«Bosnia, piano segreto»

«Bosnia/ piano segreto» «Bosnia/ piano segreto» Solana: la Nato pensa al futuro IL SEGRETARIO DELL'ALLEANZA BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Dalla riunione di Berlino la Nato esce più forte, più europea, e più determinata ad accogliere nuovi Paesi. Lo dice Javier Solana, primo spagnolo a sedersi sulla poltrona di Segretario generale dell'Alleanza, reduce da una visita a Roma. Lunedi a Berlino i ministri degli Esteri dei 16 Paesi Nato hanno deciso di creare nell'Alleanza una «identità di difesa europea». Un segno del mondo che cambia? «La riunione è stata un grande successo. Innanzitutto per il simbolismo che comporta essersi riuniti per la prima volta nella città, riunita in una Germania unita. Poi per l'importanza degli accordi raggiunti: la ristrutturazione interna, che ci permetterà di realizzare in modo efficace le nuove missioni, e la creazione di un'identità europea di sicurezza e difesa in seno all'Alleanza, con la possibilità che gli europei dirigano militarmente e politicamente operazioni di mantenimento della pace, anche con strutture della Nato. E' un passo di grandissima importanza, e da questo punto di vista Berlino è stata una riunione storica». Gli americani non hanno però accettato un vicecomandante supremo europeo, che avrebbe dovuto guidare le operazioni senza gli Stati Uniti. «Non è che non lo hanno accettato: nessuno lo ha proposto». Ma come, lo hanno chiesto francesi e britannici. «No, la proposta su cui si sono accordati i Paesi membri dell'Unione europea è di iniziare il processo di identificazione delle procedure di comando, del personale e delle strutture a disposizione delle eventuali operazioni europee. Ma la proposta di un vicecomandante supremo non è mai stata messa sul tavolo». La nascita dell'identità europea aiuterà Francia e Spagna ad entrare nel dispositivo militare integrato dell'Alleanza? «Si deve passare per una modifica, un adattamento delle strutture militari. Ma io, certo, desidero che Francia e Spagna si integrino pienamente nell'Alleanza». E' vero che a Berlino il ministro degli Esteri russo Evghenij Primakov ha molto ammorbidito l'opposizione all'allargamento della Nato verso Est? «Gli incontri che abbiamo avuto con Primakov sono stati molto cordiali, amichevoli e franchi. La posizione di fondo della Federazione russa non è cambiata. Ma è vero che ora c'è chiarissimamente un clima costruttivo, positivo. L'apertura dell'Alleanza a nuovi Paesi va realizzata tenendo conto del fatto che non si può isolare la Russia, che non vogliamo creare nuove linee di divisione, e che dobbiamo ottenere con la Russia relazioni profonde, speciali, che possono arrivare fino ad una Carta comune». Si dice che i primi Paesi dell'Est a entrare nell'Alleanza saranno Polonia, Cechia, Ungheria e, forse, Slovenia. «Non è stato ancora deciso. Stiamo portando avanti, con tutti i Paesi che lo hanno chiesto, un "dialogo individuale", e a fine anno, alla ministeriale che si terrà in inverno a Bruxelles, analizzeremo la situazione e decideremo come continuare. Non mi azzardo però ad anticipare le decisioni che verranno pre¬ se». In Bosnia la Nato sta conducendo per la prima volta una grande operazione militare, ma il mandato scade alla fine dell'anno. Cosa accadrà dopo? «L'operazione in Bosnia sta andando molto bene, dal punto di vista militare. Le ricordo che si tratta della più grande coalizione mai formatasi attorno alla Nato: oltre ai 16 Stati membri dell'Alleanza vi partecipano altri 17 Paesi. L'operazione si svolge dietro mandato del Consiglio di sicurezza dell'Orni, ed è concepita per durare un anno. Noi crediamo che saremo capaci di generare...di dare un'opportunità di sicurezza globale in tutto il territorio, in modo che l'aspetto politico e quello della ricostruzione possano essere messi in atto. In ogni caso a Berlino abbiamo deciso di: 1) mantenere il livello di forza attuale fino a settembre, quando si terranno le elezioni; 2) mantenerlo anche fino all'ultimo giorno della missione, a metà dicembre. Noi garanti- remo la libertà di movimento, perché le elezioni si possano svolgere in un clima di sicurezza in tutta la repubblica. Quel che accadrà dopo non glielo posso dire. In linea di principio pensiamo che la missione durerà un anno, ma dopo le elezioni, verso fine anno, faremo sempre a tempo a decidere altrimenti». C'è però il timore che una volta partite le truppe Nato, la guerra riesploda. «Le posso dire che la nostra missione è stata di separare i belligeranti, e senza dubbio continueremo a farlo. Io spero che le elezioni possano svolgersi, e che quando la missione sarà terminata, il clima sia cambiato e il processo di ricostruzione continui. Tutto ciò per me renderà impossibile il ritorno alla guerra». Ammettiamo che gli americani vadano via a fine anno, come dicono di voler fare. Gli europei potrebbero mantenere truppe in Bosnia, magari grazie alla nuova identità di difesa europea? «La missione in Bosnia è iniziata con un insieme di Paesi uniti, e la cosa normale è che venga portata a termine assieme». Quando la Spagna decise di aderire alla Nato lei, socialista, assunse posizioni antiatlantiche. E' appena stato a Roma, su invito del ministro dell'Interno Giorgio Napolitano. La sinistra cambia quando entra nelle stanze dei bottoni? «Io non sono mai stato anti-atlantico. Ero contrario ad una decisione del governo spagnolo, sbagliata nei termini. In ogni caso, sono amico di Napolitano da anni, ho parlato per ore con lui di sicurezza europea, e le posso dire che siamo entrambi convinti dell'importanza del vincolo trans-atlantico, senza il quale non avremmo le garanzie di sicurezza di cui godiamo oggi, e che ci hanno dato il più lungo periodo di pace della storia d'Europa». Fabio Squillante

Persone citate: Evghenij Primakov, Fabio Squillante, Giorgio Napolitano, Javier Solana, Napolitano, Primakov, Solana