«Basta stipendio un lavoro ai pentiti»
Interno Il programma dovrebbe riguardare i più giovani tra i 1200 collaboratori di giustizia «Basta stipendio, un lavoro ai pentiti» Piano del Viminale-. «Molti ex boss sono favorevoli» ROMA. Anziché uno stipendio mensile, i collaboratori di giustizia potrebbero ricevere un appannaggio pari a due anni di stipendio, con il quale aprire una attività commerciale. E' una delle ipotesi formulate da Antonio Manganelli, direttore del Servizio Centrale di Protezione del ministero dell'Interno, intervenuto al convegno «Collaboratori di giustizia e mondo del lavoro: quale futuro e quale contributo dal volontariato», organizzato dalla Associazione delle volontarie del servizio sociale cristiano. «Il numero dei collaboratori di giustizia aumenta giorno per giorno - ha detto Manganelli -. Attualmente sono 1223, ai quali si aggiungono circa 5 mila familiari. Tutta questa gente crea difficoltà di gestione alle forze dell'ordine, che impiegano per questo servizio quasi 6000 uomini, e allo Stato, che se ne prende cura pagando loro una sorta di stipendio e preoccupandosi di trovargli un alloggio». Manganelli ha parlato delle novità che presto cambieranno il mondo dei pentiti; in particolare ha detto che «bisogna dare loro un lavoro, per non far sì che cadano nell'ozio. Si tratta di persone che nel 70% dei casi hanno meno di 40 anni, mentre tra i familiari di coloro che hanno meno di 40 anni si raggiunge l'82% e di questi il 43% ha addirittura meno di 18 anni». «Per questo - aggiunge il direttore del Servizio che si occupa dei collaboratori - stiamo tentando di avviare alcune persone verso attività economiche autonome. Questo, in particolare, per quei pentiti che ancora giovani possono essere reinseriti nella società». Manganelli, nel corso del convegno (che ha visto la partecipazione tra gli altri di Pietro Grasso, magistrato della Procura nazionale antimafia, Zaira Secchi, magistrato presso l'ufficio di sorveglianza del Tribunale di Roma, don I ligi Ciotti, presidente del Centro Abele), ha spiegato che quando si parla di pentiti «spesso si tratta di persone ancora giovani che non hanno mai lavorato, magari hanno alle spalle 50 omicidi, ma nemmeno un giorno di lavo¬ ro», e allora, aggiunge, «l'idea potrebbe essere quella di dare anziché uno stipendio mensile, che so, una somma pari a due anni di stipendio, tanto da permettere loro di avviare una piccola attività commerciale. Molti di loro sono interessati a questo tipo di programma, alcuni hanno pensato di avviare un'edicola, altri una tabaccheria, altri ancora potrebbero intraprendere attività di fruttivendoli o avviare una piccola azienda agricola e ancora piccole imprese edili. Sono questi i filoni che più interessano. Non tutti potranno diventare commercianti, per altri pensiamo anche ad altre soluzioni». Per Manganelli, «chi per esempio sa fare l'infermiere e magari aveva un posto in una Usi di Palermo deve essere messo in condizione di svolgere lo stesso lavoro, magari in una Usi di Udine. Per far questo però - dice - ci sono molte difficoltà, perché far assumere una persona che non rientra nei progetti aziendali crea non pochi problemi, spesso insormontabili. Esistono una serie di barriere istitu¬ zionali che pian piano dobbiamo superare, ma sarà un lavoro lento. Bisognerebbe riuscire a personalizzare i vari programmi di protezione attraverso uno studio delle individualità e delle proprie capacità; tutto questo attualmente riusciamo a farlo tra mille difficoltà perché la grande quantità di collaboratori rende difficile personalizzare i programmi». Manganelli, che da tre mesi è stato chiamato a svolgere l'incarico di direttore del servizio di protezione, si dice fiducioso di riuscire entro l'anno a «realizzare il decentramento periferico del servizio centrale di protezione che è un'altra tappa importante. Realizzeremo 14 uffici periferici, nelle 14 città che corrispondono alle 14 regioni dove i collaboratori sono generalmente sistemati c questi centri gestiranno i problemi dei singoli man mano che si porranno». Ha poi aggiunto che «entro giugno tutti i collaboratori e i loro familiari potranno disporre dell'assistenza sanitaria diretta». [Agi] A sinistra: Massimo D'Alema Sopra: Leoluca Orlando
Persone citate: Antonio Manganelli, Centro Abele, Ciotti, Leoluca Orlando, Massimo D'alema, Pietro Grasso, Zaira Secchi
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