La «pasionaria» della sanità

La «pasionaria» della sanità t • ■ \- i. * >. :&;:-i»S<!JJ::;:Vi;s^ La «pasionaria» della sanità Alle prese con i tagli del drago-Ciampi ministro contro PROMA OVERA Rosy, che con l'olio sacro dell'Ulivo voleva curare le ferite dei malati, degli umili e dei deboli. Povera Rosy, pasionaria cattolica, corpo a Dio e anima alla de, paladina dei derelitti e dei dimenticati del Sistema sanitario nazionale. «Non temete - li aveva rassicurati tutti - non faremo tagli alla sanità, non toccheremo nulla che vada a pesare sulle famiglie italiane». Come farà la ministra Bindi, adesso che è costretta - tra rincari dei farmaci e aumenti del contributo sanitario per i pensionati che paiono una tassa sui vecchietti - a versarci invece un po' di sale, su quelle ferite? Povera Rosy, lei ci sta provando, a resistere. Ma è dura. E lei è confusa, come ha dimostrato ieri sera, parlando in tv dal Campidoglio: «Dobbiamo imparare a fare i conti con le leggi dell'economia ha detto durante la trasmissione di beneficenza Angeli sotto le stelle -, dobbiamo anche colmare il divario tra le due Italie, che nella sanità è inaccettabile... Agli operatori della sanità dobbiamo dare incentivi, per fargli accrescere la loro professionalità, ma nel settore le risorse sono ormai limitate...». La povera Rosy ha detto tutto e il contrario di tutto. Insomma, è in difficoltà. Perché stavolta la Giovanna d'Arco del Partito Popolare che fu di don Luigi Sturzo non ha di fronte i tanti e odiati uomini «senza palle» che, nel suo lungo e ascetico pellegrinaggio per le vie del Biancofiore, dalla natia Toscana al Veneto sua patria d'elezione, le è capitato di incontrare. Uomini un tempo pure potenti, ma di cui oggi si fa fatica a ricordare persino le facce, oltre che, ovviamente, le idee. Carlo Fracanzani, il «conte rosso» della sinistra democristiana di Venezia, quello che nel bel mezzo del putiferio dell'Enimont, mentre scorrevano sottobanco i miliardi della maxi-tangente, da ministro delle Partecipazioni Statali non sapeva far altro che guaire come un cane alla luna i suoi insulsi e un po' patetici «pacta sunt servanda..». Carlo Bernini, plenipotenziario della Vandea bianca ed erede della proterva legione dorotea capitanata un tempo dall'ineffabile Rumor e dal povero Bisaglia, passato agli onori delle cronache, oltre che per i pasticci combinati da ministro dei Trasporti, per una richiesta di autorizzazione a procedere, manco a dirlo, dopo una storiacela di tangenti. La pasionaria Rosy - approdata nel non ancora inquieto ma già ricco Nord-Est dopo una pugnace milizia nelle Acli toscane e dopo una dolorosa esperienza romana da assistente universitaria di Vittorio Bachelet, ucciso dalle Br - li spazzò via tutti in pochi mesi, con quella sua idea del nuovo partito etico, duro e puro come l'Azione cattolica. Fino a diventare nel '92 segretario della de veneta. Fino a lanciare, da quel suo ufficio padovano di piazza De Gasperi, il famoso anatema contro i corrotti cresciuti in pancia alla Balena Bianca, ai quali lei virilmente si rivolse con una lettera aperta: «Democristiani che avete problemi con la giustizia - scrisse la pasionaria Rosy - vi prego di astenervi dalla vita del partito...». Roba mai vista, nella placida, accidiosa e patriarcale gerarchia democristiana degli Andreotti, dei Forlani, dei De Mita. Abituati tutt'al più a veder sfilare per le passerelle di piazza del Gesù maestrine ottocentesche alla Franca Falcucci, massaie rubiconde alla Tina Anselmi, matrone di provincia alla Maria Eletta Martini, o al massimo bellocce acerbe ed innocue alla Silvia Costa o quarantenni aggressive e macchiettistiche alla Ombretta Fumagalli Carulli. Niente a che vedere con la pasionaria Rosy, simbolo di una femminilità volutamente compressa, nell'etica e nell'estetica. «Perché come diceva di lei Giorgio Lago, allora direttore del Gazzettino di Venezia - Rosy è davvero l'unico de con le palle...». «Ma no - l'apostrofava sbracato il lumbard Umberto Bossi, già a quei tempi esempio fulgido di equilibrio e di nordico aplomb - la Bindi è un travestito...». Chiacchiere, critiche, giudizi anche volgari, nella peggiore tradizione di un certo machismo politico, prodromo del celodurismo leghista. Come quello di un altro de di cui probabilmente non si ricorderanno le gesta, tal Giovanni Alterio, che attribuì i «sacri furori» della Bindi «al fatto che per una vita non ha preso pesce». Ma lei, Rosy, eh queste bassezze non s'è mai curata. Pur confessando ad uno stupefatto Giovanni Miiioli, durante un Mixer del giugno '93, che «si, la verginità per me è un impegno...». E pur confermando, a dimostrazione della sua vocazione di santa invasata del neocattolicesimo post-democristiano, che «ho deciso di restare laica, e credo che il laico sia colui che, come dice il Concilio, realizza il regno di Dio attraverso il mondo». Da allora sono passati tre anni: lei, a 44 anni, non è cambiata, ma ha cambiato un bel po' di mondo che le girava intorno, propiziando insieme al mite Gerardo Bianco la grande diaspora democristiana con l'odiato «filosofo clerico-moderatu» Rocco Buttiglione. Eppure oggi, alla pasionaria Rosy ministra della Sanità del governo Pro-il di, rischiano di non servire più quella durezza mascolina del carattere, quell'integralismo religioso forgiato da un'infanzia spesa tra suore e parroci, fioretti e sacramenti, e da una giovinezza trascorsa nella cattolicissima università «Pro Deo». Perchè stavolta, a sbarrarle la strada in questa sua ennesima crociata, c'è un signore che si chiama Carlo Azeglio Ciampi. Un signore che, con la politica, non ha mai avuto nulla da spartire, che è cresciuto sul modello econometrico della Banca d'Italia e che, di religione, ne conosce quasi solo una: il rigore nella finanza pubblica, la difesa della lira. Un signore che, per sventura della Bindi, fa il ministro del Tesoro, e che dunque in questi giorni la sta pressando, per farle capire una cosa semplice semplice: e cioè che - al di là delle belle e buone promesse che lei, da brava «suora laica» del partito popolare, ha già fatto agli italiani - purtroppo con l'imminente manovrina e con la prossima Legge Finanziaria ci sarà invece da chiedergli qualche sacrificio. Anche sulla sanità, che invece la ministra avrebbe voluto salvare dalla scure dei tagli. Ma niente, la scure di Ciampi sta arrivando dappertutto. E la pasionaria Rosy, già ieri ai Tiggì dell'una, aveva dovuto ammettere che «sì, ci saranno tagli anche nel settore sanitario, ma non arriveranno a 1000 miliardi». Un'ammissione che deve esserle costata parecchio, come testimoniava il suo sguardo più accigliato del solito, sotto quel caschetto di capelli sale e pepe, manco a dirlo da maschietto. Ma non si perde d'animo, la Bindi. I suoi «seguaci» giurano che lei la sua battaglia con l'ala rigorista del governo non l'ha persa, anzi. «Il Tesoro - dicono dal palazzone dell'Eur - aveva chiesto tagli ben piti pesanti, ma Rosy non si piegherà». Insomma la Giovanna D'Arco del centro-sinistra, è pronta a un'altra guerra santa. Perché le storie personali contano, alla fine: e lei, nei suoi cromosomi, ha forse un po' più del vecchio populismo assistenziale alla Donat-Cattin, che non del severo solidarismo del popolare Don Sturzo. Rosy nega. «Da credente - dice invece - penso che esista una grazia di stato, qualcosa che ti accompagnerà nella vita. Secondo me l'olio dell'Ulivo funzionerà...». Si tratta solo di convincerla che, forse, non servirà a salvare il nostro caro, vecchio Welfare State. Massimo Giannini Forgiata nella terra dura del Nord-Est non ha più notabili de da contrastare ma tenta di salvare il «Welfare State» g,ioni di reddito. Su questa cifra non si pagherà alcun contributo. Per i redditi che eccedono il limite di 8,5 milioni si dovrà, invece, pagare un contributo dell'1,5%, detraibile dal'Irpef. «Ciò significa - ha spiegato il ministro - che rattandosi di una fascia pressoché totalmente esente si chiederà ad un pensionato di pagare in un e riusciremo ad applicare la norma che prevede che farmaci uguali debbano avere prezzo uguale» e si procederà quindi ad un riallineamento al prezzo più basso. In merito alla finanziaria per il prossimo anno il ministro Ila Sanità ha escluso misure tali il passaggio all'assistenza atta o il ricorso a nuovi ti- contributo sanitario delper i pensionati porterebbe :remento di circa 240 mi¬ rzvmcmfpsdsalRosy Bindi e (a fianco) Carlo Azeglio ^Ciampi, ministro del Tesoro La «paAlle prese Rosy Bindi e (a fianco) Carlo Azeglio ^Ciampi, ministro del Tesoro

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