Al lavoro su Internet di Lietta Tornabuoni

Al lavoro su Internet PERSONE Al lavoro su Internet ORPRESA su Internet: tra esortazioni entusiaste «Accendiamo mille fiamme nei nostri computer!»), inviti esclamativi («Cliccate qui! Cliccate qui!» e rinvii al circolo Durand de la Penne, risulterebbe vasta e moltiplicata l'attività anche informatica di certi Circoli Sicurezza e Difesa di Alleanza Nazionale. Le comunicazioni, nella Home Page e altrove, informano gli utenti di Internet che questi Circoli, organizzati o in via di costituzione a Roma, Milano, Bologna, Bergamo, Mantova, Carrara, Lecce, Ancona, Verona, sovrintesi dai parlamentari Gasparri e Ramponi, intendono «aprire un dibattito in materia di politica militare», occuparsi di Difesa Nazionale e di ogni argomento a carattere militare, «costituire un sicuro punto di riferimento» per alcuni corpi armati quali la polizia o le diverse polizie private, guardie giurate, istituti di vigilanza, società di security aziendale o industriale. Questi CircohVpare, hanno dato vita a un Osservatorio sulla Criminalità per «il ristabilimento di una ordinata convivenza civile», a disposizione on-line su Internet «di chi voglia impegnarsi per contrastare il fenomeno della delinquenza-che dilaga nel nostro Paese»: si segnala anche il sindacato autonomo di polizia Sap, protagonista nell'iniziativa delle famose «ronde di Milano». Ancora, i Circoli s'interessano di protezione civile e ambiente, chiedevano voti prima delle elezioni, chiedono messaggi EMail, domandano nuove leggi, desiderano che torni a prevalere il senso del dovere «dopo tanti anni d'ideologia utilitaristica basata unicamente sui diritti, sull'egoismo e sull'edonismo». Possono essere faccende velleitarie oppure esercitazioni virtuali, magari giochi o scherzi. Se non è così, vuol dire che ad Alleanza Nazionale si lavora, si lavora. PER AMORE Per la terza volta, in questo inizio d'estate, s'è ripetuta la tragedia degli assassinii di famiglia: il primo giugno, a Tortona, una ragazza di venticinque anni malata di anoressia è stata uccisa con cin^que^colpi di pistola dal padre che poi s'è ammazzato, che secondo i parenti l'ha fatto perché le voleva troppo bene, perché era stanco di vederla patire; l'otto giugno, a Napoli, una donna di sessantaquattro anni malata terminale di tumore è stata uccisa per soffocamento dal marito per risparmiarle altri terribili dolori, «m'aveva detto tante volte di aiutarla a farla finita»; l'undici giugno a Bologna sono state trovate, morte da giorni per avvelenamento da barbiturici, decomposte, distese una accanto all'altra, una madre vedova sessantatreenne e una figlia trentacinquenne malata di anoressia, e chissà quale delle due è stata l'amministratrice di morte. Le sofferenze all'origine di questi assassinii s'intuiscono così strazianti che persino si esita a parlarne. La morte seguita a porre i suoi interrogativi antichi e nuovi: si può soltanto rifletterci, come hanno fatto Filippo Gentiloni e Rossana Rossanda insieme con altri amici a Monte Giove vicino a Fano, ospiti dei Padri Camaldolesi, e la sintesi di quei pensieri sta adesso in un libro importante pubblicato da Pratiche, «La vita breve». Eppure, nonostante ogni mistero, ogni rispetto e commozione per il dolore, l'amore c'entra poco, l'amore non uccide, e questi assassinii appaiono ingiusti, sbagliati: un frutto di alterazioni della mente, un atto inaccettabile di proprietà sulla vita di altri, un arbitrio impossibile esercitato su parenti, una prevaricazione sull'esistenza, un'ipoteca sul futuro (chi può dire che quelle ragazze non sarebbero guarite o migliorate come tante altre anoressiche, mentre adesso sono soltanto morte?): una forma di protezione o annullamento di sé, più che di liberazione altrui. Lietta Tornabuoni on^

Persone citate: Durand, Filippo Gentiloni, Gasparri, Ramponi, Rossana Rossanda