Meno tasse sui depositi

a Bertinotti e commercio la riforma piace, cauta l'industria a Bertinotti e commercio la riforma piace, cauta l'industria Meno tasse sui depositi Visco guarda alle banche ROMA. Meno tasse sul conto in banca già dall'anno prossimo: ormai rientrati i timori della Borsa, la grande riforma fiscale delineata dal ministro Vincenzo Visco comincia a precisarsi in qualche dettaglio. Si era già intuito che l'armonizzazione verso il basso delle aliquote sui redditi da capitale avrebbe comportato un abbassamento dell'imposta sugli interessi bancari. Ieri si è avuta la conferma che c'è l'intenzione di cominciare dal '97. In passato la Banca d'Italia aveva insistito perché quella pesante aliquota del 30% sui conti correnti fosse ridotta, con effetti probabilmente positivi sul costo del denaro. Per ragioni di gettito fiscale molti governi, l'uno dopo l'altro, non ne avevano fatto nulla. Anche la riforma Visco sarà a parità di gettito, sicché occorrerà trovare quei miliardi altrove; per ogni punto in meno di aliquota, il minor incasso per il fisco dovrebbe aggirarsi sui trecento miliardi. Per questo riordino il governo Prodi chiederà al Parlamento un delega collegata alla legge finanziaria '97. In nessun settore dei redditi da capitale dovrebbero esserci inasprimenti; salvo il tentativo di ricondurre a tassazione i relativamente nuovi, sofisticatissimi «prodotti derivati». Non ci sarà un tassazione dei «capital gains» ha ripetuto ieri Visco in tv. In Borsa è rimasto solo un po' di mugugno perché la forma della tassazione cambierà chiamando gli intermediari a fare da «sostituti di imposta»; però, la categoria era stata già consultata dal ministero. Tra i rappresentanti dell'economia, sono grosso modo favorevoli alla riforma Visco i commenti dei lavoratori autonomi. E' invece freddina la Confindustria, per due motivi: 1) non piace l'Ipar, perché si teme che scarichi sulle imprese le inefficienze della spesa sanitaria gestita dalle Regioni; 2) solleva dubbi la tassazione «scandinava», a doppia aliquota, del reddito di impresa, da realizzare più in là nel tempo. Naturalmente, dice il presidente della Confindustria Giorgio Fossa, «ci sono anche dei punti positivi, come la semplificazione». E' prudentemente positivo il giudizio dei sindacati confederali, Cgil Cisl e Uil. Come un po' tutti, lo sfidano a realizzare davvero quello che ha promesso. «Se Visco riesce a mandare al macero qualche quintale di leggi, leggine e circolari inutili - esclama il segretario della Uil Pietro Larizza - passerà alla storia come il suo predecessore Ezio Vanoni». Il de¬ centramento fiscale comincia a convincere i diretti interessati, cioè gli enti locali; l'Unione delle province dichiara pieno accordo con il ministro Visco. Naturalmente la polemica politica non manca. Il responsabile economico di Forza Italia, Antonio Marzano, accusa Visco di mantenere «criteri ormai superati» nel voler ricondurre a tassazione tutti i redditi finanziari. All'estrema sinistra Bertinotti è soddisfatto, pur se riconosce che la sua richieste di tassare di più i titoli di Stato è stata respinta. A parte, si precisano i contorni dei provvedimenti fiscali immediati che Visco inserirà nella «manovra correttiva». Potrebbe esserci anche un punto in contraddizione con i propositi di riforma: un lieve aumento dell'imposta di registro, elencata tra quelle «ottocentesche e da abolire». I due capitoli principali saranno, è confermato, la riscossione accelerata dei tributi in sospeso (in parte imposta di successione, in parte Iva) e un serie di norme contro l'elusione. Oltre ai benefici non in denaro concessi dalle aziende ai dipendenti, si colpirà il falso indebitamento realizzato con i prestiti della società ai soci. [s.1.1 Fausto Bertinotti

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