Il museo delle menzogne di Pierluigi Battista
ABITARE Le accuse a De Felice del Manifesto, nuova «persecuzione» Il museo delle menzogne PERSECUZIONE, come ha di recente sostenuto Beniamino Placido, forse è termine eccessivo. Però la pessima consuetudine dell'insulto, della falsificazione deliberata, del fraintendimento dettato da furore ideologico, tutto questo è stato certamente il destino di Renzo De Felice. Perché affrontare il «caso De Felice» a più di quindici giorni dalla scomparsa del grande storico del fascismo? Semplicemente perchè sul manifesto di ieri Michelangelo Notarianni ha voluto bacchettare tutti coloro che «apprezzano l'infaticabile frequenza agli archivi dello storico neutro, e revisionista, Renzo De Felice, per il quale Priebke e le sue vittime sono oggetti equivalenti». «Neutro», non si capisce proprio che cosa voglia dire. «Revisionista» è diventata una parolaelastico, sufficientemente vaga per definire qualcosa o qualcuno con un minimo di precisione, ma anche sufficientemente sovraccarica di valenze negative per suscitare la corale riprovazione nei confronti dello storico o della tendenza storiografica più o meno arbitrariamente inclusi nella screditata categoria. Chiunque però abbia letto le opere del biografo di Mussolini con la mente sgombra da pregiudizi non avrà difficoltà a riconoscere nell'affermazione secondo cui De Felice avrebbe sostenuto che «Priebke e le sue vittime sono oggetti equivalenti» l'inconfondibile sentore della mascalzonata (postuma), della pulsione diffamatoria che trasforma il dibattito culturale in un processo da Inquisizione fondato su presunte «prove» interamente inventate per demolire l'avversario. Naturalmente è falso, solo e soltanto falso, che De Felice si sia mai sognato un'equivalenza tra i boia delle Fosse Ardeatine e le vittime della barbarie nazista. E non varrebbe la pena parlarne, se si trattasse soltanto di aggiungere quest'ennesima perla al già stipatissimo museo delle men¬ zogne ad uso politico. Il fatto è, però, che nell'acrobatico saggio di arte denigratoria in cui Notarianni ha voluto esibirsi si deposita il sedimento della pluriennale opera di delegittimazione cui i lavori di De Felice sono stati sottoposti. Come se una menzogna ossessivamente ripetuta (la menzogna del De Felice impegnato nella «riabilitazione» non solo del fascismo ma anche del nazismo) si fosse trasformata con il tempo in una «verità» accettata nel senso comune, assimilata come tale dal «discorso culturale», progressivamente incorporata nelle arbitrarie classifiche che in Italia fissano il tasso di «rispettabilità» intellettuale dei singoli e dei gruppi. Definire tutto questo «persecuzione» forse è un po' eccessivo. Beniamino Placido, che è persona dotata di fantasia e di humour intellettuale, saprà certamente trovare una definizione più pertinente. Pierluigi Battista
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