenti ai bambini né enfasi, visive o verbali. Lo stesso ripete Soccillo, il vice di Mimun, che rappresenta il Tg2. «I tre servizi che abbiamo mandato in onda sono sostanzialmente quelli arrivati dalla redazione di Bologna», spiega. E la parola passa al direttore della Tgr Vigorelli, a rigore responsabile di quanto arriva dalla periferia. Che considera «dovuto» l'allarme di Scalfaro. Ma sui casi concreti non ha nulla da eccepire. Da vecchio esperto di truculenze e cronache a effetto, all'occorrenza sa bene dosare e graduare al massimo toni e immagini. Tanto che è sua la proposta, fatta propria ieri dal vertice Rai, di dar vita a un corso di linguaggio visivo per i giovani telecronisti che spesso mancano della sensibilità e della conoscenza necessaria. I servizi in questione, realizzati a Bologna da Stefano Tura e Gianstefano Carrasso, sono assolutamente asettici e ipercensurati, spiega Vigorelli. Si vedevano i tre arrestati uscire dalla caserma, in manette, entrare nelle gazzelle della polizia che se ne andavano sgommando, il cancello del casale abbandonato, i vetri rotti, la conferenza stampa. Insomma, pura cronaca e anche limitata, senza i particolari su riti, bare e bambini raccontati dai giornali. E allora, quali parole, quali immagini hanno dato lo spunto a Scalfaro? Se i direttori sono arrivati con le loro cassette, anche il Presidente avrebbe allegato alcune registrazioni dei passi, diciamo così, scandalosi. Insomma, alla fine a fare il «mea culpa» è solo il direttore del Gr Porcacchia. Il quale ammette che sì, effettivamente, domenica mattina è anda¬ to in onda un servizio da Roma dove il redattore aveva incautamente preso alcuni brani dalle agenzie di stampa con dettagli che potevano risultare raccapriccianti. «Se ne poteva fare a meno». E la tv? Si parla di un servizio di TV7 trasmesso quasi a mezzanotte dove Dimitri, il capo della setta che peraltro appare spesso nei salotti del Costanzo show e di Unomattina a reclamizzare i suoi satanici riti, sarebbe apparso tra fuochi e fiamme diabolici in dissolvenza, immagini di diavoli e stelle a cinque punte. Pur comparendo, a fine servizio, saldamente ammanettato. Alcuni sostengono che anche lo «spot» di un minuto e dieci secondi che nel Tgl di domenica sera, come al solito, reclamizzava il rotocalco della tarda serata, per attrarre gli spettatori avrebbe condito il brano dell'intervista al capo della setta con le stesse immagini spettacolari. Ma al Tgl negano. Dal direttore Fava, ai redattori, all'equipe di Tv7. «In quel minuto si vedeva solo la faccia dell'intervistato, con sotto delle didascalie che ne annunciavano l'arresto», spiega Romano Tamberlich. Maria Grazia Bruzzone Il direttore del Tg3 Italo Moretti

Luoghi citati: Bologna, Pavia, Roma