UN CEROTTO SULLE NOSTRE INQUIETUDINI di Stefano Bartezzaghi

UN CEROTTO SULLE NOSTRE INQUIETUDINI UN CEROTTO SULLE NOSTRE INQUIETUDINI IL cerotto era turto un alrro oggetto, prima che la vecchia, innocua ".salute" vestisse i panni atletici e protervi della fitness. Già nel nome, il cerotto tradiva la sua vaga vocazione alla goffaggine, con quell'uscita in otto che lo taceva rimare con l'orsacchiotto e con il salsicciotto. La sua funzione, poi, era quella della toppa. Dice un proverbio: «pezo '1 tacòn del buso- (sembra spagnolo, è veneto: puro Nord-Est italiano). Il cerotto è la toppa, o «tacòn» che deve rimarginare il buco, smentendo il cinico proverbio: fuor di paradosso è meglio la copertura disinfettata della realtà dolorosa che vi sta sotto. Che la ferita sia ancora viva, che abbia già prodotto la propria cicatrice, in ogni caso il cerotto è il pudico e asettico sipario, la constatazione amichevole che chiude l'incidente. Questo cerotto un tempo aveva fantasiosi nomi alternativi: ■taffetà" e •«sparadrappo», tra, ed è rimasto, un tot minimo e indivisibile di salute, qualcosa che non sj negherebbe a nessuno, alla pari di un Alka Seltzer o di un cachet. Un cerotto copre tutto, si può portarlo sul volto senza quasi subire conseguenze mondane: sotto ci sta un incidente di rasatura - retaggio esclusivamente maschile -, o l'eruzione di un vulcano cutaneo, o qualche altra traccia imbarazzante, su cui non si vogliono domande. Il cerotto finge di essere pelle, rende segreto ciò che soggiace senza autorizzare curiosità, aiuta insomma ogni ipocrisia. I fans di quel cerotto sono pochi e, in compenso, tenacissimi: i bambini. Per loro il cerotto è medaglia prima che rimedio: lo si porta sulla pelle come un trofeo, e il più delle volte non esiste alcuna vera bua sottostante. Sotto il cerotto, niente: per i bambini il cerotto è una cura psicosomatica che non ha alcun bisogno di passare dalla malattia. Questo destino di quantité Stefano Bartezzaghi continua a PAG. 6 prima colonna Vi

Persone citate: Seltzer