Tra i giovani dinosauri di Domenico Quirico

«Boris, ti sfido a tennis» Ira i giovani dinosauri Ifigli rossi della perestrojka ARCIPELAGO NOSTALGIA E MOSCA LTSIN li stordisce con il rock, li corteggia abrogando la naia, li abbaglia brandendo il vangelo di una (futura) ricchezza. Eppure ci sono giovani che sono pronti a votare per le vecchie salsicce trasudanti stagnazione, per i pomodori striminziti della miseria, per i tempi in cui era proibito tutto ciò che non era esplicitamente permesso. Domenica firmeranno con Ziuganov un conturbante contratto, non perché sperino che la vulgata marxista di questo arrugginito gladiatore brezneviano possa portarli verso altre terre promesse, ma per dire no al nemico per antonomasia, Eltsin, e alle sue orde di faccendieri che litigano per il bottino. Voteranno rosso anche se hanno letto Solzenicyn, se a scuola hanno studiato i tempi in cui la Russia, anzi l'Urss, si copriva di gulag come un eczema misterioso. Decisive in queste elezioni saranno le scelte proprio di quelli che hanno tra i 18 e i 35 anni, la generazione X di Gorbaciov, gli orfani del comunismo e della perestrojka, delle disertate liturgie del passato e anche di un surrogato del futuro, ma saldamente impantanati in un insopportabile presente. L'università di Mosca è un gigantesco sarcofago dove ancora circola il respiro lungo dell'homo sovieticus, tra fosche monumentalità assiro-babilonesi e cupole aggredite da una delusa e macerata vecchiezza. Eugenj, Nicolaj e Dimitri sono dirigenti del comitato studentesco, 13 mila iscritti in maggioranza ragazzi che arrivano dalle dimenticate province dell'impero eltsiniano, piene di rancore verso Mosca ladrona, zeppa di miliardi facili e di corruzione. «Con la borsa di studio dell'epoca comunista potevi mangiare, vestirti, andare al cinema e a teatro. Lo Stato pensava al tuo futuro, ti dava una professione. Oggi non ci sono soldi per i laboratori, per l'attività scientifica e per tenere in piedi i locali. Con 80 mila rubli (meno di 40 dollari) alcuni di noi non possono neppure tornare a casa perché non hanno i soldi per il biglietto. Per mangiare devi lavorare, ma così non c'è tempo per studiare, preparare gli esami, soprattutto nei primi due anni che sono . ~>iù duri. E poi anche se riesci a lau. jarti forse a Mosca trovi un lavoro, ma in provincia o vai a morire di fame nelle industrie di Stato che stanno chiù- dendo o fai il contadino». Le loro analisi sono disincantate, ben lontane dalle scorie del vecchio mondo che ora rischiano di riabilitare. Ma c'è una linea che non si riesce a passare, dove scattano nuovi allarmanti silenzi, nuove amnesie, nuove zone d'ombra: il giudizio sul passato. Perché sempre, se va in frantumi com'è accaduto in Russia una società, ma restano in vita in qualche modo il materiale umano e le condizioni della sua sopravvivenza, dai ruderi nasce un nuovo che ò molto vicino a ciò che è crollato. «Lo stalinismo, le grandi purghe, i milioni di morti? Va bene quello che diceva Churchill: Stalin aveva preso il comando della Russia quando era povera e contadina, e l'ha lasciata con la bomba atomica. Solzenicyn l'abbiamo letto, a scuola. E allora? Non è un caso che da quando è tornato non è più apparso in tv, non ha più aperto bocca. Perché tutto questo gli fa schifo. Dite che Ziuganov è un uomo della nomenklatura comunista? Perché Eltsin che cosa era?». Ziuganov serve per dare una catarsi all'oggi, perché è l'unico che è veramente alternativo a Eltsin, poi si vedrà: «Prima di tutto bisogna mettere a posto questo bordello, cancellare criminalità e corruzione. L'errore dei democratici, di Gorbaciov, è di aver sottoposto chi per settantanni aveva vissuto in una certa situazione politica allo choc della riforma economica. Bisognava fare come in Cina e in Vietnam, procedere a piccoli passi, preparare la gente alla nuova situazione. Non si può buttare chi credeva che il capitalismo fosse il male e il socialismo il bene nel mare dell'economia di mercato come un bambino che non sa nuotare. A Pechino e ad Hanoi non c'è la democrazia? Pazienza. Prima o poi arriverà». Andrej Ezeuskij è un dinosauro, giovane, scattante ma pur sempre un dinosauro. E' sopravvissuto per una straordinaria combinazione geostorica e ora sogna di moltiplicarsi. Di mestiere fa, come si diceva una volta, il rivoluzionario di professione, il commesso viaggiatore del passato comunista, l'impiegato mal pagato della prossima quinta o sesta Intemazionale. Il Cremlino, le stanze del potere, sono fisicamente a due passi dal luogo in cui chiacchieriamo, ma per lui sembrano ancora molto molto lontane. A meno che... non vinca Ziuganov, anche se lo definisce un mezzo comunista, utile solo per guadare questi giorni opachi. Perché, come sanno anche le babouchke, le vecchiette del mercato, il programma del nuovo pc pieno di democrazia e di libertà è come lo smoking che va bene per le grandi occasioni ma poi finirà nell'armadio. Ezeuskij è presidente del comitato centrale del Komsomol di Russia: proprio il Komsomol, la Shangri La della gioventù comunista, con i suoi 20 milioni di iscritti, i palazzi, gli alberghi, le agenzie turistiche, gli ostelli, i bilanci miliardari, sparita nel '91 nei gorghi dell'Urss e miracolosamente rinata. Alcuni dirigenti della vecchia organizzazione sono diventati banchieri di successo. Andrej, con la sua ventiquattrore di cattiva plastica, invece, orchestra una tribù di 30 mila apostoli che insegnano a sillabare le antiche cantilene: marxismo-leninismo, centralismo democratico, democrazia socialista. Usano le callide malizie bolsceviche, le organizzazioni di base, le cellule. Funzionerà nella Russia ormai collegata a Internet? Andrej scommette di sì: «I giovani usufruiscono ancora dei resti dello Stato assistenziale comunista, usano la sanità gratuita, la scuola gratuita, vivono nelle case gratuite assegnate ai genitori. Ma tutto questo si sta esaurendo. In alcune università si devono pagare milioni per non essere cacciati, per sposarsi bisogna trovare una casa da 40 milioni, nelle industrie liquidate non ci sono più posti e bisogna andare sulla strada per vendere merce che viene dall'Occidente e rende ricco l'Occidente. E allora vi dico la vecchia massima marxista: l'esistenza definisce la coscienza. Oggi la coscienza non c'è perché ci sono i resti del comunismo, ma domani spunterà e allora il regime dovrà pagare». Domenico Quirico <mì- «Stalin? Ci ha resi una grande potenza Solzenicyn? E' tornato ed è ammutolito Eltsin? Era nel pcus»