Il generale Ordine e Buonsenso

Un trionfo rock perEltsin Il generale Ordine e Buonsenso Lebed: vi libererò dalla dittatura dei burocrati LA GIORNATA DEL CANDIDATO STVER QUILLANO le trombe, rullano i tamburi, i cadetti della scuola Suvorov marciano sulla piazza. Alexandr Lebed, in alta uniforme, guarda soddisfatto questi ragazzi diciassettenni, magri, brufolosi, i baffi appena spuntati. E le mamme dei soldati bambini, acceccate dai gradi d'oro di generale che splendono al sole, spingono i figli: «Fatti una foto con lui e ricordati che da grande devi essere così». Lebed paziente cerca di sorridere. Ma la sua faccia rude dalla mascella pesante non è fatta per il sorriso, e le labbra si aprono a fatica in una smorfia un po' minacciosa. Siamo a Tver, una piccola città dove tutti, dal vigile urbano alla vecchietta che vende semi di girasole e cipolle tenendoli in grembo, sanno che è arrivato Lebed, e vogliono seguirlo. Da qui a Mosca ci sono solo 180 km di campi, boschi e laghi, ma questa è già vera provincia russa, smarrita e ingenua, che non ha ancora capito bene cosa è accaduto dal 1985 in poi. Ed è qui che abita il popolo del generale Lebed, forse il più carismatico candidato alla presidenza russa. E' agli abitanti di queste casette di legno senza una parete che stia dritta che Lebed si rivolge. Parole chiare, comprensibili, precise, battute azzeccate, frasi corte e pesanti come ordini: «Per voi, per la gente comune, è tutto come prima. Vi sfruttavano i burocrati rossi, ora ci sono quelli democratici. Ma è sempre la stessa gente, la piaga eterna, la nomenklatura. E' colpa loro se campate a stento, invece di vivere una vita bella, ricca e libera». La gente sospira. L'avevano sempre sospettato che il problema non era l'ideologia o l'economia, cose troppo grandi e incomprensibili, ma persone fisiche: quel direttore o funzionario ladro che ti rovina la vita. Ora lo sanno con certezza e finalmente hanno trovato uno che lo dice. . Le stesse cose le diceva Eltsin nel '91, e ha vinto. Certo, parlava anche di democrazia. Ma i tempi sono cambiati e la ricetta di Lebed è un'altra, molto semplice: ordine, ordine, ordine. Una parola magica che in Russia può essere tutto, dittatura compresa. Per Lebed significa cacciare i burocrati corrotti, mettere dentro ladri e banditi e fissare delle regole del gioco ri¬ l popolo ratore coreano» spettate da tutti. «Dal burocrate non deve dipendere più nulla: finanziamenti, distribuzione, licenze, appalti. Lasciate la gente libera di agire, e vedrete che i russi, uno dei popoli più ingegnosi e laboriosi del mondo, produrranno un miracolo che farà impallidire la Corea». Ma lo sa che il suo è un programma liberale? Il generale è imbarazzato, tace, si guarda in giro come uno scolaro che non sa la risposta e cerca disperatamente un suggerimento. A lui, militare di carriera che ha indossato l'uniforme dell'Armata Rossa a 18 anni e l'ha abbandonata solo ora, a 46, la parola «liberalismo» non dice niente. «Non sono un liberale, sono un generale», sbotta. «L'economia non è la causa, è solo una conseguenza.» Forte della sua esperienza di 30 anni in caserma, Lebed è convinto che tutto dipenda da un ordino, da come e chi lo dà. E la provincia, gli orfani di uno Stato padre che puniva, ma difen¬ deva anche, lo accetta e lo acclama come la sua speranza. Non li spaventano le sue idee politiche vaghe e una visione della democrazia molto stravagante. Il Parlamento? «Chiacchieroni inutili, deve essere piccolo, competente e nominato dal Presidente». L'opposizione? «L'abolirò. Troppo comodo per i fannulloni: storci il naso in tv una volta a settimana e te ne vai a nanna». Roba da far inorridire un occidentale, ma gli abitanti di Tver applaudono perché non hanno ancora capito a cosa servono quei tizi che siedono alla Duma e «spendono un sacco di soldi». E l'Occidente per Lebed non è un'icona: «Troppo burocratico, troppe tasse. I valori occidentali sono belli, ma dobbiamo fare di testa nostra. Sa, Gorbaciov ha piantato cactus a Foros. Il clima pareva adatto, ma sono appassiti». Ma questo generale con la faccia da Schwarzenegger che sembra uscito da un film americano della «Il Parlaminutili. L'oTroppo co guerra fredda non dimostra aggressività, ma un buon senso quasi casalingo condiviso dai suoi elettori. E' pronto a lasciare andare la Cecenia pur di non far morire laggiù i soldati: «Abbiamo esaurito la nostra quota di guerre c rivoluzioni». Ha combattuto in Afghanistan e da allora odia la guerra. Nel '92 con il suo intervento ha fermato la carneficina tra russi e moldavi nel Dnestr, una delle enclave di follia o violenza sono sulle rovine dell'Urss. «Lo scriva, lo dica agli italiani - esorta - la Russia non farà mai più guerre. Saremo amicissimi di tutti». Di lei si dice che vuole rifare l'Urss. «Chi non la rimpiange non ha cuore, chi la vuole indietro non ha cervello». E l'espansione della Nato? «Se hanno tutti questi soldi facciano pure. Spiegherò semplicemente ai contribuenti tedeschi, italiani ecc., che dovranno pagare un pugno di ferro puntato contro il nulla. Non attaccheremo». E l'arsenale nucleare? «Da ridurre. Ci siamo vantati che i nostri missili bastano a distruggere la Terra 51 volte. Che fesseria! Basta una, no?». Un generale pacifista e dal cuore tenero. Nel tempo libero gioca con il suo bobtail e prima di dormire si immerge nel mondo allegro e spensierato di «La mia famiglia e altri animali» di Gerald Durrell. Al suo fianco la moglie Inna, cappelli rossi e sorriso dolce, che lo guarda innamorata: «Con lui mi sento in una fortezza». Lo donne intorno sospirano d'invidia. Siamo a tre giorni dal voto e la carica anti-establishment e il carisma da «uomo forte» stanno portando punti inaspettati a Lebed. E' già terzo nei sondaggi e dice che arriverà secondo. «Per queste elezioni ho ancora qualche dubbio, le prossimo le vinco cosi». E schiocca le dita. Anna Zaf esova «Se sarà libero di agire il popolo russo, ingegnoso e lavoratore farà impallidire il boom coreano» «Il Parlamento? Chiacchieroni inutili. L'opposizione? L'abolirò Troppo comoda per i fannulloni» «E' colpa loro se campate a stento invece di fare una vita bella e ricca» rBh< A destra, militari russi mascherati in Cecenia davanti a uno striscione elettorale. A sinistra, Lebed; sotto, giovani comunisti

Luoghi citati: Afghanistan, Cecenia, Mosca, Russia, Urss