Squadra che vince si cambia di Marco Ansaldo
Squadra che vince si cambia Squadra che vince si cambia ARRIGO Sacchi ha un modo davvero speciale di osservare il principio per cui la squadra che vince non si cambia. In effetti non la cambia. Va oltre, la riduce a striscioline. La Nazionale che questa sera affronterà all'Anfield Road la Repubblica Ceca nella seconda partita dei campionati europei è una parente dimezzata della squadra che martedì sconfisse, sempre a Liverpool, la Russia. Escono cinque uomini su undici, si rivoluzionano l'attacco e il centrocampo, rimangono abbarbicati allo scoglio soltanto la difesa e Demetrio Albertini, il chierichetto che officia il Rito della regia azzurra. Una cosa del genere non si era mai vista. 606 14> 771122" 176003 La furia rinnovatrice dell'Arrigo s'è abbattuta persino su Casiraghi, che aveva segnato i due gol della vittoria. Così impara a restare nella cesta. L'Europa guarda stupita, perplessa, talvolta ironica. «Non capisco perché con 22 giocatori disponibili si sia limitato a cambiarne cinque», ha sottolineato Hansi Mùller, oggi telecronista, ieri gloria della Germania e (un po' meno) dell'Inter. Si può sorridere o arrabbiarsi ma questo è l'Arrigo. Se per i filosofi greci l'uomo era la misura di tutte le cose, per lui che si è fatto tra le scuole di Fusignano e di Bellaria l'uomo è soltanto la pedina di un disegno più grande: il suo, dove tutto è sostituibile, conta il gruppo. Quando arrivò al Milan pretendeva che Baresi imitasse Signorini, che aveva avuto al Parma: come se avesse chiesto a Montale di ispirarsi a un poeta conviviale. Anche restò a lungo in sintonia con Berlusconi finché i giocatori di maggiore personalità, come Van Basten, non gli fecero capire che poteva andarsene: tut¬ ti uguali, d'accordo, ma con qualche differenza. In Nazionale Sacchi ha rinunciato di volta in volta a Zenga, a Vialli, a Baggio, ai due cannonieri della stagione che sono Signori e Protti. Non rientravano nel suo schema ideale del calciatore, che è un miscuglio di comportamenti, di qualità, di forma fisica, di sapienza tattica. L'idea del turnover poi lo ha sempre folgorato. In quattro anni e mezzo l'Arrigo ha convocato 89 giocatori, ne ha fatti esordire 51. E se Bearzot vinse il Mondiale immettendo soltanto Oriali e Bergomi rispetto alla formazione originaria, Sacchi punta a conquistare l'Europeo con una squadra che prenderà forma ogni volta. Forse ha ragione, perché distribuendo lo sforzo fra tutti si riduce la fatica, ma sicuramente rischia perché se la Nazionale perderà contro i cechi (improbabile ma non impossibile) molti chiederanno a lui di cambiare: aria. Marco Ansaldo Rivoluzione azzurra, Sacchi lascia in panchina Casiraghi e Zola Vìbo Valentia, la ragazza ha salutato le compagne e s'è uccisa nel bagno
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