Le trame segrete dell'intesa Il «filo rosso» tra il pds e il Cavaliere di Augusto Minzolini

Le trame segrete dell'intesa Le trame segrete dell'intesa II «filo rosso» tra il pds e il Cavaliere I CANDIDATI DEI PARTITI ROMA | 1ALOGO surreale sulla Rai in piazza Montecitorio sotto il sole di giugno. Giuseppe Morello, presidente della Rai, che tra il serio e il faceto lancia un'accusa che lascia non poco perplesso Fulvio Damiani, esponente del partito di Dini: «Bisogna vedere che succederà ora che i partiti rivogliono rimettere le mani sulla Rai...». La frase non farebbe ridere se Morello non fosse stalo per unni capo dei servizi parlamentari della 'Rai in mano ai partiti' e se Damiani non l'osse stato per un ventennio il mezzo-busto di punta delle cronache politiche del Tgl scudocrociato. Ma non c'è da meravigliarsi, perche dalle parti di Saxa Rubra, di via Teulada e di viale Mazzini, appunto, le cose da sempre vanno cosi anche se possono apparire paradossali: ci si difende o si attacca sempre in nome di una santa crociata contro i partiti che «si vogliono riprendere la Rai», ma per rimanere o per essere promossi si chiede aiuto agli stessi famigerati partiti. E' un costume, una filosofia connine a tutti, anche chi come il dimissionario Sodano, fino a ieri responsabile della «fiction», per arrivare e passato attraverso i salotti di Ama Pieroni durante i tempi d'oro di Craxi e adesso che se ne va se la prende con i costumi di mamma Rai: «Siamo al solito film già visto in bianco e nero dei dirigenti che cambiano in massa casacca». Intervenire su questa giungla, su questo C-norme ministero in cui una classe dirigente si perpetua da sempre cambiando «casacca», è già di per se difficile, ma l'intento diventa impossibile se non addirittura una grande «balla» se si pensa di farlo in un mese, come qualcuno (maggioranza e opposizione) racconta. Compito arduo è anche quello che ha in mente D'Alema, cioè dar vita a un accordo che coinvolga tutti e che accontenti Ulivo e Polo. L'idea del segretario pds in teoria non fa una grinza: i presidenti delle Camere secondo la nuova legge dovrebbero nominare il nuovo eda, tre consiglieri alla maggioranza e due all'opposizione, personaggi di chiara fama; all'opposizione potrebbe andare anche la presidenza della Vigilanza; inoltre per decreto si prorogherebbero le concessioni delle reti alla Fininvest fino al 31 dicembre per dare al parlamento il tempo di votare la nuova legge sul sistema tv. Un'ipotesi del genere non dovrebbe a prima vista far storcere la bocca a Berlusconi. Anzi. Semmai dovrebbe spiegare perché ha cambialo idea chi ha sempre cavalcato l'ipotesi di riduire le reti Fininvest. Ma a parte questo discorso, come già avvenuto per le presidenze delle Camere, non basta un accordo tra il segretario del pds e il cavaliere a far marciare le cose. In questa situazione gli interessi sono tanti e tali che è difficile trovarne una sintesi. Non per niente appena l'ipotesi si è affacciata in Parlamento è tornata la confusione. I capigruppo della maggioranza hanno spiegalo che prima di arrivare ad un accordo sul sistema tv l'opposizione dovrebbe dire si alla proposta del governo per smaltire i 93 decreti che giacciono nel cassetto. «E' chiaro - osserva Letta - che la richiesta comincia ad esser troppo alta. Eppoi - visti i tempi - non è detto che questa pregiudiziale non sia un alibi, non nasconda i contrasti che ci sono sull'argomento tv nella maggioranza». Eh sì, perché dopo i discorsi di metodo e le promesse alla fine si arriva anche a parlare di moli e di nomi. Su questi argomenti tutte le forze politiche vogliono dire la loro. E allora cominciano i guai. Ad esempio, D'Alema non fa mistero di volere alla presidenza un grande nome, ma collocato, in un modo o nell'altro, nell'area della sinistra. Ma nel Ppi da questo orecchio non ci sentono: come Nuccio Fava rivendica un direttore del tgl di area cattolica, Mancino, De Mita e gli altri reclamano un cattolico la presidenza Rai per evitare - questa è la motivazione - un'egemonia culturale della sinistra visto che il pds ha già i ministeri della Pubblica Istruzione, della Ricerca Scentifica, dell' Università e dei Beni Culturali. Ecco perché il presidente del Senato vorrebbe mantenere nel eda Rai l'attuale presidente Morello, a cui nessuno potrebbe chiedere di tornare a fare il consigliere. «Quel nome va benissimo - spiega Franco Marini- conosce la Rai e ha ottimi collegamenti con noi». E nel Ppi c'è chi è pronto a giurare che quel «no» pronunciato da Mancino contro l'ipotesi di nominare ex-deputati nel eda Rai, sia un modo per evitare che nel Ppi qualcuno cavalchi altri nomi come quello di Silvia Costa. Quell'uscita, però, potrebbe creare problemi al presidente del Senato visto che tra i candidati di altre forze politiche circolano i nomi di altri ex-deputati: si va da Miriam Mafai (ma i veltroniani non credono che D'Alema pensi davvero a lei) a Chicco Testa e Giuseppe Vacca per il pds; fino a Meocci per i Ccd, Del Noce per Forza Italia e Rositani per An. «Ma adesso - osserva Petruccioli se Mancino nomina uno di questi ci fa davvero un figura del cacchio». Ma non basta. Di questioni del genere se ne potrebbe fare un lungo elenco. Ad esempio, Dini accarezza l'idea di chiedere il direttore generale dell'azienda. «Sarebbe uno sba¬ glio, visto che il direttore adesso non conta niente» avverte, però, Damiani che ammette la propria candidatura per un posto nel eda per Rinnovamento Italiano. Ed ancora: Cossutta e Diliberlo reclamano un consigliere per Rifondazione. ((Anche se si adotta la vecchia legge - spiega il capogruppo dei neo-comunisti - i posti in ballo sono sette: 5 consiglieri, il direttore e il Garante». Infine, lo schema d'accordo di D'Alema, sbatte con chi nell'Ulivo vuole la presidenza della Vigilanza, a cominciare da Paissan, candidato in pectore per quel ruolo fino a qualche giorno fa. «Così - avverte l'interessato - si era deciso». In questa confusione e con tanti interessi in ballo è difficile che un accordo tra D'Alema e Berlusconi regga. Come è difficile che venga fuori un Cda di rilievo. E' più facile che dalla palude Rai esca il solito Cda senza infamia e senza lode, senza accordo e senza opposizione. Augusto Minzolini Petruccioli frena «Non si possono mettere i sigilli alle reti Fininvest a fine agosto» A sinistra Gianni Letta, qui sopra il presidente del Senato, Nicola Mancino

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