L'inchiesta Fiat resta a Torino di Francesco Paolo Mattioli
I giudici I giudici L'inchiesta Fiat resta a Torino TORINO. Il procedimento sui bilanci Fiat non verrà trasferito a Roma. Il presidente aggiunto dei gip Francesco Saluzzona respinto la richiesta dei difensori di Cesare Romiti e di Francesco Paolo Mattioli di accorpare l'inchiesta torinese con quelle riaperta nella capitale sul caso Intermetro. L'avvocato Chiusano e i suoi colleghi avevano sottolineato che a Roma, oltre al falso in bilancio, si contesta un reato più grave - quello di corruzione - al presidente Fiat e, in base al codice, la competenza dell'esercizio dell'azione penale sarebbe stata assorbita da quella procura. La decisione di Saluzzo si è ancorata a una recente sentenza della Cassazione che subordina la riunione fra indagini sulla stessa materia processuale al principio che i procedimenti siano realmente unificabili. In questo caso - ha stabilito il gip - sorgerebbero problemi procedurali insormontabili: a Torino l'inchiesta si è conclusa e si è nella fase dell'udienza preliminare, mentre a Roma deve ripartire da capo e non si può prevedere quale sviluppo possa avere. «Non c'è alcun timore di restare a Torino con il processo. ha commentato l'avvocato Chiusano -. L'eccezione era solo di carattere tecnico». Dopodiché, nel corso della stessa udienza, ieri pomeriggio - Chiusano e colleghi hanno presentato una nuova istanza e chiesto che il gip disponga, con un incidente probatorio, una perizia d'ufficio sui bilanci Fiat che rientrano nel capo di imputazione (dal 1989 al 1992) e sull'organizzazione Fiat. I pm SandreUi e Avenati Bassi e la parte civile (l'avvocato Lamacchia si è detto soddisfatto che il processo rimanga «al giudice naturale») replicheranno nella prossima udienza, il 19 giugno, [al. ga.]
Persone citate: Avenati Bassi, Cesare Romiti, Chiusano, Lamacchia
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