Libro bomba al giudice anti-Eta

A Madrid, il magistrato ha perso tre dita. Polemica sui controlli, il premier Aznar: com'è potuto accadere? A Madrid, il magistrato ha perso tre dita. Polemica sui controlli, il premier Aznar: com'è potuto accadere? libro bomba al giudice anti-Eta Ferito nel tribunale più vigilato di Spagna MADRID NOSTRO SERVIZIO In una Madrid da mesi in allarme rosso, con centinaia di poliziotti che controllano quotidianamente tutte le auto posteggiate in doppia fila per evitare l'«autobomba annunciata» dei terroristi baschi, l'Età è riuscita a far esplodere, ieri, un pacchetto-bomba nel tribunale più vigilato di Spagna, la «Audiencia Nacional», l'unico organo giudiziario competente per tutti i processi su terrorismo e narcotraffico. Vittima, uno dei più importanti magistrati antiterrorismo di Spagna: José Antonio Jiménez Alfaro ha perso tre dita della mano destra. Nonostante le gravi ferite, la sua vita non corre pericolo. Erano le 11,15 di ieri mattina alla «Audiencia Nacional», a due passi da plaza Colon e quasi di fronte alla sede nazionale del Partido Popular del premier Aznar. José Antonio Jiménez, 64 anni, presidente di una delle tre sezioni penali che giudicano gli «etarras», stava firmando l'estradizione dei terroristi che finalmente la Francia ha deciso di consegnare alla Spagna. Il pacchetto-bomba, dopo aver passato tutti i controlli di metal-detector, era arrivato sul suo tavolo. «Mentre stavamo deliberando, il giudice Jiménez ha aperto la porta - ha dichiarato un testimone oculare, il giudice Jorge Campos -; in quel momento è scoppiato il pac chetto-bomba. Ho visto il presidente con già due dita della mano amputate. "Mi hanno spappolato la mano", ha urla to». Subito soccorso, il magi strato è stato trasportato all'ospedale Dottor Marahon Qui, dopo un'operazione di tre ore, è stato dichiarato fuori pericolo. Ha gravi ferite al vi so e nelle braccia. La mini-bomba, 100 gram mi di «Goma-2» (un esplosivo molto più potente del tritolo, uno dei due che usa abitual¬ mente l'Età) era all'interno di un libro vuoto, collegato a tre pile che avrebbero dovuto essere rilevate dal metal detector. L'alto magistrato ha avuto comunque l'accortezza di aprire il pacchetto alla rovescia. Così s'è salvato la vita. Lo scoppio del pacchetto bomba ha investito il suo tavolo. E lui è stato colpito solo dall'onda espansiva. Don Jiménez, benché abbia firmato centinaia di condanne per decine di migliaia di anni di carcere contro i terroristi dell'Età, non era affatto un nome conosciuto. Neppure ai media. Ma gli «etarras» (che già fecero fuori uno dei migliori giudici dell'alto tribunale, Carmen Tagle) lo conoscevano bene. E la «beffa» dell'Età, evitabilissima, si è trasformata nel terzo «attacco al cuore dello Stato» in 14 mesi (aprile '95, autobomba contro Aznar; agosto '95: attentato, sventato solo dalla fortuna, contro re Juan Carlos). Il «paquete-bomba» ha messo a nudo un problema di cui nessuno, in Spagna, parla volentieri: i servizi di sicurezza non funzionano. «Nella "Audiencia Nacional", nonostante sia di capitale importanza, non esistono misure antibomba - commentava ieri uno dei giornalisti che "coprono" quotidianamente le notizie dal tribunale -. Di cani antibomba non ne ho mai visti. E, quando ci furono falsi allarmi, la polizia chiamò gli artificieri». La «policia nacional», cui spetta il compito della vigi lanza del tribunale, dopo il flop, accusa il colpo. Il premier Aznar ha espresso, da Bruxelles, tutto il suo sgo mento: «Com'è possibile, e mi faccio la domanda che si pongono tutti gli spagnoli oggi, che sia entrata una bomba nel tribunale più vigilato di Spagna?». Il ministro degli Interni ha ordinato un'inchiesta ufficiale. Gian Antonio Orighi E' l'attacco più grave dopo l'attentato contro il premier e quello (fallito) al re Juan Carlos A fianco, il giudice José Antonio Jiménez Alfaro con la mano insanguinata. A sinistra l'arrivo dell'ambulanza con Baltasar Garzón, il magistrato più noto di Spagna (il primo a sinistra)